24.5.10

Intercettazioni: privilegi per i preti. Verso una giustizia differenziale?

La giusta indignazione e la sacrosanta protesta per il disegno di legge sulle intercettazioni inevitabilmente si è concentrata sugli aspetti più eclatanti di una proposta per molti aspetti liberticida e ha messo in ombra i dettagli. Eppure proprio nei dettagli che si nasconde il diavolo. Infatti nel comma 24 dell’articolo 1 è contenuta una norma evidentemente incostituzionale, ma passata da quasi tutti sotto silenzio. Vi si legge che se un pubblico ministero vuole fare intercettare un “uomo di Chiesa” su cui gravino i famigerati “gravi indizi”, egli deve immediatamente avvisare il Vaticano. I radicali, gli unici sensibili a queste tematiche, hanno parlato di “una marchetta al Vaticano” e giustamente collegato la norma allo scandalo dei preti pedofili come alle ruberie clericali connesse al caso Anemone. Ma, a mio avviso, si tratta di una cosa ben più grave: di una regressione progressiva del nostro sistema giuridico a prima del 1789. Non più “la legge uguale per tutti”, ma una legge per i preti, una per gli immigrati, una per il premier, una per i politici eccetera eccetera. Insomma una giustizia differenziale per un sistema castale. Forse è necessario diffondere l’allarme.

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