31.10.09

Prima di tutto la Sicilia? (S.L.L.)


Uno slogan sbagliato, la borghesia mafiosa e la questione meridionale
Leggo che i risultati delle primarie in Sicilia non permettono ancora l'individuazione certa del segretario regionale del Pd. Il più votato, Lupo, franceschiniano, ha ottenuto circa il 40% dei voti, ma non ha ancora trovato un accordo con Lumia (secondo con poco più del 30%) o con Mattarella (circa il 29%), che fanno entrambi riferimento a Bersani.
Secondo un articolo de "il manifesto" di qualche giorno fa il confronto tra i primi due riguarda soprattutto le alleanze. Lupo, infatti, intratterrebbe un rapporto speciale con l'Udc di Cuffaro Vasavasa, il che renderebbe più facile la costruzione di un fronte antiberlusconi e antilombardo. Lumia invece, con un passato di antimafia militante e più critico verso le oligarchie notabilari, ha benedetto nella sua città natale, Termini Imerese, un esperimento di giunta con il Pdl. Nel grosso centro del Palermitano il partito del Cav è nell'orbita del sottosegretario Miccichè, da tempo in guerra contro il "cuffarismo" ma molto amico di Marcello Dell'Utri.
Insomma da una parte e dall’altra tutto il contrario della radicale opposizione al sistema di potere clientelare e mafioso che di quando in quando viene annunciata e che sarebbe necessaria. Il conflitto interno finisce per cronicizzare il disagio di un partito perennemente in bilico, incapace di scegliere tra nostalgie consociative e propositi di alternatività e, anche per questo, sempre votato alla sconfitta.
Qui io vorrei ragionare dello slogan scelto da Lumia per la sua campagna e tuttora ampiamente presente sui muri isolani attraverso i poster formato doppio elefante: "Prima di tutto la Sicilia". E' una parola d'ordine che mi riporta indietro di 50 anni, alla mia infanzia, ai tempi del governo regionale guidato da Silvio Milazzo, che raggruppò intorno a sè una composita maggioranza (democristiani, socialisti, democristiani scissionisti, monarchici e missini) in opposizione alla Dc fanfaniana e ai suoi “proconsoli” in Sicilia (primo fra tutti Giuseppe La Loggia).
Che significa oggi quello slogan? Se vuol dire che il segretario del Pd siciliano, una volta eletto, dovrà occuparsi in primo luogo della Sicilia, si tratta di un'ovvietà. Se così non è cos'altro vuol dire? Quando Lumia parla di Sicilia intende l'intera popolazione? Compresa la mafia e la mafiosità clientelare? Compresa la burocrazia corrotta che soffoca la maggior parte dei siciliani? Compreso il politicantismo parassita?
Non amavo molto Achille Occhetto quando più di trent'anni fa era segretario regionale del Pci in Sicilia, ma ne condividevo e continuo a condividere l'idea che lo sviluppo civile e democratico dell'isola avesse ed abbia molti e potenti “nemici interni”.
Io credo che per la sinistra sia tempo di fare i conti una volta e per sempre con il "sicilianismo", con l'idea cioè che, siccome "la Sicilia è speciale", tutti i siciliani dovrebbero unirsi in un duro confronto con "il continente". Mario Mineo senza mezzi termini scrisse che "il sicilianismo è, in ultima analisi, l'ideologia della mafia, se per mafia si intende, come si deve intendere, la forma specifica, la genesi e il modo di essere specifico della borghesia siciliana". Sono parole del 1970, contenute nel documento redatto per il Centro di Iniziativa Comunista per la Sicilia, il primo approccio sistematico al tema della “borghesia mafiosa”. Mineo aggiungeva: "alla borghesia siciliana il sicilianismo è servito strumentalmente per rivendicare la propria autonomia - il proprio diritto cioè di esercitare nei modi tradizionali il potere locale, nei rapporti con il potere centrale, e nei rapporti con le masse soggette, per mantenere il proprio prestigio, scaricando sul potere centrale la responsabilità del malgoverno ed atteggiandosi a protettrice degli interessi e delle tradizioni isolane".
Da allora molti processi hanno attraversato la società isolana e una radicale modernizzazione ha investito culture, modi di vita, rapporti familiari e sociali. Dentro questa complicata e contraddittoria modernizzazione non è mancata una fase di grande mobilità sociale. Da un quindicennio il processo sembra essersi chiuso. Sono tornate le oligarchie. Nella cerchia della borghesia isolana sono entrati nuovi cognomi, ma in essa l'elemento mafioso è tuttora dominante ed è più di allora collegato alle organizzazioni criminali anche per il peso dell'enorme ricchezza proveniente dai traffici di stupefacenti. C'è un ampio ceto impiegatizio pubblico o semipubblico succubo o, talora, complice, nel quale molti giovani sognano invano di integrarsi per le residue tutele di cui gode. Ma il lavoro è di nuovo sotto, senza parola, senza rappresentanza, spesso senza diritti. Ed è di nuovo sotto la gioventù disperata e mantenuta dalle pensioni dei nonni. E’ tornata massiccia l'emigrazione. Rispetto a tutto ciò che mai può voler dire “prima di tutto la Sicilia”. Se significa “prima di tutto il lavoro, lo sviluppo, l’ambiente, la cultura in Sicilia” perché non dirlo in un altro modo? Perché alludere ad unità spurie e controproducenti?
C’è un'altra ragione per cui trovo quello slogan sbagliato. Esso non allude solo ad una unità, ma anche a una separazione. Esso di fatto mette in archivio la “questione meridionale” e accetta una idea di federalismo in cui ogni regione del Sud entra in competizione con le altre. E’ un errore ed un’illusione. Mineo nel suo prezioso documento del 70 scriveva: “Non ci sono differenze strutturali veramente rilevanti su cui fondare oggi l’esistenza di una specifica questione siciliana. Tutto quello che si è detto finora del Mezzogiorno, vale anche per la Sicilia”. Questa affermazione è ancora più vera oggi. Nei primi anni settanta le organizzazioni criminali del Sud Italia agivano ancora sotto traccia, oggi la loro presenza e potenza ha condotto ad una generalizzata “mafiosizzazione” della borghesia meridionale. Di sicuro esistono differenze tra regione e regione, ma differenze non meno profonde si possono scorgere nei diversi territori della medesima regione.
Per dirla facile e difficile insieme, compito di un grande partito di centrosinistra, che si candidi ad essere il “partito della nazione”, dovrebbe essere quello di declinare i caratteri fondamentali della nuova questione meridionale e su questa base riunificare le regioni del Sud contro la politica delle destre. E’ fin troppo ovvio che la forza della Lega è anche nell’aver trovato parole d’ordine e obiettivi comuni per il populismo di tutte le regioni del Nord. Il parlare a nome di “tutto il Nord” ha dato al movimento di Bossi un enorme potere contrattuale. Perché non fare una operazione analoga anche al Sud e a sinistra?
Mi si dice che un partito come il Pd non è in grado di fare niente del genere. Ci provino allora i democratici siciliani, nella loro “autonomia”. Organizzino un grande incontro di tutto il centrosinistra meridionale, chiamino a raccolta tutte le intelligenze, tutte le esperienze per un grande piano del lavoro.
Mi piacerebbe un grande manifesto che lanci il piano in tutta l’Italia meridionale. Lo slogan potrebbe essere: “A Sud, prima di tutto il lavoro”. Dovrebbe essere anche l’occasione per liberare il centrosinistra meridionale dal ceto politico degli inciuci, delle pastette e delle clientele. Quando ci sono i grandi obiettivi e le grandi lotte i piccoli opportunisti si acquattano.
Ma forse sogno ad occhi aperti.

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