tag:blogger.com,1999:blog-42306425979984717672024-03-05T10:00:43.102+01:00Salvatore Lo LeggioPolitica,storia,letteratura e varia umanità. Pezzi vecchi e nuovi d'ogni provenienza. Ogni lunedì una poesia. Borghesi e reazionari, pretonzoli e codini, reggicode e reggisacchi, ruffiani e pecoroni, tremate!Unknownnoreply@blogger.comBlogger11369125tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-51520744377756146402019-09-08T11:21:00.003+02:002019-09-08T11:21:42.603+02:00Quando la scienza batte i proverbi. Non sempre l’occasione fa l’uomo ladro (Gianluca Mercuri)<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3IRGy4aMkvGNj3rICdf0ftQ74NE1yXysesj8KSqFCjlsDd0XRpPEB96_sCb40hf8emZuam_7pzgL5UwBEfrgJ6ncMnpzenqrmr5H6bRF3f9_BT5G_rQw45h0QyCZushV6noYjf73tZF-a/s1600/conh+alain+universty+chicago.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="330" data-original-width="588" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3IRGy4aMkvGNj3rICdf0ftQ74NE1yXysesj8KSqFCjlsDd0XRpPEB96_sCb40hf8emZuam_7pzgL5UwBEfrgJ6ncMnpzenqrmr5H6bRF3f9_BT5G_rQw45h0QyCZushV6noYjf73tZF-a/s1600/conh+alain+universty+chicago.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><b>Alain Cohn, Università del Michigan, Chicago</b></i></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Uno dei motivi per cui
frasi fatte e proverbi andrebbero evitati in un testo di qualità è
che, oltre a denotare pigrizia intellettuale e scarsa facondia,
esprimono spesso autentiche boiate. Prendete per esempio <i>l’occasione
fa l’uomo ladro</i>, manifesto del cinismo italico e della
rassegnazione al pessimismo e alla diffidenza. Per fortuna c’è la
scienza, quel mix portentoso di pazienza, esperienza e competenza che
porta a rovesciare i cliché più radicati. Anche nella scienza
stessa, a seconda dei diversi approcci. Quello razionalista, per
esempio, sposa di fatto la presunta saggezza popolare nel ritenere
che interessi materiali e calcoli personali prevalgano
necessariamente su considerazioni di natura collettiva. L’approccio
comportamentista, invece, rifugge dalle teorie prefabbricate e valuta
la condotta individuale come unica unità di analisi accettabile.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">È comportamentista, non
a caso, l’artefice di un clamoroso studio pubblicato da “Science”
e ripreso dalla Bbc, l’economista Alain Cohn dell’Università del
Michigan. Lui e il suo staff hanno condotto per tre anni — dal 2013
al 2016 — uno studio gigantesco, che ha coinvolto 355 città di 40
Paesi e, soprattutto, 17 mila portafogli. I partecipanti alla ricerca
li smarrivano apposta, lasciandovi all’interno i bigliettini dei
presunti proprietari, partecipanti a loro volta. Ebbene: in 38 Paesi
su 40 — cioè tutti tranne Perù e Messico — la probabilità che
i portafogli venissero restituiti si è rivelata maggiore quando
contenevano denaro. Non solo: più soldi c’erano, più aumentava il
tasso di restituzione. L’onestà e l’altruismo sono le ragioni
primarie: anche portafogli contenenti chiavi, per esempio, venivano
restituiti spesso. Ma la spiegazione psicologica più profonda la dà
Lukas Zünd, economista dell’università di Zurigo e co-autore
dello studio: «È facile non sentirsi disonesti quando ci si tiene
un portafogli senza soldi perché non si guadagna niente. Ma diventa
più difficile se si tratta di soldi». Il costo psicologico del
sentirsi ladri, insomma, è spesso più forte del vantaggio
materiale. Lo aveva già scritto un altro economista
comportamentista, Dan Ariely, nel libro <i>The (Honest) Truth About
Dishonesty</i>: «Noi esseri umani siamo pronti a rubare qualcosa che
non abbia un esplicito valore monetario. Ma ci tratteniamo dal rubare
direttamente soldi in una misura che renderebbe orgoglioso il più
pio insegnante di catechismo».
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Rassegna Stampa del Corriere della sera, 26
luglio 2019</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-91471872699044497092019-09-08T10:48:00.001+02:002019-09-08T10:49:30.940+02:00Gennaio 1967. Luigi Tenco e Mike Bongiorno al Festival di Sanremo (Enrico Deaglio)<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEho9TDGG854oE7ktb55GaoZQakLBca9q-tn7SOHiydxgrZXmikjsXnDIDF2dkuIpej7oKPjzXVz-v_WTOUCxnVXcyEKpzZZs1j14mk-ReX0Vga4hxbU4kno7CW4zieaYAYxgAisRHL5EM_n/s1600/luigi-tenco-569130.660x368.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="239" data-original-width="589" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEho9TDGG854oE7ktb55GaoZQakLBca9q-tn7SOHiydxgrZXmikjsXnDIDF2dkuIpej7oKPjzXVz-v_WTOUCxnVXcyEKpzZZs1j14mk-ReX0Vga4hxbU4kno7CW4zieaYAYxgAisRHL5EM_n/s1600/luigi-tenco-569130.660x368.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Luigi Tenco con Dalida</i></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Dalida entra nella stanza
219 nella dépendance dell’Hotel Savoy di Sanremo in piena notte.
Trova il cadavere di Luigi Tenco con il cranio attraversato da un
proiettile, da tempia a tempia. Qualche ora prima, al salone delle
feste del casinò, Tenco ha cantato una versione lenta, quasi fuori
tempo, di </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><b>Ciao amore ciao</b></span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">, il brano che ha portato al 17°
Festival della canzone italiana, proprio in coppia con Dalida. È
apparso stravolto, come assente, e alterato da qualche sostanza.
“Questa è l’ultima volta,” ha detto a Mike Bongiorno che lo ha
presentato sul palco.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Nemmeno l’esibizione di
Dalida, con un arrangiamento più ritmato, è riuscita a fare
arrivare la canzone in finale. <i>Ciao amore ciao</i> si piazza solo
dodicesima su 16 brani in gara, viene eliminata e la commissione
speciale che avrebbe potuto ripescarla le preferisce <i>La
rivoluzione</i> di Gianni Pettenati e Gene Pitney. Dopo il verdetto
Tenco si sfoga con rabbia, si addormenta dietro le quinte su un
tavolo da biliardo, parla in macchina con Dalida, diserta la cena
organizzata dalla casa discografica al ristorante Il Nostromo e torna
solo in albergo.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Nessuno dirà di aver
sentito lo sparo, né Lucio Dalla, né Tony del Monaco, né altri
vicini di stanza. Accanto al suo corpo viene ritrovato un biglietto
scarabocchiato di suo pugno: “Io ho voluto bene al pubblico
italiano e gli ho dedicato inutilmente 5 anni della mia vita. Faccio
questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto
di protesta contro un pubblico che manda <i>Io tu e le rose</i> in
finale e una commissione che seleziona <i>La rivoluzione</i>. Spero
che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi".</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Tenco avrebbe compiuto 29
anni il 21 marzo. Era l’autore di brani come <i>Mi sono innamorato
di te (perché non avevo niente da lare)</i>, <i>Un giorno dopo
l’altro</i> e <i>Lontano, lontano</i> che hanno contribuito all
immagine di uomo irrequieto, un po’ esistenzialista e misterioso.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Aveva scoperto da adulto
che quello che credeva suo padre non era suo padre. Si era dedicato
alla musica tra Milano e Genova nel mezzo di una vita sentimentale
ricca e tormentata, con Dalida e altre. Era un uomo impegnato,
iscritto al Partito socialista prima, simpatizzante comunista poi.
Amava il gioco d’azzardo e le armi, possedeva un fucile e tre
pistole. Una, la Walter Ppk che portava con sé per difesa personale,
è stata ritrovata nella camera dell Hotel Savoy.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Ma le indagini sulla
scena del delitto partono tardi e male. Il commissario capo di
Sanremo, Arrigo Molinari (tessera P2 numero 767, si scoprirà), fa
rimuovere frettolosamente il cadavere che viene trasportato
all’obitorio del cimitero. Solo dopo il corpo verrà riposizionato
nella stanza d'albergo per i rilievi, in una scena ormai contaminata
senza rimedio. Il referto di polizia parla di evidente suicidio.
L’autopsia, a quanto pare, non serve.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Sul Festival cala una
cappa di incredulità e sgomento ma non dura molto. Scrive Natalia
Aspesi, inviata de “Il Giorno”:</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<b><i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></i></b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<b><i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nessuno
o meglio quasi nessuno del baraccone, si è lasciato coinvolgere al
di la della faccia di circostanza, nel tremito di un solo momento di
autocritiche e verità. [...] In questi giorni nessuno gli aveva
dimostrato particolare affetto: era un ragazzo scontroso, antipatico
a molti, cosi tanti lo evitavano, i colleghi si sentivano a disagio
con lui. Dopo tutti hanno pianto, si sono disperati, hanno gridato al
suo valore, alla sua intelligenza, alla sua incomunicabilità, hanno
parlato del loro affetto per lui. Ma l’autentico sgomento, che
anche solo per poco ha soffocato tutti, era più che per la sua fine,
per il riflesso del suo gesto: in questo gesto ognuno si è
specchiato e ha avuto paura per sé. [...] Nel pomeriggio mentre le
spoglie di Luigi Tenco viaggiano verso Recco, il parrucchiere Cele
Vergottini lavora senza tregua: stira i capelli a Dionne Warwick,
pettina la povera Caterina Caselli, dà un colpo di spazzola a un
numero imprecisato di signore. Il capellone Antoine prosegue le prove
e anche i Los Drasus con la loro divisa d’oro riprovano il pezzo.
Senza rendersene conto la gente canticchia, lascia che il corpo si
muova a tempo di shake. Le canzoni moderne sono davvero
irresistibili.</span></i></b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Il carrozzone del
Festival quindi non si ferma, la Rai sceglie l'understatement. </span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjc_rcKWzVo20A3Rp2gobsVIVDybz6L79R1KeUWJ-rtaJt1vujnwJVAZpTbhEv62znLO0F0MsdkmAiJ9_M8zyV9ZmRmqmoPMGEOO8y7ohdcVZoKvSs3TEm4oKFCGpPmhh917yHzE55TXn0R/s1600/sanremo+67.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="270" data-original-width="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjc_rcKWzVo20A3Rp2gobsVIVDybz6L79R1KeUWJ-rtaJt1vujnwJVAZpTbhEv62znLO0F0MsdkmAiJ9_M8zyV9ZmRmqmoPMGEOO8y7ohdcVZoKvSs3TEm4oKFCGpPmhh917yHzE55TXn0R/s1600/sanremo+67.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Sanremo 1967. La proclamazione dei vincitori</i></td></tr>
</tbody></table>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Mike
Bongiorno sale sul palco e guarda in camera; “Signore e signori
buonasera, diamo inizio alla seconda serata con una nota di mestizia
per il triste evento che ha colpito un valoroso rappresentante del
mondo della canzone. Anche questa sera per presentare le canzoni è
con me Renata Mauro. Allora, Renata, chi è il primo cantante di
questa serata?”.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">La terza serata culmina
con la proclamazione dei vincitori. Sono Claudio Villa e Iva Zanicchi
con <i>Non pensare a me.</i></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;"><i>Patria 1967 – 1977</i><span style="font-style: normal;">,
Feltrinelli 2017</span></span></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-28937301289260192602019-09-08T09:55:00.003+02:002019-09-08T09:55:43.626+02:00Il ruolo degli intellettuali. Tabucchi insegna: chi studia si impegni per il bene comune (Salvatore Settis)<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Il testo che segue, di
Salvatore Settis, prestigioso archeologo e storico dell'Arte in prima
linea nella difesa del patrimonio artistico e culturale italiano, è
la prefazione al libro di Antonio Tabucchi <i>Gli Zingari e il
Rinascimento. Vivere da Rom a Firenze</i><span style="font-style: normal;">
pubblicato per la prima volta nel </span>1999 e ristampato qualche
mese fa (2019) dalle Edizioni Piagge di Firenze. Parla solo
marginalmente dello scritto di Tabucchi e piuttosto si sofferma sulla
sua figura intellettuale, che gli appare tuttora un esempio da
seguire. (S.L.L.)</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjkvA1HWT2AlNClZUN0JedrM9EDlo6MBvkXxXU_VcGQdRIagoGm32nhGz4YkHfwWp26y3jFT2LnzzAA8WpOcp2n-VvxAiY6ZPpbYVKFOUjdxkFUkM21OmTfpapCleVckJDWeAEPndeZdkx/s1600/tabucchi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="751" data-original-width="355" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjkvA1HWT2AlNClZUN0JedrM9EDlo6MBvkXxXU_VcGQdRIagoGm32nhGz4YkHfwWp26y3jFT2LnzzAA8WpOcp2n-VvxAiY6ZPpbYVKFOUjdxkFUkM21OmTfpapCleVckJDWeAEPndeZdkx/s400/tabucchi.jpg" width="189" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Nessuno dubiterà che il
tema dell’impegno degli intellettuali nella vita civile del nostro
Paese fu tra quelli più cari ad Antonio Tabucchi, come è
documentato nei numerosi articoli che pubblicò, mentre intanto
s’impegnava lui stesso, anche con estrema decisione e durezza, in
battaglie civili su temi difficili e controversi.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Della forza d’impatto
di Antonio è esempio significativo il breve scritto che qui si
ripubblica, G<i>li Zingari e il Rinascimento. Vivere da Rom a Firenze
</i>(1999), dove egli condanna senza appello la suprema volgarità di
certa industria culturale fiorentina, che facendo leva sul
Rinascimento ne frantuma e commercializza gli ideali, ignorando
intanto il messaggio centrale di ogni umanesimo, l’integrale
rispetto per l’uomo. I Rom ai confini della città, i meccanismi di
rigetto, lo strisciante disprezzo, l’abitudine a chiudere gli occhi
rimuovendo dall’orizzonte i poveri e i diseredati: abitudini e
pratiche che suscitavano in Antonio uno sdegno senza confini. Questa
sua “mossa”, da grande intellettuale, di obbligarci a pensare al
Rinascimento guardando un campo Rom, e viceversa, ricorda il gesto
altrettanto radicale di un grande storico della cultura, Aby Warburg,
che sul finire del secolo XIX provò a intendere il Rinascimento
fiorentino attraverso la danza del serpente e le ceramiche decorate
dagli Indiani Hopi dell’Arizona. Una tale radicalità lascia solo
due alternative: voltare vilmente le spalle, o fermarsi a pensare.
Può permettersi di essere così radicale chi non abbia solo
ricchezza culturale, ma (qualità molto più importante) libertà
interiore. Come Tabucchi.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Ricordo di aver parlato
con lui, in particolare, dell’eclisse dell’intellettuale
impegnato in Italia. Gli “intellettuali impegnati” abbondarono a
lungo da noi, quando poteva darsi per scontato che i problemi della
società dovessero trovare nei partiti (soprattutto di sinistra) una
camera di decantazione, una “macchina per l’interpretazione” in
cui tutto venisse analizzato dagli intellettuali di mestiere. In quei
decenni non c’era lista elettorale che non si cercasse di
arricchire di un qualche nome più o meno in vista, intellettuali
«prestati alla politica», si diceva, che spesso accettavano
l’elezione come «indipendenti di sinistra», e scalpitavano a ogni
richiamo alla disciplina di partito. Da anni non è più così. Oggi,
con poche eccezioni, gli intellettuali si impegnano qualche volta su
temi etici (per esempio l’eutanasia), molto meno sul terreno della
politica, diventato insidiosissimo. I partiti non li cercano, in
Parlamento non ce n’è quasi più, e nessuno lo trova strano.
Perché una mutazione tanto profonda, in soli vent’anni?</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Per citare solo una delle
ragioni di questa trasformazione, vorrei qui evocare il tramonto
della cultura del bene comune, un tema che ha in Italia una storia
lunghissima. Partendo dal <i>bonum commune</i> di tanti statuti delle
città medievali e dalla <i>publica utilitas</i> spesso richiamata
dai giuristi, dai filosofi e dai teologi, si puntò per secoli a
tramandare di generazione in generazione un sistema di valori civili,
un costume diffuso che valesse più di ogni costrizione mediante le
norme, insegnando a riconoscere la priorità del bene comune,
subordinando ad esso ogni interesse del singolo, quando col bene
comune sia in contrasto.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Ma l’idea di bene
comune, con la sua dimensione al tempo stesso etica e politica,
comporta un forte senso di responsabilità intergenerazionale.
Comporta la piena consapevolezza che bisogna lavorare oggi per le
generazioni future. È qui che l’“intellettuale impegnato”
dovrebbe far sentire la propria voce, mostrando, come Antonio
Tabucchi ha saputo fare senza sconti per nessuno, la necessità e i
vantaggi di uno sguardo lungimirante. Il suo impegno ci dà l’esempio
di una singolare eloquenza, quella dell’intellettuale che adopera
come un’arma la lingua letteraria e la conoscenza storica. Antonio
non è mai caduto, come tanti intellettuali, nella tentazione di
reagire alle difficoltà del presente chiudendosi in un dignitoso
silenzio. Non ha taciuto, credo di poter dire, perché temeva che
anche il silenzio può rivelare complicità inconfessabili. Non ha
mai cercato di entrare in nessuna “stanza dei bottoni”, perché
gli fu estranea ogni ambizione di potere: gli bastava il potere della
scrittura, la forza della libertà di parola, la dignità del
cittadino.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Se mai c’è un futuro
in Italia per la figura ormai antica dell’intellettuale impegnato,
è sulla linea indicata nei fatti da Antonio che dobbiamo cercarlo.
Perché la generale eclissi dell’intellettuale impegnato, anzi la
sua lenta estinzione, può esser forse capovolta in vantaggio. Questa
eclissi toglie status, ma anche arroganza, a un gruppo sociale che in
Italia fu anche troppo avvezzo a guardare gli altri dall’alto in
basso: ciò che Antonio non ha fatto mai. La sfortuna degli
intellettuali nell’Italia di oggi ha questo di positivo, che li
restituisce a quello che sono (o siamo): cittadini fra i cittadini.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Questa è dunque la
domanda, a cui nelle pagine di Antonio possiamo cercare una risposta
forte e vibrante: è possibile l’impegno civile di un cittadino che
(anziché ad altri lavori) si dedichi alla ricerca o alla
letteratura? O diremo che ogni intellettuale deve limitarsi alla
propria specializzazione, lasciando i temi di attualità ai politici
di mestiere?</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">La risposta a questa
domanda che la vita di Antonio, e non solo la sua scrittura, ci
suggerisce, è molto semplice: bisogna rivendicare, ed esercitare
pienamente, il diritto di parola non dell’intellettuale, bensì del
cittadino; o meglio, dell’intellettuale in quanto cittadino. Perché
«politica» è o dovrebbe essere, per la stessa genealogia della
parola, il libero discorso fra cittadini, che abbia per tema gli
interessi e il futuro della comunità, della polis.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Nel degrado dei valori e
dei comportamenti che appesta il tempo presente, è sempre più
urgente che i cittadini si impegnino in una riflessione alta, non
macchiata da personali interessi e meditata, sui grandi temi civili
del nostro tempo, e li affrontino armati di conoscenze professionali,
ma anche animati da un forte senso del bene comune, cuore della
nostra Costituzione.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Di fronte alla crisi
della politica, oggi anche troppo evidente, è dunque ai cittadini
che deve tornare la parola d’iniziativa. Questa è (credo) la
grande e precoce lezione di Antonio Tabucchi nei suoi scritti e nelle
sue battaglie civili: un intellettuale che non si è mai proposto
come un cittadino “speciale”, più savio e più autorevole degli
altri. Che, al contrario, ha saputo vigorosamente parlare da
cittadino ai cittadini, utilizzando con umiltà e con rigore il suo
acume nel giudicare il mondo, le sue straordinarie abilità nel
raccontarlo.</span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br /></span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Il Sole 24 Ore, 18 agosto 2019</span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-15054409111800143782019-09-07T20:57:00.000+02:002019-09-07T23:11:49.263+02:00La libreria nera. Una poesiola ancora da limare (S.L.L.) <br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhm8mCGxRy0Vlq7OOoJGX7upqvReECd0Mc0WhSbpQ-7tTEZ88L_c0uhubdJ3OUc4Rhn9F-B2ejerNYFgxCOY8MtwCAulVAI2wBfhGf7SbZ5sVknx7Cs5lR6dOaAbZIf1Jn_FuYH1-cty0QP/s1600/libreria+1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1286" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhm8mCGxRy0Vlq7OOoJGX7upqvReECd0Mc0WhSbpQ-7tTEZ88L_c0uhubdJ3OUc4Rhn9F-B2ejerNYFgxCOY8MtwCAulVAI2wBfhGf7SbZ5sVknx7Cs5lR6dOaAbZIf1Jn_FuYH1-cty0QP/s400/libreria+1.jpg" width="321" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Quando – son passati ormai vent'anni
-</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">decisi di far base al mio paese</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">per assistere il babbo smemorato</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">ravvivando coi miei dei suoi ricordi</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">i pochi ravvivabili,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">alcuni dei più antichi,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">io feci trasportare in un pancale</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">un migliaio di libri, gli assi e i
giunti
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">per montare una nera libreria
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">nella mia camera, una matrimoniale
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">con il mobilio dei nonni miei materni,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Vittorio e Carmelina.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Tra nuovi acquisti e altri
trasferimenti</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">dalla piccola casa perugina,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">sempre soggetta agli straripamenti
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">librari, i tomi sono diventati</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">- adesso faccio compagnia alla mamma -
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">almeno mille e cinquecento, senza</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">contare quelli che c'erano già.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Più di un migliaio ora ne ho
concentrato
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">nella nera spartana libreria
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">che mi vendette, prima</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">di dedicarsi in esclusiva ai vini,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">un Adanti a Bevagna</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">e non c'è bisogno di spaccare</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">in quattro ogni capello per concludere</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">che son troppe le assenze.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Io stesso che ho curato</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">la selezione, a volte sento che
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">manca l'essenzïale.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">E tuttavia subito te ne accorgi,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">senza passare alle seconde file:</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">c'è materia per riempire una vita,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">forse due, forse più, con la lettura.</span></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-60584037229600567892019-09-07T06:46:00.001+02:002019-09-07T06:46:34.869+02:001919-2019. D'Annunzio A Fiume. L’eroe disoccupato a caccia di emozioni (Emilio Gentile)<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9LxcBUW_xKkLyqUvdMnMQOuO2dxeltiIpSNdU1dod9dw-lUh0OmXfGfFwULJmHlLaLj7Z4m9NEaPIlKAKbm6hAh67Wt_iPxjYfQaPVwjdA38K6KHu6UMxzG3drVKpERS0dGJEEr20qjoL/s1600/Foto_Fiume.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="335" data-original-width="587" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9LxcBUW_xKkLyqUvdMnMQOuO2dxeltiIpSNdU1dod9dw-lUh0OmXfGfFwULJmHlLaLj7Z4m9NEaPIlKAKbm6hAh67Wt_iPxjYfQaPVwjdA38K6KHu6UMxzG3drVKpERS0dGJEEr20qjoL/s1600/Foto_Fiume.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>1919 - Il poeta tra i legionari "fiumani"</i></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Non fu un anno
rivoluzionario, il 1919, anche se per dodici mesi, si parlò molto di
rivoluzione nel continente che era stato l’epicentro della Grande
Guerra. La guerra stessa fu esaltata (o deprecata) come rivoluzione,
perché aveva sconquassato un assetto politico internazionale,
provocando la nascita di nuovi Stati repubblicani sulle macerie di
secolari imperi autocratici. Movimenti e partiti fautori di
rivoluzioni comuniste, nazionaliste, internazionaliste,
indipendentiste pullularono ovunque in Europa nel 1919. Nonostante
ciò, non fu un anno rivoluzionario, se per rivoluzione s’intende
la conquista del potere da parte di una nuova classe politica,
l’abbattimento di un regime esistente, l’istituzione di un regime
nuovo o di un nuovo Stato. Rivoluzionario era stato il 1917, con le
due rivoluzioni in Russia, nel febbraio e nell’ottobre, che avevano
abbattuto il regime esistente e creato un regime nuovo. Ci furono
tentativi rivoluzionari anche nel 1919, due in Germania, uno in
Ungheria, tutti ispirati alla rivoluzione bolscevica, ma furono
stroncati dopo poche settimane dalla repressione armata di forze
antibolsceviche. Da allora, non ci fu altra rivoluzione comunista in
Europa.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Se non fu rivoluzionario,
il 1919 fu tuttavia un anno altamente convulsionario. In tutti i
paesi che avevano partecipato alla Grande Guerra ci furono violente
agitazioni di piazza, scioperi generali, tumulti, che talvolta
sfociarono in scontri armati. Ma in nessun paese le convulsioni
violente provocarono l'imposizione rivoluzionaria di un nuovo regime.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Fra i vincitori, l’Italia
fu il paese maggiormente afflitto da convulsioni violente, passate
alla storia come “diciannovismo”. Al massimalismo del partito
socialista neutralista e internazionalista, che condannava la guerra,
denigrava la vittoria e si agitava per realizzare una rivoluzione
bolscevica, si contrappose il massimalismo dei nazionalisti
interventisti, combattenti e reduci, che esaltavano la guerra e la
vittoria come rivoluzionario atto di nascita di una «più grande
Italia».</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Il partito socialista
sfogò l’impeto rivoluzionario negli scioperi generali annunciati
come preparazione del proletariato alla conquista violenta del
potere: ma nel novembre del 1919, si accontentò di conquistare per
via elettorale 156 seggi alla Camera, diventando così il primo
partito nel parlamento. Il rivoluzionarismo nazionalista, con
l’avanguardia costituita dal neonato movimento dei Fasci di
combattimento, si sfogò nella violenza di piazza contro i
“bolscevichi”, contro il governo di Vittorio Emanuele Orlando e
contro il governo di Francesco Saverio Nitti, succeduto a Orlando nel
giugno. Ma il fondatore del movimento fascista, Benito Mussolini, pur
esaltando la guerra come primo atto della «rivoluzione italiana»,
osteggiò qualsiasi iniziativa rivoluzionaria degli stessi fascisti,
sostenendo che avrebbe avvantaggiato i socialisti.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">L’unico atto
rivoluzionario compiuto in Italia nel 1919 fu l’impresa di Fiume,
iniziata il 12 settembre, con l’occupazione della città da parte
del tenente colonnello Gabriele d’Annunzio, a capo di circa 2.000
“legionari”, in massima parte ufficiali e soldati regolari, che
seguirono il poeta, compiendo un atto di sedizione.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">L’occupazione di Fiume
non aveva all’inizio scopi rivoluzionari. Fu un atto di rivolta
contro il governo Nitti e contro i governi alleati, che a Parigi
avevano negato l’annessione di Fiume all’Italia, perché non era
inclusa fra i territori assegnati all’Italia dal Patto di Londra,
anche se il 30 ottobre 1918 la maggioranza italiana della popolazione
fiumana aveva chiesto l’annessione all’Italia.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Il poeta vate,
combattente volontario a oltre cinquanta anni, divenuto leggendario
per le gesta compiute durante la guerra, pluridecorato e medaglia
d’oro al valor militare, nel 1919 fu il principale artefice e
propagandista del mito della «più grande Italia» e della «vittoria
mutilata». D’Annunzio trasformò Fiume nel simbolo stesso della
vittoria italiana: senza Fiume all’Italia, la vittoria era
mutilata.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">C’era, tuttavia, un
aspetto paradossale nell’identificazione dannunziana di Fiume con
la vittoria italiana. Infatti, fino alla primavera del 1915 il poeta
aveva ignorato Fiume. Non l’aveva mai citata nelle sue concioni
interventiste. E continuò a ignorarla durante la guerra. Ancora il
14 gennaio 1919, nella <i>Lettera ai dalmati</i>, menzionò, fra le
rivendicazioni della vittoria, le città «italiane» della Dalmazia
senza aggiungere Fiume. Attese il 25 aprile, per esaltare per la
prima volta, a Venezia, la «ardentissima Fiume», e rivendicare poi,
il 6 maggio, dal Campidoglio, «Fiume nostra e Dalmazia nostra»,
inveendo contro gli alleati diventati nemici dell’Italia
vittoriosa. E fu soltanto nel giugno che alcuni nazionalisti fiumani
e italiani, Giovanni Host-Venturi, Giovanni Giuriati, Oscar
Sinigaglia, sostenuti da alti ufficiali, decisi a compiere una
spedizione armata di volontari a Fiume, per imporre la sua annessione
all’Italia, proposero al poeta di capeggiare la spedizione.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">I promotori della
spedizione avevano come scopo provocare la caduta di Nitti,
considerato prono agli alleati, per sostituirlo con un governo
autoritario, pronto a decretare l’annessione di Fiume. Il 9 giugno,
D'Annunzio celebrò la Pentecoste d’Italia per identificare
misticamente Fiume con la «più grande Italia», proclamando che «la
religione della Patria non ebbe mai comandamento così alto … Fiume
appare oggi come la sola città vivente, la sola città ardente, la
sola città d'anima».</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">D’Annunzio era allora
un eroe disoccupato, con la propria Musa inaridita. Angosciato
dall’invadente vecchiaia, afflitto da un penoso senso di vacuità
esistenziale, vagheggiava addirittura il silenzio del chiostro. Ma
intanto continuava a inneggiare, con scritti e discorsi, alla «più
grande Italia», atteggiandosi a vate di un italico populismo eroico,
volto alla esaltazione del lavoro redento dalla servitù del profitto
e alla liberazione dell’Italia dall’egemonia dell'Occidente:
«Liberiamoci dall’Occidente che non ci ama e non ci vuole»,
proclamò il 9 luglio: «Separiamoci dall’Occidente degenere [...]
divenuto una immensa banca giudea in servizio della spietata
plutocrazia transatlantica».</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">L’avventura fiumana
diede al poeta una fiammata di energia, consentendogli di vivere una
nuova stagione epica, in uno stato di mistica esaltazione
nazionalista e rivoluzionaria. Insediatosi nella città come
governante, il Comandante fu affiancato da una schiera di esaltati
giovani legionari, che condivisero col poeta uno spregiudicato stile
di vita e un confusionario idealismo rivoluzionario. Con essi,
D’Annunzio diede vita a un singolare movimento politico-estetico,
il “fiumanesimo”, trasfigurando Fiume nel centro sacro della
religione della patria, innalzandola a capitale ideale di un “ordine
nuovo”, propulsore di una crociata internazionale per la
liberazione dei popoli assoggettati o minacciati dalle plutocrazie
occidentali.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Ma l’entusiasmo della
popolazione fiumana per l’impresa del poeta e le sue esaltanti
orazioni dal balcone, si esaurì in pochi mesi. La spedizione aveva
fallito i suoi scopi originari. Il governo Nitti non era caduto. Gli
alleati continuavano a osteggiare l’annessione di Fiume. I
rivoluzionari socialisti, per quanto inetti a compiere la
rivoluzione, erano comunque usciti trionfanti dalle urne elettorali,
mentre i rivoluzionari nazionalisti, fascisti per primi, erano stati
clamorosamente battuti. Alla fine del 1919, la maggioranza della
classe dirigente e della popolazione fiumana era stanca delle
concioni del poeta e delle carnascialesche esibizioni dell'anarchismo
legionario. Ed era pronta ad accettare un modus vivendi, concordato
con il governo dai promotori originari della spedizione, che
prevedeva lo sgombero della città dai legionari dannunziani, e la
ricerca di un accordo internazionale per l'annessione all'Italia.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Quando, la mattina del 19
dicembre, il Comandante si rese conto che il plebiscito sul modus
vivendi era contro di lui, lo annullò. Giovanni Giuriati, uno dei
promotori della spedizione, che aveva collaborato col poeta nel
governo della città come capo di gabinetto, ed era uno degli
artefici del <i>modus vivendi</i>, si dimise dichiarando: «Io sono
venuto a Fiume per difendere le secolari libertà di questa terra,
non per violentarle e reprimerle».</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Da quel momento, e per un
anno ancora, sotto il comando dittatoriale del poeta, affiancato ora
dal sindacalista nazionalrivoluzionario Alceste De Ambris, ma fra una
popolazione sempre più ostile, Fiume divenne luogo di straordinarie
o strampalate velleità palingenetiche. Così, in antagonismo con il
trionfante velleitarismo rivoluzionario dei bolscevichi italiani, il
“fiumanesimo” contribuì a rendere il 1920 italiano un altro anno
convulsionario. Senza rivoluzione.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">"Il Sole 24 ore - domenica", 18 agosto 2019</span></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-28875667043451494722019-09-06T12:21:00.002+02:002019-09-06T12:21:50.203+02:00Cristina regina di Svezia. L'ambiguità è sovrana (Giuseppe Cassieri)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyVyeq9To35SlG8E1tpSst4GaJGtF3bTp6A7xE7CNCC2yEC2_7hfR1oiP_ra-SyJuNRG9D9rdvX7gZQ9zou1cUJPZuKjSC9iLRANk7U9YJ7JuVJHQf3fCCRhzvB1w-BfN1dcEN420TlWKv/s1600/Christina-Sweden-600x350.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="331" data-original-width="564" height="370" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyVyeq9To35SlG8E1tpSst4GaJGtF3bTp6A7xE7CNCC2yEC2_7hfR1oiP_ra-SyJuNRG9D9rdvX7gZQ9zou1cUJPZuKjSC9iLRANk7U9YJ7JuVJHQf3fCCRhzvB1w-BfN1dcEN420TlWKv/s640/Christina-Sweden-600x350.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Cristina di Svezia
(1626-1689), figlia del superlodato Gustavo Adolfo e di una
bellissima Maria Eleonora del Brandeburgo, regina a sei anni,
autostima alle stelle, rapporti con Dio a suo modo, è personaggio
fin troppo carico di aromi per non attrarre storici e biografi. Lo
comprovano i molti studi di ieri e di oggi che si addensano su questa
figura vulcanica e tendenzialmente leggendaria. Chi voglia
addentrarsi nella vita e nell'opera di Cristina, facendo vibrare di
continuo il pensiero critico, può contare sul saggio di Veronica
Buckley, neozelandese di formazione oxfordiana, residente a Parigi
<span style="font-style: normal;">(</span><i>Cristina regina di
Svezia</i><span style="font-style: normal;">, Mondadori, 2006)</span><i>.</i></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Il corredo geopolitico e
dinastico, pur vasto e capillare nell'economia del libro, scorre
veloce grazie al calibrato intarsio di avvenimenti esterni e delle
intime follie della protagonista, grazie all'uso pungente
dell'epistolario, nonché alla vena narrativa messa in campo
dall'autrice. La quale nulla trascura del periodo indagato
(ricordandoci in particolare le sfide scientifiche all'ortodossia
religiosa, la marcia dell'impero ottomano...), compreso il disastro
climatico provocato nel Nord Europa dalla «piccola era glaciale»:
un fenomeno che si ripresentava a distanza di secoli, capace di
gelare fiumi e mari' accentuare malattie e miserie sullo sfondo della
Guerra dei Trent'anni.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">A confortare in parte
familiari, cortigiani e sudditi, provvede l'annuncio di una nascita
fervidamente attesa: quella del principe ereditario, un maschio del
ceppo Vasa, che avrebbe onorato il regno di Gustavo Adolfo.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Ahimè, si trattava di un
<i>qui pro quo</i>. Un'illusione notturna spentasi nell'arco di
dodici ore.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Le esperti levatrici,
alle prese con «un esserino urlante e di sesso ambiguo», si
interrogavano sconcertate su chi stesse venendo al mondo: un principe
imperfetto o una principessa mascolina?</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Sul far dell'alba,
scrutando e rivalutando con intuibile tensione la natura dell'erede,
avevano sciolto la riserva: il neonato era purtroppo una neonata,
sospetta portatrice di anomalie.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Dunque un ibrido genetico
che avrebbe condizionato la personalità di Cristina, determinando
assai spesso atteggiamenti plateali e assolutisti nel corso
dell'intera esistenza. Esempio: sia in veste luterana sia in veste
cattolica si scagliava ripetutamente contro il matrimonio e la
figliolanza; giudicava la donna il dispetto peggiore della Creazione;
si vantava di allestire intrighi, sotterfugi e sortilegi; di tenere
sulla brace aspiranti di cartello (in cima alla lista il cugino Carlo
Gustavo, sottoposto a un perenne sì, forse, mai...) e di praticare
l'arte della dissimulazione. E lei stessa a confidarci che «già
nella prima gioventù ero in grado di trarre in inganno le persone
più astute».</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Facile immaginare gli
scandali e i pettegolezzi che deliziavano e insieme preoccupavano le
corti europee. Cristina stracciava regole e gelose tradizioni,
indossava abiti maschili, adottava volentieri un linguaggio da
taverna, consumava amori saffici accogliendo «democraticamente»
dame, fantesche, boccioli di campagna, novizie e suore illanguidite
nella pace del convento. In pari tempo non disdegnava il sesso
opposto, muovendosi a capriccio tra ambasciatori, cancellieri,
prelati e maggiordomi. Più nota, per intensità e durata, è la
relazione col cardinale Decio Azzolino, anche se i dragatori di
alcove oscillano nel trasmetterci dati oggettivi. C'è chi interpreta
la relazione come un'obbligata, casta amicizia, e chi punta sulla
compiuta bisessualità della partner.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Di certo la regina,
anziché turbarsi per gli insulti sparsi nel reame e oltrefrontiera
(spudorata cacciatrice, buffona, selvaggia, etèra assimilabile a
famose colleghe della classicità...), si guarda allo specchio, si
compiace e sbeffeggia tartufoni e poveri di spirito. Scardinare
l'ordine costituito eccita la sua fantasia.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Fermentano intanto ben
altri disegni a cui dedicarsi: abdicare, abbandonare l'algida Svezia,
trasferirsi nell'adorata Roma, godersi il magnifico palazzo Rierio,
collezionare quadri di autori italiani e, crescendo e sognando,
diventare regina di Napoli con l'aiuto del Mazzarino, sovrana di
Polonia con la complicità di Azzolino. E ancora; fondare teatri e
accademie di grido, radunare intorno a sé scienziati, poeti, pittori
e scultori, musicisti e alchimisti, meritandosi il titolo di Minerva
del Nord.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">E qui viene spontaneo
chiedersi: tanta esposizione nella sfera pubblica di mezza Europa era
accompagnata da un congruo tasso di fascino, di leggiadria? Aveva
mutuato qualcosa dalla seducente genitrice?</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Testimoni attendibili e
documenti iconografici lo negano, sia pure con indulgenza. Bassa di
statura, naso arcuato, bocca senza denti posteriori, mento aguzzo,
spalle asimmetriche. Una perla tuttavia riusciamo a coglierla: i
grandi occhi azzurri. Regalo generoso di Venere a chi le aveva
preferito la dea della sapienza.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Circondata da ruffiani e
adulatori, consapevole di possedere armi decisive nell'orizzonte
politico europeo (mentre ignorava la crisi economica che soffocava il
suo Paese), vanno attribuiti a Cristina almeno due gravi sensi di
colpa: l'atroce condanna a morte del marchese Monaldeschi - ennesimo
presunto amante - accusato di aver compromesso il sogno napoletano; e
il freddo polare sofferto da Cartesio a Stoccolma dopo il transitorio
invaghimento della regina per il filosofo. Le lezioni impostate dalla
padrona di casa si svolgevano alle cinque del mattino, tre volte la
settimana. Cartesio, indotto a discutere tesi e antitesi a capo
scoperto in una rigida stanza, si ammalò. Dapprima febbre e
costipazione fronteggiate con infuso bollente di tabacco, poi la
polmonite. E, nei giorni successivi, dalla polmonite alla tomba.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">In tarda età, l'eroina
del Nord, pur non rigettando esibizionismi e culto egolatrico, si era
concessa un dubbio, un modesto esame di coscienza. Ovvero, «non
sapeva se avesse mai cercato di correggere i propri difetti».</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Si sarebbe impegnata a
recuperare? Ci sarebbe riuscita?</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Seguendo il tracciato
biografico il lettore è portato a escludere correzioni di rotta, e
avanza la sua impressione complessiva: Cristina di Svezia, non più
che una dilettante illuminata, radicalmente priva di umiltà.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Tuttolibri La Stampa, 12 agosto 2006</span></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-47034168858884757312019-09-06T09:21:00.001+02:002019-09-06T09:21:31.173+02:00Una canzone senza ritornello. Una poesia di Roberto Piumini<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOu_xVMFSEfiYKPkub6bxy1R04ibatSQ4cY5ZKsyz8hilFXN6bTy364Mx-zqnuMwB9xVFGgvICdjlbipoeiCHftXjz0R0PP9Adea4ScpPJ60i4vDb-nO_lJug7UF7KBoHN6gFZznDkS9CO/s1600/pallone+bucato.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="332" data-original-width="588" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOu_xVMFSEfiYKPkub6bxy1R04ibatSQ4cY5ZKsyz8hilFXN6bTy364Mx-zqnuMwB9xVFGgvICdjlbipoeiCHftXjz0R0PP9Adea4ScpPJ60i4vDb-nO_lJug7UF7KBoHN6gFZznDkS9CO/s1600/pallone+bucato.jpg" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Ehi tu, che sei nel mare, e hai trovato</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">un manico d’ombrello galleggiante,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">lo sai da chi è stato abbandonato?</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Da una signora molto elegante</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">che navigava sopra un bastimento,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">e lo picchiò in testa al comandante</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">perché secondo lei era troppo lento,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">chi sa se a innamorarsi o a navigare,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">e dato che l’ombrello si era rotto,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">decise di non farselo aggiustare:</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">fece una smorfia, e lo buttò di sotto.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Buffa canzone, ma c’è il ritornello?</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Fra poco lo troviamo, chiaro e bello.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Ehi tu, che in montagna, sul sentiero,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">hai trovato un pallone bucato:</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">nemmeno io, per essere sincero,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">so perché è lì, e chi ce l’ha
buttato.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Forse era di un camoscio-attaccante?</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">O di un portiere-marmotta, nel prato,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">con la sua presa troppo perforante</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">perché para coi denti, a quanto pare,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">e poi, siccome non serviva più,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">essendo ignoranti sul che fare,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">hanno deciso di buttarlo giù.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Matta canzone, sì, ma il ritornello?</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Fra poco lo inventiamo, vero e bello.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Ehi tu, che stamattina hai inciampato</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">in due bottiglie e in quattro lattine,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">tu non lo sai, dove sei capitato?</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Dove, stanotte, dieci ragazzine</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">e dieci ragazzotti rumorosi,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">hanno bevuto, cantato, ballato,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">hanno provato a far gli spiritosi,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">e, quasi all’alba, prima di
rientrare,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">per non portare indietro i recipienti,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">han fatto il tiro a segno in riva al
mare,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">sbagliando mira e gridando accidenti.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Strana canzone, sì, ma il ritornello?</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Fra poco lo impariamo, giusto e bello.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Ehi tu, che in pieno parco forestale,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">hai visto una discarica schifosa,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">che solo a guardarla viene male,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">chi ha fatto questa cosa disgustosa?</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">L’ha fatta un camion, ieri a tarda
sera,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">con fari spenti, targa misteriosa,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">e un autista dall’anima nera,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">che non si ferma mai a pensare</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">che il mondo è lui, noi, io, tu,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">e che se lo facciamo ammalare,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">ci ammaleremo tutti ancor di più.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Triste canzone, sì, ma il ritornello?</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Fra poco lo cantiamo, lieto e bello.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Ehi tu, lettore di queste parole,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">che hai visto in giro qualche brutto
fatto,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">inventa il ritornello che ci vuole,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">trovalo tu, il ritornello adatto.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Un ritornello da cantare forte</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">a chi non ha capito questo fatto:</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">non solo la bugia ha le gambe corte,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">ma le hanno anche lo spreco e il
malaffare,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">e che se al mondo manchi di rispetto,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">il mondo, prima o poi, la fa pagare.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Trovalo tu, il ritornello perfetto.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Tuttolibri La Stampa 27 luglio 2019</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-33458159111899626002019-09-05T02:09:00.001+02:002019-09-05T02:17:26.327+02:00La luce di Dante. Una mostra in Abruzzo nel 1993 (Mario Novi)<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaatFBP1tu6TeVpFUkxLnJjsuUcQW0AYRUDNVBJBKf-Beie0F3zank17jVODFkndYG7WZOBx8MGDGRQmmBKOL-99bCQ_aREUj9H87V6jwnLXpllqO30p90YV_sOwJ8iGeYipEiuh6VNm1S/s1600/Federico_zuccari%252C_inferno%252C_1574-79%252C_16.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="367" data-original-width="559" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaatFBP1tu6TeVpFUkxLnJjsuUcQW0AYRUDNVBJBKf-Beie0F3zank17jVODFkndYG7WZOBx8MGDGRQmmBKOL-99bCQ_aREUj9H87V6jwnLXpllqO30p90YV_sOwJ8iGeYipEiuh6VNm1S/s1600/Federico_zuccari%252C_inferno%252C_1574-79%252C_16.JPG" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Federico Zuccari, Giudizio Universale (part.) - Firenze, S.Maria del Fiore</i></td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Torre dei Passeri -
Questa volta la Casa di Dante in Abruzzo, che ormai da molti anni
dedica mostre al rapporto fra artisti e Dante nelle sale del
suggestivo castello di Torre de' Passeri (memorabili quelle di
Fussli, di Blake, di Botticelli, di Raffaello per non restare che a
pochi esempi), ha scelto un artista non molto noto al di fuori della
ristretta cerchia degli specialisti. Si tratta di Federico Zuccari
(Sant'Angelo in Vado 1540-41 - Ancona 1609), pittore, architetto,
trattatista, scrittore d'arte ed estroso fratello di Taddeo
(1529-1566), di cui è allievo e col quale molte volte lavora. Il
rapporto tra i due è segnato, da parte del più giovane Federico,
che sogna di rendersi autonomo, da un misto di impertinenza e di
devozione.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Siamo in epoca di tardo
manierismo, termine che Corrado Gizzi, ideatore e infaticabile
curatore delle esposizioni di Torre de' Passeri, sottilmente
considera un "interludio platonico", tra razionalità e
fantasia, tra bellezza naturale e bellezza immaginata (era stato
proprio Michelangelo a parlare di "disegno interno", di
"forma spirituale"); e Federico, nel libro <i>Idea de'
pittori, scultori e architetti</i> che pubblica a Torino l'anno 1607,
tratterà appunto di "disegno interno" e "disegno
esterno". Federico Zuccari è un inquieto, un assetato di
sapere, un viaggiatore: visita città e soggiorna nelle corti di
mezza Europa, scrive, prende appunti, esperimenta, disegna. Tra le
sue opere più note: <i>Il Barbarossa prostrato davanti al papa</i>
(Venezia, Palazzo Ducale), <i>Adorazione dei Magi</i> e <i>Adorazione
dei pastori</i> (Spagna, Escorial), <i>Flagellazione di Cristo</i>
(Roma, Santa Lucia del Gonfalone). A Firenze, Federico Zuccari
completa il <i>Giudizio Universale</i>, iniziato dal Vasari per
l'intradosso della cupola della cattedrale di Santa Maria del Fiore
(1575-1579). Ed è forse qui, e in questi anni, che gli viene l'idea
di Dante.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><i><b>Le parti del poema</b></i>
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Il poeta diventerà per
Federico una specie di emblema: non tanto nel senso di una figura che
simboleggia qualche cosa, quanto invece nell'accezione etimologica,
dal greco "emballo" (getto dentro). Dante rimane infatti in
Federico come un incastro da cui non si può distogliere, come un
elemento di rivelazione. Ci ripensa alcuni anni dopo quando, durante
un suo soggiorno in Spagna (1585-1588), realizza una serie di
illustrazioni della <i>Divina Commedia</i>: ottantotto disegni che,
rilegati in volume, vennero dopo varie vicende in possesso di Anna
Luisa de' Medici che, nel 1738, li donò alla Galleria degli Uffizi
alla quale appartengono; ed ora sono esposti per la prima volta nel
nostro secolo: ecco la mostra. I disegni relativi alla prima cantica
sono eseguiti con matita rossa e nera; quelli del Purgatorio, in gran
parte con penna e bistro; quelli del Paradiso Terrestre e del
Paradiso, con sola matita rossa. Ma non è solo la tecnica del mezzo
a distinguere le parti del poema. Per ogni cantica, Federico cambia
impostazione di spazi e di figure e, soprattutto, di luce. Cerca cioè
di rappresentare ogni volta, come mi suggerisce lo studioso Claudio
Strinati, una luce-utopia, una sorta di luce che, quando la incontri
e la vedi, non è più nulla (e chi non si rammenta delle superbe
acrobazie di Dante nel descriverla? O sviene o s'addormenta o non
vede e ne è comunque e sempre misteriosamente abbagliato).
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Nel riquadro delle
illustrazioni Federico inserisce spesso, per iscritto, interi brani
della <i>Divina Commedia</i> che, nella relazione tra spazio ed
episodio, costituiscono un elemento forse di sottolinea, ma che non
esce mai dalla perfezione del ritmo figurativo: lo scritto diventa
grafica, diventa effigie. A volte spazi incombenti, oppressi da rupi,
da caverne, animati da tratti, da penombre; a volte spazi liberi,
astratti, cadenzati da inattese architetture. Se lo spazio, com'è da
credersi, esprime in questi disegni il problema fra realtà e
immaginazione di essa, le figure che vi sono inserite nel significato
dell' episodio (nuvole, alberi, fuoco, piogge, fumo) diventano
zigomi, sagome, arabeschi, nudità perfette ed esortanti, orride,
anelanti, spirituali, corrotte: contraddizione dannata della vicenda
quotidiana; un enigma che il segno stesso di Federico, sinuoso,
raffaellesco, trasmette con insolito fervore. Egli infatti non
illustra Dante per sé, a vantaggio della propria arte, ma legge
Dante perché il poeta è entrato in lui: come d'altronde già si può
avvertire nelle scene infernali della fascia più bassa della cupola
del duomo di Firenze.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><i><b>Contemporaneo in
ogni epoca </b></i>
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Altre opere esposte a
Torre de' Passeri costituiscono una sorta di prefazione ai disegni
della <i>Divina Commedia</i>: tre dipinti sul tema della "Pietà"
- uno di Taddeo, due di Federico - e, di quest' ultimo, un <i>San
Pietro liberato dal carcere</i> da Raffaello. Ci sono poi, di
Federico, alcuni disegni di vario soggetto e d'una limpidezza e
invenzione veramente avvincenti. Basti rammentare <i>Morte del
primogenito</i> (dove la luce s' insinua in una misteriosa penombra)
e <i>Donna con bambino in braccio inginocchiata all' altare</i> (si
noti il velo e il mirabile scorcio dell' infante).
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">"Federico svolse -
come ha scritto Luigi Serra - un'attività anche più brillante di
quella del fratello. Egli avviò le formule manieristiche alla luce
dell'arte del Veronese e dei Bassano. Le sue composizioni hanno una
salda e chiara architettura... rivelano inoltre brio decorativo,
senso di misura, talvolta gusto della tavolozza". Ma questa
rassegna, seguendo la tradizione, documenta la sua passione per
Dante; e ne vien fuori un Federico ancora più profondo. È curioso
notare come l'Alighieri riesca ad essere contemporaneo in ogni epoca.
Se non sbaglio anche Mario Luzi, nel corso d'una recente intervista,
ebbe a dire che Dante è il più grande poeta contemporaneo di oggi.
In questo senso la congiunzione, che ogni volta a Torre de' Passeri
unisce il nome dell'artista a quello del poeta, sembra quasi un
celato e arguto ammonimento.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: xx-small;">“la Repubblica”, 31
ottobre 1993</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-25486128971401028442019-09-04T10:01:00.002+02:002019-09-04T10:01:54.009+02:00Storie USA. Bush senior, Michael Dukakis e le porte girevoli di Lee Atwater, detto Boogie Men. <br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEib1j8258Jad6RIJUOUdYHwOf-B86x5-AVW_NZ0QUcbAb5D-wjnG0mw5QFdq-Giae1J8jxKuZmajIb6hjaY8_QR5ALPU1f2y23Seeq6D_WcagtG54j0el7Zr4drhRdFpKIh1YcUW-9ZaUuP/s1600/Lee_Atwater_1982.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1139" data-original-width="800" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEib1j8258Jad6RIJUOUdYHwOf-B86x5-AVW_NZ0QUcbAb5D-wjnG0mw5QFdq-Giae1J8jxKuZmajIb6hjaY8_QR5ALPU1f2y23Seeq6D_WcagtG54j0el7Zr4drhRdFpKIh1YcUW-9ZaUuP/s400/Lee_Atwater_1982.jpg" width="280" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Riprendo le notizie che
seguono dalla recensione di Christian Rocca a un romanzo di Antonio
Monda (“Tuttolibri”, 9 marzo 2019).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Lee Atwater, detto Boogie
Man, cioè l’orco, fu per alcuni anni il più abile e temuto degli
strateghi politici d’America. Fu lui a confezionare nel 1988 la
vittoria di George Bush senior sul governatore del Massachusetts
Michael Dukakis. Costui cominciò a perdere consensi e fiducia quando
Atwater produsse uno spot intitolato «porte girevoli» con cui
legava il nome del governatore al volto di un efferato criminale
afroamericano, l’ergastolano Willie Horton che, durante un permesso
premio ottenuto grazie a una norma del governatore Dukakis, aveva
stuprato una ragazza.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Era un attacco violento,
personale, ingiusto e dai toni razzisti, il vero marchio di fabbrica
di Boogie Man, che con «porte girevoli» si era ripromesso di
manipolare le coscienze degli americani fino a convincere gli
elettori che Willie Horton fosse addirittura il candidato
vicepresidente di Dukakis.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Bush fu eletto
trionfalmente, ma ad Atwater venne poco dopo diagnosticato un tumore
al cervello.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Aveva 39 anni, morirà a
40, nel 1991.
</span></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-26447733046467446222019-09-04T08:12:00.002+02:002019-09-04T08:13:43.921+02:00Una barzelletta al giorno (Ascanio Celestini)<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;">Einaudi qualche mese fa
ha pubblicato un libro dell'attore Ascanio Celestini dal titolo
</span><i style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;">Barzellette: </i><span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;">allegro, ma non
troppo. Anche perché l'attore non ha escluso le barzellette r</span><span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;">azziste
o sessiste più scorrette e urticanti, convinto che sia un bene
portare a galla lo schifo che abbiamo dentro, e alleggerirlo con una
risata. Le barzellette sono organizzate in una sorta di diario e
corredate da una sorta di contestualizzazione. Posto qui le tre che
“Tuttolibri” ha pubblicato come incoraggiamento all'acquisto del
volume. (S.L.L.)</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioKbh8NFo-6y58vjm2tBECkDCoDLrfOpieG_EE_BdZhc3L6qh-Xkww3uFkTZWkk6xuBWbjQsPsXUXg-XZfNieqXc718pSTiSkgtdL727K7hL0adKxOVekGo9k6nV6sxO-cFWwCahYPJRFk/s1600/Celestini+ascanio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioKbh8NFo-6y58vjm2tBECkDCoDLrfOpieG_EE_BdZhc3L6qh-Xkww3uFkTZWkk6xuBWbjQsPsXUXg-XZfNieqXc718pSTiSkgtdL727K7hL0adKxOVekGo9k6nV6sxO-cFWwCahYPJRFk/s400/Celestini+ascanio.jpg" width="400" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<i><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">13 luglio 2016</span></b></i></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Casa Internazionale delle
Donne. Alla fine di una serata comincio a raccontare barzellette. È
uno spettacolo serio. Fa ridere, ma è serio.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Mi occupo di letteratura
orale. Le barzellette rappresentano l’unico (o quasi) frammento di
quella letteratura che non è ancora scritto o che è passato solo
marginalmente attraverso la scrittura. Solo per scherzo. Per qualche
raccolta di Bramieri o per un libricino attribuito a Totti. O poco
più.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Non vorrei che gli
spettatori, e soprattutto le spettatrici, pensassero che scelgo le
barzellette censurando quelle contro le donne. Sono molte e sarebbe
strano se non ne raccontassi nemmeno una.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Ci
sta una nave da crociera che naufraga. Sull’isola deserta si
trovano Nicole Kidman e un marinaio.</span></i></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Dopo
alcune ore di preoccupazione si accorgono che il posto è
accogliente. Il mare è pieno di pesci, la frutta è in abbondanza,
il clima è ottimo e trovano più d’una sorgente d’acqua
potabile. Non gli manca nulla.</span></i></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Passa
qualche giorno e l’attrice di Hollywood si rivolge all’altro
sopravvissuto: «Caro, io sono ancora una donna giovane e bella. Tu
sei l’unico uomo su quest’isola. A me non dispiacerebbe fare
l’amore, se vuoi».</span></i></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">L’uomo
accetta volentieri la proposta e fanno l’amore per più di un mese.
Poi il marinaio prende coraggio e le dice: «Nicole posso chiederti
se mi concedi di chiamarti Mario?»</span></i></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">La
diva pensa che sia una specie di gioco di ruolo e accetta.</span></i></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Lui
sorride e aggiunge: «Potresti fare la voce da uomo? Insomma,
rivolgerti a me come fossimo due vecchi amici che chiacchierano al
bar o, meglio ancora, nello spogliatoio della palestra?»</span></i></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Nicole
pensa che il gioco diventa più trasgressivo, ma non ha niente in
contrario e gli dice con voce virile: «Allora, vecchio mio, come va
la vita?»</span></i></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">E
il marinaio: «Uno schianto, vecchio mio, è un mese che mi scopo
Nicole Kidman!».</span></i></blockquote>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<i><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Dicembre 2017</span></b></i></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Teatro Secci di Terni.
Questo spazio è dedicato a Sergio che il 2 agosto del 1980 stava
andando a Bolzano. Amava il teatro. Alla stazione di Bologna scoppia
la bomba e la sua vita si interrompe lì insieme a quella di altre 84
persone di passaggio. Davanti ai trecento spettatori che riempiono la
sala porto in scena il mio spettacolo <b>Pueblo</b>. Al termine del
monologo ricordo l’appuntamento per l’incontro del giorno
successivo in biblioteca. Un ragazzo mi fa: «Stai scrivendo un libro
di barzellette? Domani te ne racconto una». E il giorno dopo mi
aspetta in Piazza della Repubblica.</span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Da
un paese lontano partono un prete e una suora. Hanno l’udienza dal
papa. Ma è l’anno del Giubileo e il santo padre ha mille impegni.
Finalmente si libera e li accoglie. È simpatico e intelligente, un
intellettuale, ma anche un sant’uomo. Quando i due si liberano è
tardi per prendere il treno, così cercano un albergo nel quale
andare a dormire. Trovano solo una stanza libera. Una stanza col
letto matrimoniale. Il prete fa: – Sorella, io resto al bar. Dorma
lei in albergo. Ci vediamo domattina per tornare al nostro paese –.
Ma la suora: – Padre! Siamo due persone adulte. E in più abbiamo
la nostra fede! Possiamo dormire nello stesso letto senza avere
pensieri impuri –. E si mettono a letto insieme.</span></i></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Durante
la notte la suora fa: – Padre, ho freddo. Potrebbe riscaldarmi? </span></i></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Il
prete si alza, va a prendere una coperta nell’armadio e gliela
mette addosso.</span></i></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">La
suora però ripete: –Padre, forse lei non mi ha capito bene. Ho
freddo. Potrebbe scaldarmi?</span></i></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">E
di nuovo il prete si alza e prende una seconda coperta per la suora.
Ma lei insiste: – Padre, probabilmente non mi sono spiegata. Ho
freddo! Ho bisogno di calore! Potrebbe comportarsi con me come un
marito si comporta con la moglie?</span></i></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">E
il prete: – Devo fare proprio come il marito si comporta con la
moglie?</span></i></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">–
<i>Certo, – dice la suora.</i></span></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">E
il prete: – Allora non rompermi le palle! La coperta sta
nell’armadio, prenditela da sola.</span></i></blockquote>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<i><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Fine agosto 2018</span></b></i></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Dovrei mandare il libro
di barzellette all’editore. Lo sento al telefono e mi concede altre
due settimane. Bene. Affitto un monolocale a Ostia. Gli scrittori
veri fanno così. Si isolano e si concentrano sull’opera. Dalla
finestra si vede il mare. Sotto c’è il panificio di via delle
Zattere, poi il bar a Piazza Scipione l’Africano che apre
prestissimo. Di fronte all’ex colonia marina Vittorio Emanuele III
c’è una rampa di legno che scende sulla spiaggia libera. Uno che
beve mi indica il pontile dei pescatori tagliato a metà da una
mareggiata. Qualcuno ci ha messo una Venere.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Ci mettiamo a parlare e
gli dico che sto scrivendo un libro. Gli dico anche l’argomento e
lui si offre per raccontarmi qualche storiella.</span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><i>Un gruppo di bambini
africani immigrati in Italia viene portato a fare una giornata di
mare a Ostia. Sono tutti piccoli e magri, ma uno è più miserello
degli altri e si ferma accanto a un grasso bagnino che infila la
forchetta in una cofana piena di bucatini. </i><i>Il tipo gli fa: –
Bambino, è tanto che non mangi?</i></span></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">E il piccoletto mostra
un ditino. Uno solo.</span></i></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">– <i>Un’ora? –
chiede il bagnino. Ma la creatura scuote la testa mostrando ancora il
suo dito magro.</i></span></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">– <i>Un giorno? –
dice titubante il mangiatore di bucatini. Il negretto ha le lacrime
agli occhi, ma il suo dito è rimasto teso.</i></span></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">– <i>Una settimana? –
azzarda il tipo. E il piccolo migrante muove la testa in alto e in
basso per dire che si tratta proprio di una settimana di digiuno.</i></span></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Il
bagnino sorride paterno e lo accarezza sussurrando: – Allora ti
puoi fare il bagno!</span></i></blockquote>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Poi mi guarda
interrogativo. Dice che le barzellette sono un ascensore per
l’inconscio. Scende nello schifo che abbiamo dentro, ce lo riporta
a galla e ce lo mostra alleggerendolo con la risata. Ma è pur sempre
un modo per mostrarcelo. Sono d’accordo. E infatti è così che
vorrei fosse il mio libro. Se non proprio un ascensore almeno una
scaletta per farci scendere lì dove gli istinti si mescolano ai
pensieri e alle emozioni. Un posto nel quale siamo cattivi, ma anche
deboli. Dove ci accettiamo come siamo senza cercare di apparire
migliori. E se cominciamo ad accettare le nostre storture forse
cominceremo ad accettare anche quelle degli altri.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">Tuttolibri La Stampa, 9
marzo 2019</span></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-29054029596135972872019-09-04T06:30:00.000+02:002019-09-04T06:30:09.506+02:00I greci ci hanno lasciato in eredità una sola religione: la letteratura (Antonio Scurati)<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwjY5-SIWXFifnh06Llu1jjjMv9h9N4E2vHghE5lcSmhiASCHDa-tnM8RfMmxK56JVGWtlbnDBuYGxVe5VLJqjMHwscAiZuDR3F6F30AhbCJMA3MLzYvAR992WDWnxUaOdyhoIB4ta-oLv/s1600/morte-di-ettore.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="291" data-original-width="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwjY5-SIWXFifnh06Llu1jjjMv9h9N4E2vHghE5lcSmhiASCHDa-tnM8RfMmxK56JVGWtlbnDBuYGxVe5VLJqjMHwscAiZuDR3F6F30AhbCJMA3MLzYvAR992WDWnxUaOdyhoIB4ta-oLv/s1600/morte-di-ettore.jpg" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<i><b><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b></i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<i><b><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">L’eroe è una
cosa trascinata </span></b></i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<i><b><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">dietro un carro nella polvere</span></b></i></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Chi è un eroe? O meglio:
che cos’è un eroe?</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Un eroe è una cosa
trascinata dietro un carro nella polvere.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Così Simone Weil, in
piena Seconda Guerra Mondiale, concludeva la sua riflessione
sull’<b>Iliade</b> pensata come poema della forza. Nella visione
della Weil, anche gli eroi di Omero, anche i formidabili campioni che
si batterono per dieci anni contro uomini e dei sulla piana di Ilio,
per quanti nemici potessero aver abbattuto con la loro forza
indomabile, per quanti ostacoli potessero aver travolto con la loro
energia traboccante, un istante dopo esser stati sfiorati da quella
stessa forza, da quella medesima energia, divenivano una cosa
trascinata dietro un carro nella polvere.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Ed è, perciò, comunque
da lì, dall’epica omerica, che si dovrà partire se si vorrà
tornare a chiedersi, anche in un’epoca apparentemente post-eroica
come la nostra, chi è o che cos’è un eroe?</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Questa domanda per me,
nella mia oramai piuttosto lunga carriera di uomo e di scrittore, ha
sempre coinciso, e coincide ancora, con l’altra domanda
fondamentale, quella che ci interroga sull’avvenire dei classici.
Che futuro hanno le opere del passato che il passato avrebbe
consegnato all’eternità? Esisterà ancora nell’avvenire un
«passato che non passa»? «Scrivete per quelli che verranno.
Soltanto loro saranno degni di comprendervi, abbastanza forti da
vendicarvi». Così urlava nel mezzo dell’Ottocento romantico
l’eroe di Foscolo. Lo comprendiamo ancora? Lo vendicheremo? Quella
della posterità letteraria è un’idea morta al presente, e al
futuro?</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Nella nostra supponenza
di viventi – provvisoriamente viventi – tendiamo ad attribuirci
la facoltà sprezzante di dimenticare, la primogenitura nell’oblio.
Ma ci sbagliamo, poveri sciocchi. Se i classici non dovessero avere
nessun futuro, non saremmo noi ad aver dimenticato, ma tutto il
passato ad averci dimenticati. In altre parole, saremmo soli al
mondo. Come orfani. Come gattini ciechi chiusi dentro un sacco
destinato alla corrente del fiume.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<i><b><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Che funzione ha
l’epica omerica </span></b></i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<i><b><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">nella modernità post-eroica?</span></b></i></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Detto in modo ancora più
schietto: per come la vedo io, l’avvenire dei classici è
essenzialmente legato alla sopravvivenza dell’epica. La narrazione
epica è, infatti, canto delle origini sin dall’origine, di un
tempo trascorso da sempre, separato da noi da una distanza
incolmabile, una distanza non temporale ma di valore, valore assoluto
– come ci insegnava Bachtin; la lingua dell’epica è, per questo
motivo, l’unica lingua capace di trasformare la cronaca delle
nostre vite di poveri morenti in mito.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Per comprendere tutto
ciò, dovete seguirmi sugli spalti di Troia, le antiche e
imprendibili mura che circondavano la città di Ilio nel XIII secolo
avanti Cristo. Siamo, in verità, nel terzo canto dell’<i>Iliade</i>
di Omero, siamo nel decimo anno di una guerra interminabile, più
vecchia del mondo e non ancora finita.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Siamo, dunque, nel Terzo
Canto del poema e il vecchio, saggio Re Priamo, padre spirituale di
tutti i Troiani, ha chiamato la bellissima Elena a sedersi accanto a
lui sugli spalti delle mura, a prendere posto nel consesso degli
anziani patriarchi della città assediata dall’esercito degli
Achei. Elena recalcitra. Sa di non essere amata da quei vecchi perché
è a causa sua che i loro figli sono morti e moriranno per difendere
la città dagli assalitori. È lei, infatti, che ha scatenato la
guerra abbandonando il Re greco Menelao per seguire il giovane
principe troiano Paride. Ma Elena, pur malvolentieri, accoglie
l’invito di Priamo, suo nuovo signore. Soltanto lei, infatti, può
soddisfare il desiderio del Re: Priamo vuole che Elena riconosca e
nomini i più celebri tra i guerrieri greci che stanno prendendo
posizione nello schieramento nemico in fondo alla piana. E soltanto
l’ex moglie del Re greco Menelao può farlo. Solo lei, la
fedifraga, la bellissima, la dannata, solo lei può avvistare e
riconoscere i nemici perché ha vissuto nella loro casa, dormito nei
loro letti. Allora Elena, sfidando ogni verosimiglianza ottica,
comincia a nominare e a descrivere i campioni achei, riconoscendoli
per un dettaglio dell’armatura o della persona.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Fino a questo momento,
nell’Iliade non sono ancora state raccontate scene di battaglia. È
soltanto ora che la battaglia può avere inizio per i lettori del
poema. Soltanto dopo che Omero, per bocca di Elena, ha avvistato, e
descritto individualmente, uno dopo l’altro, i più valorosi eroi
greci, si può cominciare a uccidere e a morire.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Perché questa tecnica
narrativa dell’avvistamento dall’alto delle mura è essenziale
alla concezione eroica dell’epica omerica, al punto da dover
precedere il racconto delle imprese in battaglia? L’essenza segreta
dell’epica antica sta tutta racchiusa nella risposta a questa
domanda. E la risposta è che per la cultura antica l’eroismo è,
innanzitutto, una qualità della luce: la gloria è un’onda di luce
piena che investe l’individuo eroico facendolo splendere agli occhi
dei suoi contemporanei e, attraverso il racconto delle sue gesta,
trasmesse di generazione in generazione, anche agli occhi dei
posteri. Affinché ciò possa accadere, il guerriero a caccia di
gloria deve entrare nella zona di piena visibilità, deve guadagnare,
si potrebbe dire, il centro della scena. Soltanto lì, sotto l’occhio
dei riflettori – diremmo noi oggi – le sue imprese e,
soprattutto, la sua morte, l’impresa più gloriosa per un
guerriero, potranno distinguersi rispetto a ciò che accade al centro
della mischia indistinta, dove si uccide e si muore oscuramente.
L’occhio di Elena è l’occhio di Omero, e l’occhio dei
riflettori è l’occhio dei posteri.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Ma perché questo
sanguinoso desiderio di luce, perché la vita dei fondatori della
cultura occidentale culminava nella carneficina? Per capirlo dobbiamo
guardare nell’abisso dischiuso sotto i loro piedi, dobbiamo gettare
un rapido sguardo alla loro teoria della mortalità. Tutta questa
immane costruzione culturale dell’epica poggia sulle fondamenta di
una metafisica triste.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Tutto ciò accadeva,
infatti, perché gli antichi Greci non concepivano una vita
trascendente che attendesse l’individuo dopo la morte. L’unico
«al di là» che conoscevano, l’Ade, era pensato come un luogo
oscuro e infelice, infelice perché oscuro, dove le ombre di quelli
che un tempo erano stati uomini palpitanti di vita, private del corpo
che sente, patisce, gioisce, esulta, soffre, sanguina e muore, si
aggiravano per l’eternità senza più storia. L’Ade era l’inferno
di una cattiva eternità, popolato di ombre prive di storia perché
senza luce, e prive di luce perché senza storia.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Per questo motivo, nella
visione dei Greci, l’unica autentica immortalità nella quale gli
uomini potessero sperare era quella fornita loro dalla gloria
imperitura del loro nome, tramandato nei racconti dei posteri. Ma per
guadagnarsi fama immortale, per potersi fare polpa di mito, l’uomo
mortale doveva distinguere la propria individualità dalle legioni
anonime dei suoi simili sprofondati in esistenze ingloriose, negli
angoli bui della storia, nei coni d’ombra della memoria. Secondo
questa concezione, non esisteva virtù che non si traducesse in
comportamenti esteriori perfettamente visibili. L’individuo era
tutto nella sua azione e l’azione era sempre, al tempo stesso,
un’accettazione e un’insurrezione contro il destino umano.
L’antico eroe omerico era l’individuo che, dopo aver abbracciato
la consapevolezza di essere atteso da un destino di morte, da
un’ineluttabile discesa tra le ombre dell’Ade, si ribellava a
quel destino cercando la piena luce della gloria in una morte
splendida e memorabile.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<i><b><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Se i classici non
hanno futuro </span></b></i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<i><b><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">restiamo soli in questo mondo</span></b></i></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Come dire: l’eroe è
colui il quale, al pari di ogni altro mortale, sarà trascinato
dietro un carro nella polvere come cosa inanimata, e di lì scenderà
nella tenebra della morte. Ma, prima di farlo, fosse anche per un
solo istante, quell’individuo, a differenza di tutti gli altri,
avrebbe brillato. Un istante che sarebbe durato nell’eternità del
mito.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Per i Greci l’uomo era
<i>brotòs</i>, colui che muore, che sta morendo in ogni istante
della sua vita. E allora, se l’unica forma d’immortalità
concessa all’uomo è l’immortalità narrativa, perché la
leggenda abbia inizio la sua vita deve compiersi. Il <i>mythos</i> è,
insomma, l’unico <i>logos</i> appropriato a «colui che muore»,
l’arte che presiede al racconto di una storia è la sola logica del
morente; da ogni altro punto di vista che non sia quello del
narratore di una storia, per il quale la fine coincide con l’inizio,
l’esistenza umana è insensata. Il canto dell’Aedo è l’unica
possibile forma di senso dell’esistenza umana gravata da un destino
di morte definitivo. Ciò che noi oggi chiamiamo «letteratura» è,
insomma, l’unica religione che i Greci ci abbiano lasciato in
eredità. L’unica nostra fede di miscredenti senza fedi
trascendenti.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Tuttolibri La Stampa, 27
luglio 2019</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-12216031682672611952019-09-03T20:34:00.001+02:002019-09-03T20:34:46.109+02:00La meraviglia dell’amicizia virile (Alessandro Piperno)<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3uPwHhlBLKEy82HDLp1F8H14Ygo0Rrd_5iE7NKPrb8zPcmwCDm6iDfDGjFpH5gmR17EnakYH5O_YdCM14tI5wN5Ehcm2jjnvaHS_pBmT-VF-APuqqRTva2GsYY7Kzp4hzxnwyOcgDT-c8/s1600/montaigne.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1074" data-original-width="1062" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3uPwHhlBLKEy82HDLp1F8H14Ygo0Rrd_5iE7NKPrb8zPcmwCDm6iDfDGjFpH5gmR17EnakYH5O_YdCM14tI5wN5Ehcm2jjnvaHS_pBmT-VF-APuqqRTva2GsYY7Kzp4hzxnwyOcgDT-c8/s400/montaigne.png" width="393" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Michel Montaigne</i></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Prima o poi può capitare
a chiunque di imbattersi nella moglie di un amico in atteggiamenti
licenziosi con un altro. Eccola lì – il tavolo più in disparte di
un locale fuoriporta – scambiarsi tenerezze con uno sconosciuto! Al
primo impulso di andare a salutare, goderti sadicamente il suo
imbarazzo – le tempie paonazze, il balbettio di patetiche scuse –
ne segue un altro di segno opposto: pagare il conto, filare via
furtivi e riflettere sul da farsi.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">A me accadde anni fa. Che
choc vedere la ragazza di uno dei miei più cari amici – la coppia
più affiatata del nostro gruppo – avvinghiata a un tizio in un
cinema d’essai. Mi comportai nel modo che ancora oggi giudico il
più appropriato. Non dissi niente, tenni quel segreto per me (fino
ad ora, almeno). Dopotutto che diritto avevo di intromettermi? Chi mi
assicurava di non essermi sbagliato? E qualora ci avessi visto
giusto, chi mi diceva che la coppia più affiatata del nostro gruppo
non lo fosse proprio in virtù della spregiudicatezza sessuale,
un’indulgenza sapiente e reciproca? Del resto, non ho mai giudicato
gli adulteri con severità. La monogamia è un oltraggio alla natura
così sconsiderato che mai e poi mai mi sarei eletto a censore delle
scappatelle altrui.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Ho fatto bene? Chi può
dirlo! Se i due oggi sono sposati, hanno un paio di figli e
veleggiano verso la maturità con un certo garbo, non lo devono anche
un po’ alla mia discrezione? Non so se la signora nel frattempo ha
rotto con il suo amante o se l’abbia sostituito, non so se il mio
amico è al corrente di questa o altre infedeltà. So che l’amicizia
pone dilemmi morali di questo tipo. Se l’amico in questione mi sta
leggendo e sospetta che è suo il matrimonio di cui vado cianciando
potrebbe giudicare il mio riserbo di allora non meno riprovevole
della franchezza odierna (a mezzo stampa, per di più). Potrebbe
pensare di essere stato tradito due volte: prima dalla malafede della
moglie poi dalla reticenza di uno dei suoi più vecchi amici. La
gente non è indulgente né con gli omertosi né con gli ipocriti. Mi
chiedo: esiste in certi casi una deontologia comportamentale?
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Amicizie virili È
difficile spiegare cos’è l’amicizia virile a chi non l’abbia
mai vissuta. Per me che ho radicate difficoltà a confrontarmi con
l’altro sesso, è un diversivo spensierato, un’oasi alle fruste
faccende quotidiane. Le cene, il cazzeggio, la Lazio (allo stadio, in
tv, fa lo stesso), le lunghe sedute a Subbuteo o alla PlayStation, il
bicchiere della staffa, le diatribe sui massimi sistemi filosofici,
le dispute su quel libro che proprio non ti ha convinto e su quello
che non riesci a scrivere, i sogni di gloria, le disfide ideologiche,
le balle, il pettegolezzo, la maldicenza, le figure di merda, le
confessioni più vergognose... Per non dire dei viaggi senza meta, i
gesti di benevolenza reciproca, ma anche le prese in giro spietate
(cojonella, la chiamiamo a Roma). Tutto questo è impagabile,
insostituibile. L’ultimo sorso di adolescenza a disposizione di un
adulto. Ho più di un amico che esulta (senza darlo a vedere) quando
la moglie va in vacanza come nel famoso film con Marilyn Monroe, e
mica perché così potrà darsi alla pazza gioia, ma per dedicare un
po’ di tempo agli amici, tornare ragazzo almeno per il weekend. E
allora via con il turpiloquio, con la selvatichezza, con la libertà.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Adoro l’ultima scena de
<i>L’educazione sentimentale</i> quando Frédéric Moreau e
Deslauriers, rinvangando i bei tempi andati, si commuovono su quella
volta che andarono al bordello insieme. Frédéric esclama: «È la
cosa più bella che ci sia capitata» e Deslauriers non può che
convenirne.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Dio sa se li capisco.
Mica perché sia un frequentatore di bordelli, ma perché immagino
che anche a me tra qualche anno capiterà di rimpiangere il
cameratismo, la complicità, i simposi con i pochi amici di una vita.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">In un passo famoso di
<i>Antropologia pragmatic</i>a Kant scrive: «La specie di benessere
che sembra meglio accordarsi con l’umanità è un buon pranzo in
buona (e, se è possibile, anche varia) compagnia, della quale
Chesterfield dice che non deve essere al di sotto del numero delle
Grazie, né al di sopra di quello delle Muse». In poche parole, meno
di nove e più di tre. E trovo che Chesterfield esageri per eccesso.
Il numero perfetto a tavola è quattro, come i Cavalieri
dell’Apocalisse.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Solo i misantropi danno
valore all’amicizia? Non deve sorprendere che un orso nichilista
come Flaubert e un abitudinario incline alla solitudine come Kant
tenessero in così alta considerazione amicizie e convivi. Chi se non
colui che ha seri problemi a frequentare il prossimo può apprezzare
i pochi simili con cui sta bene? Nulla è più raro al mondo che una
persona abitualmente sopportabile, pensava Leopardi. E come al solito
aveva ragione. Ecco cos’è un amico: un raro esemplare di persona
abitualmente sopportabile. Pochi ma buoni, questo è il motto.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Perché era lui; perché
ero io Il che spiega perché lo scrittore che meglio ha saputo
descrivere l’insostituibilità dell’amicizia, i suoi incanti,
l’empatia, è anche colui passato alla storia per la scelta di
chiudersi nella sua torre d’avorio, trascurando ogni altra
faccenda, a meditare e a scrivere per il resto dei suoi giorni: parlo
di Michel Montaigne naturalmente. Il suo amico del cuore si chiamava
Étienne de La Boétie e per via della morte prematura di
quest’ultimo la loro amicizia durò poco più di un lustro.
Montaigne passò i decenni che gli rimanevano da vivere a
rimpiangerlo, parlandone sempre con toni più consoni all’amore
forse, che all’amicizia, tanto da autorizzare in qualcuno il
sospetto di omosessualità. Mai un legame fu più franco, profondo,
elettivo. Nel saggio <i>Dell’amicizia</i>, Montaigne scrive
infatti: «Se mi si chiede di dire perché l’amavo, sento che
questo non si può esprimere che rispondendo: <i>Perché era lui;
perché ero io</i>». Conoscete una definizione più efficace e più
struggente dell’amore e dell’amicizia? Perché amiamo qualcuno?
Perché gli siamo così devoti? Semplice: perché noi siamo noi e
loro sono loro. Cos’altro c’è da dire o da spiegare?
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">In un saggio più tardo,
Montaigne, tornando sull’argomento, chiarisce ancora meglio il suo
punto di vista. Parlando delle poche cose per cui la vita è degna di
essere vissuta (donne, amicizie, libri), confessa di essere un buon
conversatore ma di aborrire le amicizie frivole. Le vere grandi
amicizie si contano sulle dita di una mano. Sta ancora pensando a La
Boétie naturalmente. È per colpa di quell’amico morto da molti
anni, quel compagno che lo ha in qualche modo viziato, che Montaigne
ha perso interesse per tutti gli altri. Le amicizie, quelle vere e
profonde, si basano solo sull’elezione e sull’affinità. Come si
vede: solo gli isolati credono davvero nell’amicizia.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<i><b><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Chi aveva ragione
tra Montaigne e La Rochefoucauld</span></b></i></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Al contrario sono i
mondani, gli estroversi, chi conta migliaia di amici su Facebook, chi
non si perde un cocktail o una prima al cinema, a non tenere in gran
conto l’amicizia, un po’ come i libertini per cui una donna vale
l’altra.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">E mi viene subito in
mente un altro dei Gran Signori delle lettere francesi. Vissuto quasi
un secolo dopo Montaigne, il duca di La Rochefoucauld frequentava
assiduamente il salotto di Madame de Sablé, circolo parigino tra i
più rinomati ed esclusivi nei formidabili anni della Reggenza.
Intrecciò amicizie profonde – straordinariamente proficue per la
letteratura occidentale – con Madame de La Fayette e Madame de
Sévigné. Che trio incredibile! Il duca era bello, ricco, audace, un
conversatore strepitoso, divertente e disincantato a un tempo. Oltre
alle stupende <i>Memorie</i> gli dobbiamo le famose <i>Massime</i>.
Dato il contesto, non ci sorprende che in una di esse scriva: «Per
raro che sia il vero amore, è meno raro della vera amicizia». Assai
più sorpresa ci suscita questa, altrettanto famosa: «Nelle
avversità dei nostri migliori amici noi scopriamo sempre qualcosa
che non ci dispiace». La Rochefoucauld mette il dito sulla piaga
purulenta dell’amicizia, svela l’oscuro doppiofondo di qualsiasi
sodalizio.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Per intenderci, provate a
immaginare una telefonata con il vostro più caro amico. Ecco che,
dopo il solito cazzeggio, vi annuncia: «Senti, ho una cosa da
confessarti». «Tipo?». «Una cosa grossa». «Dai, non tenermi
sulle spine». «Hai presente il vincitore della lotteria di
Capodanno, quello che non si fa trovare? Il possessore del biglietto
da dieci milioni di euro». «Be’, è il tuo benzinaio? La tua
colf?». «No, sono io». «Dai, non scherzare». «Parlo
seriamente».
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Ditemi se non è
un’ottima ragione per mettere alla prova la tenuta di una lunga
consolidata amicizia. Dovremmo essere contenti per lui, il nostro
amico è diventato milionario. Eppure in quel momento lo vorremmo
morto. Facciamo di tutto per dissimulare questi impulsi biechi ma è
più forte di noi. Siamo sconvolti. Non a caso Oscar Wilde, a suo
modo un moralista classico non meno geniale di La Rochefoucauld,
diceva: «Ognuno può compatire le sofferenze di un amico, ma è
necessaria una natura davvero gentile per simpatizzare con i successi
di un amico». Nessuna amicizia è mai davvero limpida. Ecco perché
non c’è niente di meglio che parlare male di un amico. Ci piace
ammirarlo, ma talvolta ci piace anche disprezzarlo. In fondo è
invecchiato peggio di me, ci cogliamo ogni tanto a pensare. E ne
proviamo conforto. Ma se muore, o se in qualche altro modo viene
meno, lascia una voragine profonda, non un dolore che toglie il
fiato, ma una specie di malinconia soffusa e immedicabile.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Insomma, credere o non
credere nell’amicizia? Credere o non credere nella sua purezza e
onestà? Chi aveva ragione, Montaigne o La Rochefoucauld? A chi dare
retta, al solitario o al mondano?</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La Lettura – Corriere
della sera, 28 gennaio 2018</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-57357061581038370472019-09-03T12:39:00.001+02:002019-09-03T13:41:12.728+02:00Le Thor. Una poesia di René Char (Traduzione S.L.L.)<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwWS1cBKNKK2pNxZ4-Q83NMdzpzuEtYCf0fgY2HSOKQVMddCaChanICnIW87CbR0vmaE0lV3-j_lsflWZnyPZ1VHVGSaJEtTet1f8Wcr5GmVWDmvw35DiNu-RK34HRqczuzZLKblYXvmnT/s1600/lethorancien1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="379" data-original-width="567" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwWS1cBKNKK2pNxZ4-Q83NMdzpzuEtYCf0fgY2HSOKQVMddCaChanICnIW87CbR0vmaE0lV3-j_lsflWZnyPZ1VHVGSaJEtTet1f8Wcr5GmVWDmvw35DiNu-RK34HRqczuzZLKblYXvmnT/s1600/lethorancien1.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Le Thor in Provenza, nel dipartimento della Valchiusa, non lontano dal Mont Ventoux</i></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: large; text-align: justify;">Nel sentiero dalle erbe intorpidite
dove noi ci stupivamo da ragazzi, che la notte si arrischiasse a
passare, le vespe non andavano più ai rovi e gli uccelli ai rami.
L'aria apriva agli ospiti del mattino la sua turbolenta immensità.
Non erano che filamenti di ali, tentazione di urlare, voltaggio tra
luce e trasparenza. Il Thor si esaltava sulla lira delle sue pietre.
Il monte Ventoux, specchio delle aquile, era in vista. Sul sentiero
dalle erbe intorpidite, la chimera di un'età perduta sorrideva alle
nostre giovani lacrime</span><br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<i style="font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: x-large;">---</i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i><b>Dans le sentier aux herbes engourdies
où nous nous étonnions, enfants, que la nuit se risquât à passer,
les guêpes n’allaient plus aux ronces et les oiseaux aux branches.
L’air ouvrait aux hôtes de la matinée sa turbulente immensité.
Ce n’étaient que filaments d’ailes, tentation de crier, voltige
entre lumière et transparence. Le Thor s’exaltait sur la lyre de
ses pierres. Le mont Ventoux, miroir des aigles, était en vue. Dans
le sentier aux herbes engourdies, la chimère d’un âge perdu
souriait à nos jeunes larmes</b></i></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><i><b><br /></b></i></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;">Dal sito "Persèe - Parcourir les collections"</span></span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-84220686975608130152019-09-03T12:16:00.001+02:002019-09-03T12:16:27.355+02:00Alvin Kennard. L’incredibile storia del condannato all’ergastolo per aver rubato 50 dollari ((Elena Tebano) <table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgIGdvM2OE8-fRLzEPY_ovpRYgivgykkvkVNxE-RH1SOJ85NFXWVxtopwfvedWIfGE9VQWdooz6BkgjIb3SqMxk4j4EirXUnmeGxAVxeID5G4P0sS5QpNFmtzdzCMkjZASLZaUHeRb1TIT/s1600/alvin-kennard-at-his-resentencing.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="438" data-original-width="431" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgIGdvM2OE8-fRLzEPY_ovpRYgivgykkvkVNxE-RH1SOJ85NFXWVxtopwfvedWIfGE9VQWdooz6BkgjIb3SqMxk4j4EirXUnmeGxAVxeID5G4P0sS5QpNFmtzdzCMkjZASLZaUHeRb1TIT/s320/alvin-kennard-at-his-resentencing.jpg" width="315" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Alvin Kennard</i></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Alvin Kennard aveva
appena 22 anni quando, nel 1983, entrò in una panetteria
dell’Alabama con un coltello in mano e si fece consegnare dalla
cassiera 50,75 dollari in contanti. Nessuno si fece male nella
rapina, ma all’epoca in Alabama vigeva l’<i>Habitual Felony
Offender Act</i>, nota anche come la «legge dei tre colpi». Visto
che era stato già stato condannato a tre anni di libertà vigilata
per tre capi d’accusa di furto con scasso (relativi a un solo
episodio del 1979), alla quarta condanna ricevette in automatico la
pena del carcere a vita senza libertà condizionale. Ora, 36 anni
dopo, un giudice ha ordinato che sia liberato dal carcere di
Donaldson a Bessemer, racconta il “Guardian”. Quando ha ascoltato
la sentenza Kennard, che oggi ha 58 anni, era in manette e vestito
con la tuta a strisce del carcere: ha passato così gran parte della
sua vita.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">La sua storia è talmente
assurda, vista soprattutto con lo sguardo della tradizione di diritto
europea, da sembrare incredibile. Ma la sua avvocata, Carla Crowder,
che è direttrice esecutiva dell’<i>Alabama Appleseed Centre for
Law and Justice</i>, dice che ci sono «centinaia» di prigionieri in
situazioni simili ancora in carcere perché non hanno avvocati. «È
incredibilmente ingiusto che centinaia di persone in Alabama scontino
l’ergastolo senza libertà condizionale per crimini non violenti».
D’altronde, è bene ricordarlo, è lo stesso Stato che voleva
incriminare una donna vittima di una sparatoria perché la pallottola
che l’ha ferita ha ucciso il feto che portava in grembo.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Rassegna stampa Corriere
della sera, 31 agosto 2019</span></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-91112409704239838422019-09-03T09:54:00.002+02:002019-09-03T09:54:27.242+02:00La Danimarca alza una recinzione al confine con la Germania: oggi per i cinghiali, domani chissà (Sandro Orlando) <br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_YaVHYllKvauAWEqaUDcbcQaf1hrB71O5YXiPaBCRLNc7EvGPYAWzDeO_b2QhP54x0aaT5zzWm6-t3gWXlwINkOPExNeevzA7R4xILSchymsHnpkaG-cia5hkN76cnq0DkyqSMMSVUBLl/s1600/Rete+cinghiali+germania+danimarca.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="408" data-original-width="544" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_YaVHYllKvauAWEqaUDcbcQaf1hrB71O5YXiPaBCRLNc7EvGPYAWzDeO_b2QhP54x0aaT5zzWm6-t3gWXlwINkOPExNeevzA7R4xILSchymsHnpkaG-cia5hkN76cnq0DkyqSMMSVUBLl/s1600/Rete+cinghiali+germania+danimarca.jpg" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Da tre anni la Danimarca
ha reintrodotto i controlli alla frontiera con la Germania, ma da
poco a separare i due Paesi c’è anche una barriera metallica. Una
recinzione di acciaio che corre per 68 chilometri, separando la
penisola danese dello Jutland dal Land tedesco dello
Schleswig-Holstein. Una rete saldamente ancorata al terreno, ma alta
appena un metro e mezzo, perché non è studiata per gli esseri
umani, ma per gli animali, nello specifico per i cinghiali, come
racconta il settimanale “Der Spiegel”. Perché è con difese come
questa che la Danimarca spera di proteggersi dall’epidemia di peste
suina africana che dopo essere dilagata da anni nell’Est Europa è
arrivata anche in Belgio.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">La piccola nazione
scandinava ha un’economia che dipende dalla produzione di carne di
maiale, e basterebbe solo un capo infetto per decretare
automaticamente lo stop alle esportazioni nei Paesi extra Ue, con una
perdita di almeno 1,5 miliardi di euro. Il punto è che il virus di
questa epidemia viene trasmesso dai cinghiali, e in Danimarca
praticamente non ce ne sono: con l’abbattimento di cento capi la
popolazione di cinghiali autoctona l’anno scorso è stata
dimezzata. Molto diversa invece la situazione in Germania, dove nella
scorsa stagione sono stati cacciati più di 800 mila cinghiali.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">«La Danimarca non è un
Paese razzista, questa recinzione serve solo a combattere un’epidemia
potenzialmente devastante — spiega Tariq Halasa, professore di
malattie animali all’Università di Copenhagen — e ha senso anche
solo se riuscisse a ridurre del 10-20% i rischi di contagio». La
precisazione è d’obbligo dopo che Rasmus Paludan, il fondatore del
partito anti-islamico Stram Kurs («linea dura») ha chiesto di
alzare la recinzione di un altro metro e mezzo, visto che dopo tutto
anche gli esseri umani possono trasmettere il virus. Il prossimo anno
tedeschi e danesi festeggeranno un secolo di pacifica convivenza, ma
di certo si parlerà anche di questa rete che sta guastando il buon
rapporto di vicinato.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Rassegna stampa Corriere
della sera 28 luglio 2019</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-78097429861172108112019-09-03T09:38:00.001+02:002019-09-03T09:38:30.389+02:00Brecht. La valigia sempre in mano (Luigi Forte)<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqzT4h70Qx4Nulv2hDts_9IXzVk7qu9XD11fgZ09PDBySpUeFyhj55CAA41bldrK5i9nX9KABee0Mzlgqp69mkIdwmPz0avSZJJoXSsbxnUogEIZ1LUT2Zg9Fu4oXywbdlKfpkWSuU6xCx/s1600/bertolt-brecht.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="352" data-original-width="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqzT4h70Qx4Nulv2hDts_9IXzVk7qu9XD11fgZ09PDBySpUeFyhj55CAA41bldrK5i9nX9KABee0Mzlgqp69mkIdwmPz0avSZJJoXSsbxnUogEIZ1LUT2Zg9Fu4oXywbdlKfpkWSuU6xCx/s1600/bertolt-brecht.jpg" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Cinquant'anni fa moriva
Bertolt Brecht. Per la precisione, il 14 agosto 1956, poco prima di
mezzanotte. Nei giorni precedenti aveva dovuto interrompere per un
malore le prove del <i>Galilei</i> nel suo prestigioso teatro di
Berlino Est, il Berliner Ensemble. Era ormai uno scrittore di fama
internazionale, guardato con sospetto a Ovest e osannato a Est. In
tempi di guerra fredda gli uni gli rimproveravano il suo caparbio
marxismo, mentre gli altri, nel regime di Walter Ulbricht, esaltavano
il genio dell'arte socialista.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">In realtà il bavarese
Brecht, nato ad Augsburg nel 1898, non aveva mai smesso di sentirsi
un emigrante, insofferente a qualsiasi forma di rigida ortodossia. In
una poesia del 1949 confessò: «Di ritorno da quindici anni d'esilio
/ son venuto ad abitare in una bella casa,/ (...) Sull'armadio / coi
manoscritti c'è ancora sempre/la mia valigia».</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Come molti altri, il
povero B.B. percorse il difficile cammino dell’esilio portandosi
dietro tutte le grandi contraddizioni della storia tedesca del primo
Novecento. Negli Anni Venti era stato l'enfant prodige del teatro
tedesco, il nuovo drammaturgo di cui tutti parlavano, Non si può
pensare alla cultura della Repubblica di Weimar senza <i>L'opera da
tre soldi</i> né al declino di quella drammatica esperienza politica
senza i song e le ballate brechtiane musicate da Kurt Weill. Tutto
ciò appartiene ormai al museo della modernità che riflette fra le
luci della ribalta la totale impotenza di una prestigiosa classe
intellettuale.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Brecht non ebbe
difficoltà a capire che aria tirava: il giorno dopo l'incendio del
Reichstag, il 28 febbraio 1933, partì per Praga con la moglie Helene
Weigel e il figlio Stefan. Abbandonava la Germania che avrebbe
rivisto solo nel 1948, distrutta e sfigurata, per diventare un
esiliato: senza patria, senza lingua né identità. Non è un caso
che proprio intorno alla straziata icona della Madre Germania ruoti
un'ampia riflessione che fa di Brecht, forse proprio grazie alla sua
lungimiranza politica, ben oltre i confine nazionali, un «poeta
tedesco» a tutto tondo, in una tradizione illuministica che va da
Lessing a Marx.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Da Svendborg, Lidingo,
Helsinki, «più spesso cambiando Paese che scarpe», egli non smette
di scagliarsi contro Hitler e il nazismo con satire, epigrafi,
invettive. Di fronte alla lotta si rafforza la sua vocazione
pedagogica e il lirico Brecht mobilita il linguaggio, lo condensa in
formule che viaggiano attraverso l'etere trasmesse da radio
clandestine. E lo piega verso la satira più feroce con testi
teatrali come <i>La resistibile ascesa di Arturo Ui</i> e <i>Terrore
e miseria del Terzo Reich</i>. Ma, come mostrano anche gli anni del
suo esilio americano, i suoi lavori per lo più rimangono nel
cassetto. «Insegnare senza allievi/ - recita un suo verso - scrivere
senza fama/ è difficile». E non bastano i riconoscimenti che gli
giungono da più parti, al suo rientro in Europa, a superare
l'esperienza di privazione che fu l'esilio, quella cesura
irreversibile, che gli fece dire in una delle liriche più note, <i>A
coloro che verranno</i>, che in tempi tanto bui «discorrere d'alberi
è quasi un delitto».</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Nel dopoguerra il
filosofo Adorno gli rimproverò di non aver salvato l'autonomia
dell'arte inquinandola con la politica. Certo, schierandosi egli non
poté evitare che la parola degenerasse enfaticamente nei toni
dell'apologia. Anzi, il poeta vestì i panni del mentore, del vate,
perfino del tribuno. Un'esperienza che fa di Brecht uno scrittore
molto legato alla sua epoca. I suoi problemi, in gran parte, non sono
più i nostri e i pochi decenni che ci separano dalla sua morte
sembrano secoli. La fine delle ideologie ha sfocato perfino le sue
ambiguità politiche. Non poche negli ultimi anni trascorsi nella ex
Rdt, quando cercò invano di conciliare la libertà delle masse
socialiste con lo stalinismo del partito. La distanza ha reso caduca
una parte delle sue opera, sollecitando, anche a teatro, il recupero
delle sue prime pièces, anarcoidi e antiborghesi, come <i>Baal</i> o
<i>Nella giungla delle città</i>, in cui egli gioca con la
letteratura quasi con vocazione postmoderna.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Del resto già Max Frisch
insinuò, a suo tempo, che il Maestro aveva raggiunto l'innocuità di
un classico. E Durrenmatt, a metà degli Anni Settanta, rincarò la
dose, affermando che Brecht era affascinato dal dogmatismo, tendeva a
installarsi in un sistema, senza avvertire i cambiamenti che si
andavano preparando, anche per chi continuava a credere nel futuro di
una società senza classi.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Col tempo le critiche
hanno investito un po' tutto il pianeta Brecht: a cominciare dal suo
cinico maschilismo che seppe sfruttare collaboratrici e amanti di
grande livello intellettuale come, ad esempio, Elisabeth Hauptmann,
Grete Steffin, Ruth Berlau. È pur vero, inoltre, che il suo modo di
riflettere sulla condizione umana, specie sulla scena, risulta un po'
troppo semplicistico e schematico. Brecht non conosce chiaroscuri,
zone d'ombra ed è mosso da eccessivo zelo pedagogico. Ma oggi al suo
teatro epico si preferisce, come dimostra l'interesse di Moni Ovadia
per <i>Le storie del signor Keuner</i>, il Brecht aneddotico,
gnomico, «cinese». Oggi ritorna alla ribalta anche la sua poesia,
un immenso, affascinante diario lirico che il Maestro ha proiettato
fra le contraddizioni del mondo. L'ha scritta pensando a modelli
facilmente fruibili, utilizzando spesso forme del passato, ma con una
sensibilità orientata verso la futura società dei mass media. Basti
pensare alle <i>Poesie di Svendborg</i> scritte in parte per la radio
o al nesso fra testo e immagine nell'<i>Abici della guerra</i>.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Ce qualcosa dunque nel
Brecht lirico che resiste al tempo o si modella sul nostro
problematico presente. Come l'idea di un nuovo soggetto
antropologico, fluido e leggero, ma persistente nel flusso caotico
delle metropoli e nei terremoti della storia. È ciò che racconta il
<i>Libro di lettura per gli abitanti delle città</i>. Brecht cerca
nuovi spazi per un individuo che si confronta con la modernità e con
il progresso senza sacrificare l'idea della mutabilità del mondo.
Una lezione di dialettica che conserva intatto il suo valore e ben si
concilia - nella splendida poesia <i>Il cambio della ruota</i> - con
il dubbio e un'urgenza che ha il volto della vecchia utopia. Senza
arroganza, ma con il tocco lieve e ironico del saggio che suggeriva:
«Non ho bisogno di una lapide senza tomba / ma, se voi ne avete
bisogno, / vorrei ci fosse scritto:/ ha fatto proposte. Noi /le
abbiamo approvate. / Una simile iscrizione / onorerebbe tutti
quanti».</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">“Tuttolibri La Stampa”,
12 agosto 2006</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-42662580545139610612019-09-03T08:57:00.000+02:002019-09-03T08:57:09.933+02:00Rousseau (S.L.L.)<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0LxZAss1j-a5UW9lIAssLPCFOrJ3gVTR0pTFlSXuQCixTFJfCksdyfcfOCAbaTPkNXTeIxQlriH7GKYgBvnLV710iZ_4HoyGNtjqH7munrBGfQIAC51W2lM-1zgiIlSFItSkcxTokGmDV/s1600/rousseau.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="646" data-original-width="508" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0LxZAss1j-a5UW9lIAssLPCFOrJ3gVTR0pTFlSXuQCixTFJfCksdyfcfOCAbaTPkNXTeIxQlriH7GKYgBvnLV710iZ_4HoyGNtjqH7munrBGfQIAC51W2lM-1zgiIlSFItSkcxTokGmDV/s400/rousseau.jpg" width="313" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Se si guardano le cose
con un minimo di distacco si capisce che nella "piattaforma
Rousseau" si sta consumando un piccolo dramma. Questa
"democrazia telematica protetta" e sottoposta a un
controllo privato è per molti aspetti una finzione o una burletta,
ma ciò non toglie che la scelta che oggi si propone agli iscritti al
movimento 5 Stelle, sia tutt'altro che facile e scontata.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Quel movimento aveva
avuto un suo primo sviluppo combattendo l'intera classe politica,
giudicata ingorda e incapace, ma avendo come bersaglio principale il
governo dello "psiconano" (così diceva Grillo, al tempo
faro dei 5 Stelle, parlando di Berlusconi).
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Ma la crescita più
impetuosa l'ha avuta dopo, in opposizione al governo Monti
soprattutto, voluto da Napolitano e sostenuto in primo luogo dal Pd,
e poi ai governi a guida piddina (Letta, Renzi e Gentiloni). In
quella fase, con il tipico metodo grillino, di rado hanno usato
contro il Pd, diventato il principale bersaglio, il raziocinio o
l'opposizione argomentata, ma son ricorsi soprattutto al "vaffa",
dando spazio a tutte le accuse, anche le più strampalate, a tutti i
sospetti, a tutte le pulsioni aggressive e forcaiole. L'incontro con
la Lega, con cui le differenze programmatiche erano molto grandi,
avveniva proprio sulla base degli odi comuni.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Oggi gli attivisti del
movimento sono chiamati a pronunciare un sì o un no sulla
costituzione di un governo di coalizione proprio con il Pd. Per i 5
Stelle questa partecipazione al governo con un parlamento ancora
pieno di loro deputati e senatori mentre in ogni consultazione
elettorale si registra una forte caduta di consenso, non rappresenta
solo una prova d'appello con un alleato meno prepotente, dopo
un'esperienza di governo molto inferiore alle attese, ma forse
l'ultima occasione per mantenere una qualche consistenza elettorale e
l'ultima speranza di realizzare qualche proposta caratterizzante. Ma
non può stupire il voto contrario di pentastellati consapevolmente
destrorsi e oggi tifosi di Salvini e la reazione di pancia e poco
ragionevole di una parte di quella base attiva che viene solo ora
inopinatamente chiamata a consulto, probabilmente per volontà di
dirigenti ostili all'accordo, animati da una volontà di
autodissoluzione. Se fossi un complottista penserei che si tratta di
quinte colonne del salvinismo. Ma forse è solo una reazione alla
“Muoia Sansone” di opportunisti frustrati dalle contese interne.</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-4480132234326517092019-09-02T22:59:00.000+02:002019-09-02T22:59:25.692+02:00Victor Hugo. Dai corsivi di Fortebraccio (Mario Melloni<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Mario
Melloni, che fu con il nome di Fortebraccio corsivista de “l'Unità”,
amatissimo dai suoi lettori, soleva inserire nei suoi “pezzi”
storie e aneddoti tratti dalle fonti più svariate e raccontati in
bello stile. Questo ricorda uno scrittore ottocentesco al tempo molto
popolare e caro alle sinistre democratiche e socialiste. (S.L.L.)</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br />
</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6iQiFdefdtJweGmx5ZfMj8Uohii4tuGPVlfF5P6r7l91_Tabyby94EzFDXcydODi72DMHS2LPoGdit8sj8DVEM4GlLhywods97a1XZ23PgTxcFBTqf9_jNCG3BK-iF7YvYzR1xH-Ki_qO/s1600/hugo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1440" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6iQiFdefdtJweGmx5ZfMj8Uohii4tuGPVlfF5P6r7l91_Tabyby94EzFDXcydODi72DMHS2LPoGdit8sj8DVEM4GlLhywods97a1XZ23PgTxcFBTqf9_jNCG3BK-iF7YvYzR1xH-Ki_qO/s640/hugo.jpg" width="575" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Nel
1871, dopo il lungo esilio, Victor Hugo fu eletto deputato. Un giorno
egli teneva davanti a un’assemblea attentissima uno dei suoi
infiammati discorsi. Ed ecco che dal folto degli uditori si alzò una
vocetta stridula a interromperlo. Il grande uomo si fermò, e,
secondo l’uso, disse: «Monsieur, nommez-vous», nominatevi, dite
chi siete. Ma nessuno raccolse l’invito. </span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Allora Victor Hugo riprese
a parlare, e ancora, per una seconda e una terza volta, la solita
vocetta fessa e anonima si fece sentire, finché l’oratore, perduta
la pazienza, ripetè rabbiosamente l’invito a nominarsi. </span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Ed ecco
che finalmente dal folto dell’uditorio si alzò un nome: «Bourbichon». «Bourbichon? — disse il celeberrimo romanziere
stupito. — Bourbichon? Je n’espérait pas tant», io non speravo
tanto.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">l'Unità, 30 aprile 1982</span></span></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-88313424620322351512019-09-02T22:33:00.000+02:002019-09-02T22:33:27.530+02:00In cambio della vita (Michele Smargiassi)<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYaD6D26M_3uzqWN7XveUztjV7kNkzY_5iEBdvm7rk0AWIDJ7km-HVlLrvVS1vxse16i8N0HUqjeCKt5bi_ec5yjtmDVpPLuABppsQB8tzRBTt0CSneJyDi4lsqDMfJ_fnGoskzYdJg5kk/s1600/Beauvais_fl%25C3%25A8che.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="517" data-original-width="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYaD6D26M_3uzqWN7XveUztjV7kNkzY_5iEBdvm7rk0AWIDJ7km-HVlLrvVS1vxse16i8N0HUqjeCKt5bi_ec5yjtmDVpPLuABppsQB8tzRBTt0CSneJyDi4lsqDMfJ_fnGoskzYdJg5kk/s1600/Beauvais_fl%25C3%25A8che.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>La cattedrale di Beauvais in una stampa del XVI secolo<br />La guglia della torre raggiungeva l'altezza di 153 metri</i></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Una leggenda racconta che, quando la
guglia della cattedrale gotica di Beauvais crollò, il 30 aprile 1573
(ironia del caso, era il giorno dell'Ascensione), nessuno osasse
rimuoverne le rovine. L'incarico fu dato a un galeotto condannato a
morte, in cambio della vita. Che fece bene il suo sporco lavoro, e
sopravvisse anche a un crollo, aggrappandosi a una fune: la corda a
cui doveva essere appeso, dunque, lo salvò. Quella di Beauvais era
nata per diventare la più imponente, alta, audace cattedrale gotica
del mondo: fu perduta dalla sua ambizione, e non fu mai terminata.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Da <i>Quando le Cattedrali crollano </i><span style="font-style: normal;">in
“Rep: wickend”, 20 aprile 2019</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-56060672854473492092019-09-02T12:47:00.001+02:002019-09-02T16:15:19.576+02:00Orecchiette al pesto di erbe aromatiche con melanzane. Una ricetta in versi da "La cucina del buon gusto" (S.L.L.)<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Si pubblicano troppi libri da cucina (e si fanno troppe trasmissioni di gastronomia). Il risultato è che quasi tutti quei libri risultano inutili e non pochi indigesti. Non quello che Simonetta Agnello Hornby, di antica e nobile famiglia siciliana, avvocato a Londra e scrittrice, e Maria Rosario Lazzati, milanese e fondatrice a Londra di una rinomata scuola di cucina, hanno messo insieme per i tipi della Feltrinelli, <i>La cucina del buon gusto</i>, che non è tanto un ricettario, ma un libro ricco ove si incontrano memoria, sapienza gastronomica, amore dell'umanità e amore per la scrittura. </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ho tratto da quel libro la ricetta da mettere in versi secondo il metodo scelto da Alberto Capatti per Alfagola e di cui ho postato in questo blog un esempio, tratto dall'Artusi, alcuni giorni fa: "ingabbiare le parole e la sequenza di una ricetta in versi di otto o nove sillabe". Io ho preferito nettamente i versi di 8 sillabe, per ottenere un ritmo più orecchiabile, ho usato come fa Capatti rime e assonanze, quando non risultino forzate. In più rispetto a lui ho inserito anche le dosi e separato con sottotitoli le diverse fasi del procedimento. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il risultato mi pare buono, come del resto quello della preparazione, un incontro tra il pesto (ottenuto però senza rigorismi e senza pestello) di ispirazione ligure, con la pasta alle melenzane siciliana (ma senza il sugo di pomodoro e la ricotta salata della celebre pasta alla Norma). </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Penso che la ricetta si possa eseguire senza difficoltà e spero che qualche visitatore mi annunci di averla preparata con successo. (S.L.L.)</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAnCGqppLM-nTHSRj0NRP652vnKdtzyzDYndKWe0jRRzpqch_KioEViJtx86Xkscpskz8JSc0LXPvbP2AosOq77ewBrg4Bfpf4ypGeed_q9LSAPSCeM4W6TPoa7tgmcFxC6QLoJiUGpMxI/s1600/pinoli.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="211" data-original-width="318" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAnCGqppLM-nTHSRj0NRP652vnKdtzyzDYndKWe0jRRzpqch_KioEViJtx86Xkscpskz8JSc0LXPvbP2AosOq77ewBrg4Bfpf4ypGeed_q9LSAPSCeM4W6TPoa7tgmcFxC6QLoJiUGpMxI/s1600/pinoli.jpg" /></a></span></div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<i><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b></i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<i><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">1. Tostatura dei
pinoli</span></b></i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Fai saltare in padellina</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">senza burro o margarina,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">né battuti, strutti o
oli</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">due cucchiai di pinoli;</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">di continuo tu rimesta</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">con il tuo cucchiaio di
legno:</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">se si fanno biondi è
segno</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">che la tostatura basta.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Or tostati, in una
ciotola</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">allontanali dal fuoco:</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">non bruciarli è del
cuoco</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">la fondamentale regola.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFn2DagMByAAURkjWjbcfxtmzLwXNPEXZKAI70xrE1VldTG0jYF-ZUqRPTbnvlqUi-Vc1jOA4XF4rvXIisp2ckqcrhduoKBSymVMhuSRJlTfyoAK82VDcXSKp-Ki8927rNG3-umrLhu6bC/s1600/maggiorana.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="159" data-original-width="318" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFn2DagMByAAURkjWjbcfxtmzLwXNPEXZKAI70xrE1VldTG0jYF-ZUqRPTbnvlqUi-Vc1jOA4XF4rvXIisp2ckqcrhduoKBSymVMhuSRJlTfyoAK82VDcXSKp-Ki8927rNG3-umrLhu6bC/s1600/maggiorana.jpg" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<i><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">2. Il pesto</span></b></i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Nella piccola vaschetta</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">del robot tuo da cucina</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">metti ora una manciata
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">della fresca maggiorana,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">ed un'altra di basilico,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">foglie di fragrante timo,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">un cucchiaio di buon origano,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">quattro pomodori secchi,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">uno spicchio d'aglio
rosso,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">un cucchiaio grande di capperi</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">dopo averli dissalati,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">delle olive senza
nocciolo,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">nere o bianche non
importa,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">un peperoncino secco</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">e i pinoli ch'hai
tostati.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Frulla, frulla, frulla
bene.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Metti adesso il risultato</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">in un piatto di portata,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">fondo, e incorpora i
formaggi,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">trenta grammi pecorino</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">e cinquanta parmigiano.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Dopo lascia riposare</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">per mezzora almeno il
tutto,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">che si possa amalgamare</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">combinando ogni sapore.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<i><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">3. Le due padelle</span></b></i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Per cipolla e melenzana</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">due padelle antiaderenti</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">una media e una grande:</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">hanno tempi differenti</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">e si uniscono alla fine.
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">4. Cipollata</span></i></b></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Una cucchiaiata d'olio</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">dentro la padella media</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">metti adesso a riscaldare,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">poi soffriggi dolcemente</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">dentro l'olio una cipolla</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">rossa, grande, ben
pelata,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">affettata sottilmente</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">con un pizzico di sale</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">per un quarto d'ora buono</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">a coperto mescolando</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">col cucchiaio, di tanto
in tanto.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6qkunZ5Ra93xVsf0gbHwi_5YHEUl_TcmiRlwPjrEAf_FwmSYVf1GkRXMgkcHJ94E3Zge2V07Y1vwwCmVdpsSQwTEcmmS65dezX28-ujJaMIUYzbMy46pPAzLHkeUKHdPRxVDmOR7WMAJ6/s1600/melanzana-viola.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="318" data-original-width="318" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6qkunZ5Ra93xVsf0gbHwi_5YHEUl_TcmiRlwPjrEAf_FwmSYVf1GkRXMgkcHJ94E3Zge2V07Y1vwwCmVdpsSQwTEcmmS65dezX28-ujJaMIUYzbMy46pPAzLHkeUKHdPRxVDmOR7WMAJ6/s1600/melanzana-viola.jpg" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<i><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">5. Melanzana</span></b></i></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
Nel frattempo sotto sale</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
avrai posto melenzana,</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
viola, ovale, bella grande,</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
a dadini di un centimetro</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
per far perdere l'amaro.</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
Asciugati con un panno</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
i dadini friggeranno</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
tutti nella gran padella.</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
Imbionditi che saranno</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
(ti ci vuole un quarto d'ora)</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
tu cospargili d'origano,</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
indi mescola ed aggiungi</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
la cipolla preparata.</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<i><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">6. Altro amalgama</span></b></i></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
Sopra il fuoco due minuti</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
tieni il tutto, non di più;</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
lascia al caldo a riposare.</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuQnlgfb8YKB6691_ILPP-XDhu67-wp4WKeUJY6RC9qteBDgpgPPoiLnlm2Ked2OHDogk5JjAQrpCIAlR3CQAQUoEHPLc9s3dI4VdM3CDn3wNgGxTs8MB1Nu17GSqwAFhKCi8_r7VxIh6b/s1600/Orecchiette.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="209" data-original-width="318" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuQnlgfb8YKB6691_ILPP-XDhu67-wp4WKeUJY6RC9qteBDgpgPPoiLnlm2Ked2OHDogk5JjAQrpCIAlR3CQAQUoEHPLc9s3dI4VdM3CDn3wNgGxTs8MB1Nu17GSqwAFhKCi8_r7VxIh6b/s1600/Orecchiette.jpg" /></a></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<i><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">7. La pasta</span></b></i></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
Sono adatte le orecchiette,</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
danno consistenza al sugo</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
e felicemente accolgono</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
melenzane con cipolla.</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
Quattro etti o poco più</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
basteran per sei persone</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
se è previsto anche il secondo.</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
Vanno cotte per il tempo</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
indicato in confezione</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
dentro pentola capiente,</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
abbondante acqua salata.</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><i><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">8.
Preliminari</span></i></b></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
Prima di scolare togli</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
un decilitro dell'acqua</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
di cottura, la metà</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
verserai dunque sul pesto</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
mescolando poi l'insieme,
</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
mentre metterai </span><span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: large;">il resto</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
all'interno di una ciotola
</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
e con un cucchiaio d'olio.</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<i><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">9. Nel piatto di
portata</span></b></i></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
Scola al dente e nella pentola</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
tu rimetterai la pasta</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
aggiungendo l'emulsione</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
d'acqua e olio e poi rimescola,</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
con il fuoco medio acceso.
</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
Un minuto e versa il tutto</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
dentro il piatto di portata</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
dove ansioso attende il pesto.</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
Mescolare, mescolare,</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
mentre aggiungi melenzane</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
e cipolla alla tua pasta.</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<i><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">10. A tavola</span></b></i></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
Porta in tavola e comincia</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
il servizio suggerendo</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
a chi ne ama il dolce gusto</span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">
parmigiano grattugiato.
</span></div>
</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-45950206603732184202019-09-02T08:36:00.001+02:002019-09-02T22:53:48.917+02:00Ricreazione. Dai corsivi di Fortebraccio, una storiella cara a Emilio Cecchi (Mario Melloni)<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Mario
Melloni, che fu con il nome di Fortebraccio corsivista de “l'Unità”,
amatissimo dai suoi lettori soleva inserire nei suoi “pezzi”
storie e aneddoti tratti dalle fonti più svariate e raccontati in
bello stile. Questo, pur senza fare nomi, lo fa risalire a Suso
Cecchi D'Amico, figlia dello scrittore Emilio Cecchi. (S.L.L.)</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuDQowFmpgAbyxAS0SsWtqXsQLOe5e59ULfSA7LnZME2RVMzMt-oFQknXC6wy50w1vfLcJ1P8gm-kV50KYKnFI-vfge405eJ7upVqgrOzX_RIfiCf_7q9tZ72IDkPiNEaYjvCAfZALwZ3y/s1600/cecchi+emilio.png" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="231" data-original-width="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuDQowFmpgAbyxAS0SsWtqXsQLOe5e59ULfSA7LnZME2RVMzMt-oFQknXC6wy50w1vfLcJ1P8gm-kV50KYKnFI-vfge405eJ7upVqgrOzX_RIfiCf_7q9tZ72IDkPiNEaYjvCAfZALwZ3y/s1600/cecchi+emilio.png" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Emilio Cecchi</i></td></tr>
</tbody></table>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Una
nostra amica, famosa autrice di sceneggiature cinematografiche e
figlia di uno dei nostri maggiori scrittori contemporanei, oggi
scomparso, ci ha raccontato una volta che a suo padre piaceva molto
la storiella di un tale che improvvisamente decise di abbandonare il
mondo e di andare a vivere in un eremo dove alcuni monaci conducevano
una stentatissima esistenza, piena di volontarie privazioni e di
rigorosissime penitenze. Ma dopo pochi mesi quel tale tornò e agli
amici i quali gli rimproveravano di non avere previsto che non
avrebbe potuto sopportare tanti sacrifici, il poveretto rispose: “Non
sono le penitenze dei frati la cosa a cui non ho potuto adattarmi. Mi
hanno nauseato le loro ricreazioni”.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;"><span style="font-style: normal;">Da
</span><i>Niente di niente</i><span style="font-style: normal;">,
“l'Unità”, 30 marzo 1982</span></span></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-17465126687924352492019-09-02T07:09:00.000+02:002019-09-02T07:09:09.280+02:00La poesia del lunedì. Corrado Govoni (1884 - 1965)<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjch0sklfi-JTMztypIEDABFPtImOf2SzziaII0TYkoNO4sqMlvoDpUvhNwdZ8Qp-ht4JkFMsAVWxY6OnWtJPhzX-aZzvqP7PDk4K22i3bv7p9_zElfeam3QUh23eNCLG4kxuDi1-M6fPNZ/s1600/Scricciolo-Troglodytes-troglodytes-770x470.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="235" data-original-width="523" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjch0sklfi-JTMztypIEDABFPtImOf2SzziaII0TYkoNO4sqMlvoDpUvhNwdZ8Qp-ht4JkFMsAVWxY6OnWtJPhzX-aZzvqP7PDk4K22i3bv7p9_zElfeam3QUh23eNCLG4kxuDi1-M6fPNZ/s1600/Scricciolo-Troglodytes-troglodytes-770x470.jpg" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">LO SCRICCIOLO</span></b></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Su e giù, va e viene sempre inquieto,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">fruga e becca tra gli spini:</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">qua un seme, là una goccia ed una
foglia</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">senza che di mangiare abbia gran
voglia,</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">senza sapere se voli o se cammini.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">Somiglia alle ragazze più vivaci:</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: large;">le tieni ferme solo con i baci.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Da <i>Govonigiotto</i><span style="font-style: normal;">,
1943 in E. Sanguineti, </span><i>Poesia italiana del Novecento</i><span style="font-style: normal;">,
Einaudi Gli Struzzi 1972</span></span></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-6652447299021766812019-09-01T11:56:00.000+02:002019-09-01T12:00:17.181+02:00La chiamavano Luxemburg Rosa. Una parodia di "Bocca di rosa" (da Luigi Manconi, "La musica è leggera")<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;">In </span><i style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;">La musica è
leggera </i><span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;">(Il Saggiatore, 2012)
racconta di</span><span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;"> una parodia sessantottina, che gli pareva tuttora
strepitosa, di «Bocca di rosa» di Fabrizio De André, in cui al
testo originario era stato sostituito il racconto dell’epopea di
Rosa Luxemburg, parodia ascoltata nel giro di Lotta Continua, ma di
cui né all'epoca né dopo era riuscito a rintracciare l'autore. Ne
riporta l'inizio, l'unica parte che ricorda e lo fa risalire alla
Toscana, ove Rosa Luxemburg era assai cara alla cultura del Potere
operaio di Pisa in quanto antileninista. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Anch'io l'ho sentito, nel
'70 credo, canticchiato da un compagno del “Circolo Lenin” di
Palermo, un po' stonato tra l'altro, che poi divenne sindacalista e
dirigente degli edili Cisl. Evidentemente i leninisti della scuola di Mario
Mineo non disdegnavano l'antileninista Rosa. (S.L.L.)</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWMUT70Vge0L_f0nndYTpTAKybw6J1ZHW_hOYkCkWUyY5gjfjkYskMnroTVCwznECPBgN8yW1kf4bq_BKy670VymoRgpTMNE101qQbNSBQ2sG6P1FcAw7Xk5cQWwqp8AfRtXlf2wu2-ahX/s1600/luxenburg.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="997" data-original-width="1005" height="316" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWMUT70Vge0L_f0nndYTpTAKybw6J1ZHW_hOYkCkWUyY5gjfjkYskMnroTVCwznECPBgN8yW1kf4bq_BKy670VymoRgpTMNE101qQbNSBQ2sG6P1FcAw7Xk5cQWwqp8AfRtXlf2wu2-ahX/s320/luxenburg.jpg" width="320" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><i><br /></i></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><i>La chiamavano Luxemburg
Rosa
</i></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><i>metteva le masse metteva
le masse</i></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><i>la chiamavano Luxemburg
Rosa
</i></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><i>metteva le masse sopra a
ogni cosa.
</i></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<i style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: large;">Appena giunta alla
stazione </span></i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<i style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: large;">della città di Berlino</span></i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><i>tutti si accorsero al
primo sguardo</i></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><i>che era venuta per fare
casino.</i></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><i><br /></i></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><i>C’è chi il casino lo
fa per gioco</i></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><i>e chi lo fa per
professione</i></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><i>Luxemburg Rosa né l’uno
né l’altro
</i></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><i>lei lo faceva per
passione.</i></span></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-90692172877140245362019-09-01T10:32:00.001+02:002019-09-01T10:34:23.822+02:00La nera signora Deledda (Giulio Cattaneo)<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjAXF0gjghj4pSvt1mDSwxc7gf7pKOfpYtqDLbDhjTVou3ObiivOvUmbI9lbZ2m8nDrIrbA4VcChlxmMWsOKRjlGJyT2xoPb0EEGfrxRiThfNQ_kkTehF-082fo5NWnETv8sImpqXAo47z/s1600/Deledda+grazia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="279" data-original-width="558" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjAXF0gjghj4pSvt1mDSwxc7gf7pKOfpYtqDLbDhjTVou3ObiivOvUmbI9lbZ2m8nDrIrbA4VcChlxmMWsOKRjlGJyT2xoPb0EEGfrxRiThfNQ_kkTehF-082fo5NWnETv8sImpqXAo47z/s1600/Deledda+grazia.jpg" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Fra i libri di famiglia
negli anni Venti e Trenta era difficile che mancasse almeno un
romanzo di Grazia Deledda, <i>Canne al vento</i> o <i>L’incendio
nell’oliveto</i>. La Deledda era poco più di un nome, non si
sapeva niente o quasi della sua vita, al confronto, non diciamo
dell'avventuroso D’Annunzio, ma anche di altri scrittori italiani
come Fogazzaro o la Serao. Del resto la biografia della Deledda è
molto scarna: il dato più rilevante è la pubblicazione di una
cinquantina di libri da <i>Nell’azzurro</i> del 1890 alla postuma
<i>Cosima</i>.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Nata a Nuoro nel 1871 da
famiglia benestante, studiò irregolarmente, poco e male frequentando
i classici italiani e formandosi sulle opere di scrittori
contemporanei alla moda. A sedici anni cominciò a pubblicare su
giornali sardi e poi su riviste «continentali» attirandosi ingiurie
e sarcasmi da parte dei suoi conterranei. Dopo il matrimonio, nel
1900 si stabilì a Roma dove morì il 16 agosto del '36. Dieci anni
prima aveva vinto il premio Nobel per il quale era in lizza anche la
Serao.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Nell’89 era uscito
<i>Mastro don Gesualdo</i> del Verga e nel '94 <i>I Viceré </i>di De
Roberto: per una esordiente che aveva cominciato a scrivere
dall'adolescenza il più naturale riferimento letterario era
rappresentato dal verismo o meglio dal romanzo di ambiente regionale,
anche se ormai gli stessi narratori veristi cedevano al «misticismo
nevrastenico del secolo agonizzante», riflettendolo in opere
vagamente spiritualiste, dalla Serao al De Roberto.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Quanto a D'Annunzio,
aveva abbandonato da tempo l’Abruzzo primordiale e selvaggio di
<i>Terra vergine</i> e delle <i>Novelle di San Pantaleone</i> per
tornarvi più tardi, ma dandogli un colore antico e leggendario, con
<i>La figlia di Jorio</i> e <i>La fiaccola sotto il moggio</i> che,
secondo Cecchi, possono aver
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">contribuito “all'
“impostazione” della Deledda. Ma, sempre secondo Cecchi [… ]
«riferimenti culturali e confronti stilistici rischierebbero di
riuscire esteriori e forzati». «La sua prediletta frequentazione
della Bibbia, di Omero, dei romanzieri russi, del Manzoni e del
Verga, stanno nella sua esperienza più come un fatto vissuto che
come un fatto letterario».</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<i><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Come veli di lutto</span></b></i></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">La Deledda nominava
D’Annunzio nei suoi romanzi, accennando al suo «mondo incantato e
malefico, una plaga dolce e ardente piena di fiori velenosi e di
frutti proibiti». Fanno pensare a D’Annunzio le tre sorelle di
<i>Canne al vento</i> (1913), assai più rusticali delle <i>Vergini
delle rocce</i> con la scena di donna Noemi che cuce sotto il volo
delle rondini. L'evoluzione dell’opera della Deledda è tutta
interna e da un romanzo come <i>Elias Portolu</i> (1903), che più si
colloca sulla scia della narrativa verista, ma ancora al di sotto
della letteratura, si arriva ad una lenta ma sempre più scaltrita
conquista della letteratura, evidente nella resa di scorci di paese,
di interni, di paesaggi, ancora generici in Elias Portolu, ma più
tardi di uno scabro e a volte acceso rilievo pittorico, anche se
frammisti ad analogie convenzionali.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Quello che può
richiamare il D ' Annunzio della <i>Figlia di Jorio</i>, sia pure a
distanza, è un complesso di mitologia sarda, di saga, di «mondo
magico» dove il cristianesimo è radicato su un fondo pagano,
pervaso di superstizioni e stregonerie, fra scongiuri e atti rituali
da poemi omerici come il versare dal bicchiere «le ultime gocce»,
«poiché la terra vuole la sua parte in tutte le cose che l'uomo
consuma». «Egli scuoteva il campanello davanti ad ogni porta per
avvertire la gente che cassava il Signore, i cani abbaiavano e il
rumore dei telai cessava».</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Le storie sono sempre
basate sulla tentazione, sul peccato, gli scrupoli e i rimorsi. Il
giovane inamorato della fidanzata e poi moglie del fratello che
finisce per farsi prete ma senza vera purificazione, il prete
travolto dalla passione, la zia attratta dal nipote, la donna ricca
dal bandito. Contrasti violenti e malintesi in vicende infantili
risolte spesso in modo meccanico con un espediente, un ripiego
convenzionale.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Caratteristico della
Deledda è il colore cupo, nero dei suoi romanzi, lo sguardo funebre
che avvolge figure e luoghi. «Sembrava un bimbo, un bimbo morto»,
«il corsetto ben ripiegato con le maniche distese e i bottoni
d’argento abbandonati uno su l’altro, e la tunica anch'essa ben
distesa, coi gheroni riuniti, il nastro rosso in fondo, le danno
l'idea di una Marianna morta, distesa entro la bara pronta alla
sepoltura», «il paese e le valli e i monti, fatti di marmo dalla
neve gelata, più bianchi ancora sotto la luce di un cielo pallido,
le parvero un grande cimitero», «i rialzi di terreno coperti di
puleggio davan l'idea di cadaveri violacei in decomposizione stesi
lungo la strada», le rondini passavano come «croci nere», i
capelli neri delle donne erano sciolti «come veli di lutto».</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Non mancano i paesaggi
sereni, i colori, come dice Cecchi, «di campagne bagnate e
soleggiate», ma l'illusione è breve e «al cadere della notte anche
su di lei il dolore come l'inverno sulla terra rigettava il suo
cappuccio nero». Le passioni, descritte nei primi romanzi con una
certa enfasi, finiscono per essere rese con più concisa esattezza.
Sorprende sempre la ricchezza delle immagini dove a volte si traduce
l'intensità di una emozione più che in analisi prolisse: «la serva
di zio Remundu, immobile, gialla e ieratica sullo sfondo nero della
porta», le donne «alte, sottili, fasciate di orbace coi grembiuli
ricamati di geroglifici gialli e verdi e i cappucci di scarlatto, e
pareva venissero da lontano, dall'antico Egitto». [...]</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Mancava alla Deledda il
senso del comico e questo risulta anche più dalle novelle di
<i>Chiaroscuro</i> (1912) dove è qualche spunto buffo, ma senza
capacità di divertire. I racconti sono in gran parte scadenti con
l'eccezione della <i>Festa del Cristo</i> e pochissimi altri. Da una
scrittura dozzinale, anche in <i>Elias Portolu</i>, la Deledda arrivò
ad uno stile, nei momenti migliori, sfumato e «cangiante», sia pure
fra imperfezioni e impurità. La sua opera non è comunque un frutto
in ritardo sull'albero spoglio del verismo, ma appartiene decisamente
al Novecento nella tendenza all'introspezione e ad una prosa
liricheggiante e di impressioni immediate. Anche se uscì dalla
allucinata e mortuaria Sardegna, l’autrice tornò alla narrativa di
ambiente regionale come in <i>Annalena Bilsini</i> (1927) che si
svolge in un luogo della Valpadana raccontando storie di tentazione e
di peccato non più irrimediabili e mescolate a vicende fortunate.
Con Annalena Bilsini si entra nell’era fascista e lo si mette in
evidenza con due richiami favorevoli a Mussolini.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<i><b><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">Realtà fiabesca</span></b></i></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;">La Deledda si era formata
fra adolescenza e giovinezza sui romanzi di appendice, alternando
«rosei bozzetti» a truculenze da melodramma, aveva sfiorato le
esperienze più disparate, la rappresentazione di impianto
realistico, ma senza vero interesse sociale, i tremori
dell'irrequieto spiritualismo fino alla narrazione fitta di simboli,
con involuzioni e recuperi. I suoi romanzi degli anni Venti sono
chiaramente contemporanei di quelli di Tozzi anche se privi di
elementi comuni: segno che la scrittrice aveva camminato col nuovo
secolo. Uno dei suoi cartteri più appariscenti è la disposizione a
raccontare favole vestendo la realtà di apparenze fiabesche: «e
sulle querce nere le foglie gialle scintillavano come monete d'oro».</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">“la Repubblica”, 14
agosto 1986</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4230642597998471767.post-73765303448082083222019-09-01T10:12:00.004+02:002019-09-01T10:12:56.652+02:00Mare al mattino. Una poesia di Constantinos Kavafis
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUXg2Pzxm0fc70x06XXxS85b5mcuIkwWeIcf9SuZkRyj2ZzMZIGnpVS4KkX52bmY2en-r7hyTsKtod5Yujd0Lse3QSEqgBmwHHMg-NHm_PdClnn-GMbOusTJ39iKMOSGfFNz_7zNy3qX25/s1600/hotel-palace.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="380" data-original-width="500" height="243" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUXg2Pzxm0fc70x06XXxS85b5mcuIkwWeIcf9SuZkRyj2ZzMZIGnpVS4KkX52bmY2en-r7hyTsKtod5Yujd0Lse3QSEqgBmwHHMg-NHm_PdClnn-GMbOusTJ39iKMOSGfFNz_7zNy3qX25/s320/hotel-palace.jpg" width="320" /></a></div>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.43cm; margin-bottom: 0cm; text-decoration: none;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><br /></b></span></div>
<div style="line-height: 0.43cm; margin-bottom: 0cm; text-align: center; text-decoration: none;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><i>Fermarmi qui. Guardare anch’io un
poco la natura.</i></b></span></div>
<div style="line-height: 0.43cm; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-decoration: none;">
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><i>Il luminoso azzurro del mare al
mattino,
</i></b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><i>del cielo senza nubi, e la riva
citrina:
</i></b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><i>tutto qui è bello nella piena luce.</i></b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><i><br />
</i></b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><i>Fermarmi qui. E illudermi di vedere</i></b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><i>ciò che vidi fermandomi un istante:</i></b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><i>non le mie fantasticherie, anche qui,</i></b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><i>i miei ricordi, le false visioni del
piacere.</i></b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b><i><br /></i></b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">
<span style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">In<b>
Itaca</b>, AIPSA, Cagliari, 2011 - Traduzione Giangavino Irde</span></span></div>
<br /><br />
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