25.5.10

Sesso e letteratura. Pettegolezzi erotici nel Journal dei fratelli Goncourt.

Il 2 dicembre 1851 i fratelli Edmond e Jules de Goncourt iniziarono a scrivere un diario di memorie, dialoghi e riflessioni sulla vita dei parigini. Il Journal è un’opera monumentale per dimensioni (venne portata a termine da Edmond de Goncourt nel 1896, anno della sua morte, dopo la prematura scomparsa di Jules nel 1870), ma assai pettegola nei contenuti (vedi a tal proposito il penetrante giudizio di Leonardo Sciascia in http://salvatoreloleggio.blogspot.com/2010/05/dal-quaderno-di-leonardo-sciascia_25.html ).

Un grande spazio è dedicato alle abitudini e alle perversioni sessuali (vere o presunte) degli scrittori del milieu parigino. Ad esempio vi si ritrova Théophile Gautier a confidare ingenuamente ai Goncourt di “amare soltanto la donna asessuata, cioè quella tanto giovane da escludere ogni idea di maternità, di matrici, di ostetriche”, aggiungendo che, siccome non poteva soddisfare questa passione per paura della polizia, tra le altre donne non faceva differenza: “Venticinque o cinquanta anni, hanno tutte la stessa età”.

A Gustave Flaubert i Goncourt fanno dire: “La bellezza non è erotica, le donne belle non sono fatte per il letto, sono buone solo per ispirare delle statue, che l'amore ha un fondamento ignoto, prodotto dall'eccitazione, ma raramente dalla bellezza. Sviluppa il suo ideale e si scopre che è quello della zoccola ignobile”. E riferiscono anche una confidenza sulla sua giovinezza: “Ero talmente vanitoso che, quando andavo al bordello con i miei amici, sceglievo sempre la più brutta e volevo fotterla davanti a tutti, con il sigaro in bocca. Non mi divertivo affatto, ma era per la platea…”.

Di Maupassant si riferisce la partecipazione ai partouze. Nel journal si narra che una volta Maupassant chiese un giorno a Bourget di andare a letto con la sua amante e che costui, stupito dalla proposta, accettò: “...la donna arrivò con una maschera sul volto e, dopo avere detto che andava a togliersi il cappello, tornò tutta nuda, con addosso soltanto un paio di mutande di cotone rosa, che denunciavano chiaramente la sua origine borghese. Queste mutande di cotone, il tremito nervoso della donna, il sudore freddo che imperlava il seno, forse la presenza di Maupassant, fecero sì che Bourget non riuscì a soddisfare la donna, trincerandosi dietro la scusa che le presentazioni erano state troppo brusche. Allora la donna gridò a Maupassant: "a me, mio fauno! ", si gettò su di lui e gli succhiò la verga”. A quanto pare Maupassant volentieri sfidava il borghese senso del pudore. Nel 1877 allestì la sua opera teatrale Il petalo di rosa e partecipò alla messa in scena vestito da donna, in calzamaglia.

Honoré de Balzac, invece, era assai parco nei rapporti sessuali. I Goncourt riferiscono che per lui “lo sperma era per lui una emissione di pura sostanza cerebrale e una specie di dispendio, di perdita, attraverso il pene, di una creazione”. Un giorno che aveva ceduto a una tentazione disse a Latouche: “Stamattina ho buttato via un libro!”»

Di Émile Zola i diari dei due tremendi fratelli raccontano la doppia vita coniugale, che spinse una volta la moglie dello scrittore ad andare via di casa, senza scuotere la programmatica imperturbabilità dello scrittore: “Sono andato a letto con le mogli dei miei migliori amici. Davvero, in amore non ho alcun senso morale...”. La coppia comunque si riappacificò e, dopo la morte prematura di Zola, fu la stessa moglie a prendersi cura dei figli illegittimi. Ma c’è anche un aneddoto che riguarda il suo particolare rapporto con la scrittura: “…al tempo in cui incontrava tremende difficoltà a scrivere, gli capitava, dopo una mezz'ora di rifiniture intorno una frase, di eiaculare senza erezione”.

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