25.5.10

Dal "Quaderno" di Leonardo Sciascia. Confessano i peccati altrui. I Diari dei fratelli Goncourt e di Giuseppe de Nittis ("L'Ora" 29 gennaio 1966)


Del famoso “Journal” che va sotto il nome di Jules ed Edmond De Gouncourt benché in gran parte dovuto al secondo, nella prefazione Edmond dice che è una confessione dei peccati altrui, e lievissima dei propri; e se con eguale spregiudicatezza e crudezza avessero consegnato al “Journal” la confessione dei propri pensieri, debolezze, vizi e contraddizioni come consegnano i discorsi e il comportamento e le contraddizioni di Flaubert, Maupassant, Zola, Saint-Beuve, Renan ed altri, avremmo avuto un libro assolutamente unico. Quello che invece ne è venuto fuori è un grande ritratto della società intellettuale francese nell’arco di circa mezzo secolo, ma senza i Goncourt. O meglio: con i Goncourt che si prodigano in generosità, lealtà, amicizia verso persone che tutto sommato non meritano così nobili intenzioni e attenzioni. E se infine confessione c’è, se un ritratto dei Gouncourt finisce col venir fuori, è dalla malizia con cui vengono annotati gli altri vizi che balza. E bisogna dire che lo Zola bilioso, invidioso, mugugnante, ritratto dai Goncourt ha dimostrato tanto coraggio e tanta nobiltà quando ha riconosciuto, di fronte a questo “Journal”: “Queste sono le nostre memorie!”; esempio di una fedeltà estrema alla propria poetica della verità, fino al sacrificio totale di quell’amor proprio di cui i Goncourt, e più Edmond, lo ritenevano pieno.
Due sole persone si salvano – per lealtà, per candore, per assenza di vizi – dalla penna dei Goncourt: Alfonso Daudet e Giuseppe De Nittis. Dalla penna di Edmond, cioè: perché si salvano appunto per il fatto che Jules Goncourt è morto, e il superstite Edmond in loro ritrova qualcosa del fratello morto.
Di questo trasporto di Edmond verso il De Nittis non troviamo preciso riscontro: nel “Taccuino” di De Nittis ora pubblicato dalla Leonardo Da Vinci di Bari: dove Goncourt è nominato senza spicco rispetto ad altri amici che frequentavano la casa del pittore italiano. Concorda invece, ma con minor astio da parte del De Nittis, il giudizio su Degas: il quale più di una volta Edmond ritrae nelle sue gratuite cattiverie nei riguardi del De Nittis. Ma De Nittis era portato a scusare tutti, a giustificare tutti, ad accordare a tutti la buona fede: e per lui è un buon uomo anche Degas, anche quando Degas mette in giro, nella Francia in cui si presentiva già il caso Dreyfus, la voce che De Nittis era ebreo e va sputando sdegno per il fatto che è stato insignito della legion d’onore. Paterna è invece l’immagine di Manet nel “Taccuino”: un uomo buono, saggio, sereno nella sua vita familiare in un ambiente che dal diario dei Goncourt appare come un groviglio di oscenità.

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