19.5.10

Intolleranza civile e intolleranza religiosa (di Jean Jacques Rousseau)


Coloro che distinguono l’intolleranza civile dall’intolleranza teologica, a mio avviso s’ingannano. Queste due intolleranze vivono inseparabili. E’ impossibile vivere in pace con delle persone che uno crede dannate; amarle sarebbe odiare Dio che le punisce; bisogna assolutamente convertirle o tormentarle. Dovunque è ammessa l’intolleranza teologica è impossibile che essa non abbia un qualche effetto civile; e non appena ne abbia, il corpo sovrano non è più sovrano, neanche temporalmente; da quel momento i preti sono i veri padroni; i re non sono che i loro funzionari.
Ora che non vi è più e non vi può più essere una religione nazionale esclusiva, si devono tollerare le altre, fin tanto che i loro dogmi non abbiano niente di contrario ai doveri del cittadino. Ma chiunque osa dire:“Fuori dalla Chiesa non vi è salvezza”, deve essere espulso dallo Stato, a meno che lo Stato non sia la Chiesa, e il principe non sia il pontefice. Ma un tale dogma non è buono che in un governo teocratico; in ogni altro è pernicioso. La ragione per la quale si dice che se Enrico IV abbracciasse la religione romana dovrebbe farla abbandonare ad ogni uomo onesto ed ancora di più ad ogni principe che sappia ragionare.
(da "Della religione civile")

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ora che non vi è più e non vi può più essere una religione nazionale esclusiva, si devono tollerare le altre, FIN TANTO CHE I LORO DOGMI NON ABBIANO NIENTE DI CONTRARIO AI DOVERI DEL CITTADINO.
Quest'ultima parte dell'eccellente scritto, è evidentemente ignorata dai degenerati buonisti relativisti catto-comunisti Italiani. G M

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