23.6.11

Aerei e bombardamenti. Vittimismo frustrato (S.L.L.)

Sabato scorso 18 giugno, in partenza da Trapani Birgi per Perugia, l’apparecchio civile della Ryanair, che sarebbe dovuto partire alle 12 e 40, è partito intorno alle 15. Il perché i passeggeri in attesa l’avevamo capito dai movimenti tra cielo e terra di altri apparecchi: i bombardieri che partivano dal contiguo aeroporto militare per la Libia.
Ubi maior minor cessat - diceva l'antico; e perciò il nostro velivolo, disegnando per i cieli di Sicilia lenti e inutili giri, aveva ritardato il suo atterraggio e, ovviamente, la sua ripartenza, per permettere ai piloti della Nato di eseguire la loro umanissima missione in tutta tranquillità. Che così fosse ci venne confermato in inglese e in italiano dall’altoparlante di bordo. Nel mio egocentrico vittimismo ho pensato: “Ecco. Vanno a bombardare Tripoli per farmi arrivare in ritardo”.
Non vi dico la mia delusione di ieri, nel mio viaggio di ritorno da Perugia a Trapani. Immaginavo che sarebbe successa la stessa aerea sarabanda e che di nuovo m’avrebbero fatto atterrare in ritardo. E invece no. La voce dell’altoparlante, questa volta solo in italiano, alle 10 e 10 ci ha informato che l’aereo stava per atterrare. Con cinque minuti d’anticipo. Il mio egocentrismo vittimistico ha subito un drastico ridimensionamento. Non è per farmi arrivare tardi che i comandi della Nato mandano gli aerei a bombardare, ma perché si divertono a fare ammazzare la gente.

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