13.5.10

Che succede a Gela. Quel poco che ricordo e quel poco che ho capito.


Sono amico e ammiratore del Parlamentare europeo del Pd Rosario Crocetta, di cui ho apprezzato soprattutto l’inventiva e il coraggio nella lotta alle mafie, in una città che dalla criminalità è stata a lungo devastata come Gela, dove è stato sindaco per due legislature (l’una e l’altra, per ragioni diverse, ridotte). Ricordo in particolare due temi concreti e due vittorie: la demolizione delle costruzioni abusive e l’affidamento sicuro degli appalti.
Eppure quanto sta oggi accadendo a Gela ne offusca in qualche modo l’immagine. Lo scorso anno Crocetta lasciò in anticipo la carica di sindaco per accettare l’elezione a Parlamentare europeo, dopo aver abbandonato il Pdci per il Pd di Franceschini. Nella sua elezione non vedo niente di male: nel Parlamento di Strasburgo che, prima o poi, dovrà studiare e indicare strategie contro una grande criminalità sempre più internazionalizzata, Crocetta potrebbe portare un forte e positivo contributo di esperienza. E potrebbe portarvi anche i bisogni di sviluppo delle popolazioni siciliane.
Dopo le dimissioni di Crocetta e qualche mese di attesa si giunge oggi alle elezioni amministrative, che si svolgeranno a fine mese. Ma il centro sinistra, di cui Crocetta era espressione, giunge alle elezioni estremamente diviso, con polemiche interne pesantissime e con relazioni esterne, più o meno trasversali, assai discutibili.
Con il rischio pesante di sconfitta.
Succede talora anche in Continente, ma in Sicilia succede ogni volta: quando un sindaco di centrosinistra tra quelli più popolari e innovativi (da Bianco a Orlando) completa il suo mandato (o per qualche motivo lo conclude prima del tempo) quasi sempre consegna a chi viene dopo una realtà di confusione e tensione. Sembrerebbe che questo tipo di sindaco, capace di costruirsi un ruolo e un potere personale molto al di là del partito di appartenenza, abbia fatto proprio il motto di Luigi XIV : “Dopo di me il diluvio!”.
Forse non è solo difetto delle persone, quanto dei processi assai spinti di personalizzazione della politica. La legislazione e la prassi hanno trasformato i sindaci in “podestà” ed hanno tolto quasi ogni potere ai Consigli comunali, sempre più diventati (nel Sud, ma non solo) luogo di accaparramento di “favori”, privilegi e prebende più o meno grandi. “Mercato delle vacche” era chiamato il Parlamento al tempo del trasformismo depretisiano e poi giolittiano; moltissimi consigli comunali potrebbero oggi essere detti “mercati delle porchette” o, secondo le dimensioni, delle pollastre. Certo è comunque che neppure Crocetta si è sottratto alla regola e che a Gela, dopo di lui, se non è diluvio, è alluvione. Di fango.
Delle imminenti elezioni amministrative nella città petrolifera non so molto più di quanto sono riuscito a recuperare nella rete, ma basta ed avanza per farmi dire che le cose vanno assai male.

E’ successo che Lillo Speziale (figlio del grande Leonardo, nobile figura di comunista e antifascista), da molti anni deputato regionale del Pds, Ds, Pd, con molti importanti ruoli ed oggi presidente della Commisssione antimafia nell’Assemblea ragionale, ha deciso di "scendere in campo". Non lo vedo da decenni, dal 1978 quando lasciai Gela. Credo che al tempo fosse dirigente sindacale, ma il suo spregiudicato attivismo lasciava presagire una carriera luminosa. Quando, dopo tanto tempo di totale distanza anche mentale, sono tornato a provare qualche curiosità per le cose di Gela, ho avuto conferma di quella previsione. Ne ho sentito parlare malissimo il 17 novembre del 2007 nei corridoi dell’ospedale di Gela, il giorno che mio figlio Davide compiva trent’anni ed ero andato in quella città per regalargli delle foto del luogo ov’era nato e dove aveva vissuto i suoi primi 10 mesi. Un tizio a me sconosciuto, senza fare nomi, metteva a confronto il padre partigiano e non so quali attuali arroganti comportamenti di un tale non nominato, ma si capiva perfettamente di chi parlasse. Nella stessa giornata passò per il centro di Gela un macchinone ufficiale scortato che, con sirene ed altri ammennicoli, faceva di tutto per farsi notare. Un antico conoscente che passeggiava con me commentò senza guardare: “E’ Speziale”.
Che Speziale amasse farsi notare mi è stato confermato nei primi mesi del 2008, quando, passando da Gela, vidi enormi cartelloni col suo nome e il suo volto in posti strategici della città. Qualche tempo dopo li vidi ricoperti con scritte che ne rivelavano l’originario abusivismo. Qualcuno poi mi parlò di altri visibili segni di ricchezza e potenza di Lillo Speziale, ville, forse barche, ma non m’importava molto e non ero attento; e chi parlava non era molto attendibile.
In quel momento ricordavo piuttosto la casa paterna di Lillo, una casa popolare povera e piccola per una famiglia di 6 persone: Leonardo Speziale, che del Pci era stato dirigente di buon livello, sua moglie, le sue tre belle figlie, lo stesso Lillo furono allora generosissimi di sostegno per me, Carmela e la nostra piccolissima Leila, che a Gela, dov’ero andato a lavorare, non conoscevamo nessuno. Tra le cose di cui Leonardo andava più orgoglioso c’era la sua povertà.
Ora Lillo Speziale s’è presentato alle primarie Pd per la candidatura a sindaco, ma ha perso. Per soli 26 voti. Ha vinto un tal Angelo Fasulo, avvocato. Non so chi sia. O meglio, ricordo un Fasulo che veniva al Liceo Eschilo, figlio di un avvocato democristiano. Fece un intervento antidivorzio sul giornalino della scuola ed era un democristianino un po’ untuoso. Potrebbe non essere lui. Potrebbe essere lui, ma di molto cambiato. Di sicuro, data l’antica rivalità tra Speziale e Crocetta, deve aver avuto l’appoggio dell’ex sindaco. Quando arrivai a Gela Lillo e Rosario erano i capi della Fgci, le “bestie nere” dei gruppettari, che sulla città operaia avevano puntato fino a mantenervi dei “rivoluzionari di professione”. Per Lotta Continua c’era stato Vincino Gallo (il disegnatore) e io ci trovai, attivissimo, Guelfo Guelfi; per Potere Operaio c’era Luigi Rosati, poi coinvolto in storie di lotta armata. I ragazzi di Lotta Continua, piuttosto numerosi, vituperavano in coppia Speziale e Crocetta, li vedevano in simbiosi come i Dioscuri: una volta il giornale di Sofri stigmatizzò “Lillo Speziale con il maxicappotto blu”, ma quella volta il maxicappotto lo portava Rosario. Ciò nonostante i due non si amavano; ed hanno continuato a non amarsi fino ad oggi, sebbene le esigenze della politica li abbiano talora visti dalla stessa parte.
Speziale non ha accettato il verdetto: dopo aver presentato ricorso, ma senza successo, ha organizzato la sua candidatura in autonomia dal partito che però lo annovera tuttora fra i maggiori esponenti regionali. E’ in lizza con una sua lista di democratici (“Democratici per Gela”) e con il sostegno di Udc, Pdl-Sicilia e liste locali (“Democrazia e solidarietà”, “Liberi e gelesi”, “Libero Pensiero”). Con Fasulo è schierato il Pd ufficiale, il Mpa di Lombardo, una federazione di partitini centristi e due liste locali (“Gela democratica” e “Lista Donegani”, la lista personale di un politico trasformista di derivazione Pci-Pds). Tre liste soltanto sostengono il candidato del Pdl ufficiale, tal Salvo Tringali, sostenuto da “La Destra” e da “Io amo Gela”, una formazione che dicono collegata a Magdi Allam. Il quarto candidato è Antonio Rinciani, sostenuto da “Evviva Gela” e (chissà) dalla Idv. Quando si prospettò la candidatura di Speziale, Leoluca Orlando aveva scritto al Pd dicendo: “Fermatevi, cercate un candidato unitario!”. Crocetta (insieme al senatore Lumia) aveva replicato:“Il Pd ha fatto le primarie ed ha il suo candidato, Fasulo”. Dopo aver molto titubato, il commissario dipietrista in Sicilia, il senatore Giambrone, ha detto: “Speziale accoglie l’Udc di Cuffaro, Fasulo il Mpa di Lombardo. Noi non possiamo starci”. L’Idv ha dunque virato su Rinciani all’ultimo momento, ma la sua lista non è stata accettata: in alcuni dei documenti presentati dal candidato sindaco non è citata tra i sostenitori apparentati. I dipietristi hanno fatto ricorso, non so con quante speranze. Un’altra lista è sub iudice, e c’è anche un piccolo giallo. Nel plico della Federazione di Centro che sostiene Fasulo manca un allegato, ma il segretario comunale ne ha certificato la presentazione. I Federati dicono:“Forse è stato rubato per escluderci”.
Se non ci fosse di mezzo una città in grande sofferenza ci sarebbe dunque da sbellicarsi dalle risate. E invece la farsa degenera in tragedia. Non ci sono solo i problemi economici annosi e quelli derivati dalla pesante crisi, ma ci sono orribili segnali anche sul versante della criminalità organizzata. Nell’ultima settimana sono stati appiccati incendi a un ristorante, a un distributore di benzina, a tre automobili dentro un’officina. Su “Il giornale di Gela” on line li vedo attribuiti alla delinquenza e ai malviventi, ma nei due articoli non si parla di racket né di pizzo. Chissà perché.

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