15.11.09

Rudra Bianzino al Congresso radicale.


Ieri pomeriggio a Chianciano Terme al congresso dei Radicali uno dei momenti più commoventi è scaturito dalla presenza di un ragazzino di 16 anni, Rudra Bianzino. Il padre Aldo a 44 anni era un pacifista gandiano, un ebanista tranquillo che aveva scelto di vivere in contatto con la natura. Con lui, sulle colline intorno a Città di Castello, viveva la famigliola, la compagna Roberta Radici, la suocera novantunenne, il figlio. Il 12 ottobre 2007, un venerdì, di sera, arriva la polizia che trova un centinaio di piantine di canapa indiana. Non si limitano ad arrestare Aldo, portano via anche Roberta. Rudra (al tempo ha 14 anni) è lasciato solo con la nonna in quel posto sperduto.
Bianzino arriva al carcere di Capanne in serata e il medico che lo visita lo trova sano. Viene sistemato solo in una cella, ove, a quanto pare, passerà il sabato. Incontra nell'ora d'aria il difensore d'ufficio, che dice di averlo trovato in buone condizioni. Un paio di detenuti affermano di averlo visto due volte andare in infermeria, ma sul registro è indicata una sola visita, senza indicazioni sull'orario e sulle ragioni.
La moglie Roberta - a sentire la sua intervista del maggio scorso a "Le jene" - nella stessa giornata di sabato tentava di far telefonare al figlio, chiedendo aiuto al cappellano del carcere. Ma il prete, che secondo i giornali proprio in quelle giornate era molto impegnato nei colloqui di fede con Amanda Knox, gli avrebbe risposto: "La colpa non è solo di chi ruba, ma anche di chi regge il sacco".
E' accertato che nella notte di sabato Bianzino chiamò per ben due volte le guardie, chiedendo un medico. Gli dissero che sarebbe venuto l'indomani mattina. Il Gip Ricciarelli, che l'anno scorso ordinò un supplemento di indagini, ha registrato anche la testimonianza dei due detenuti di una cella vicina. Insistevano anche loro per un intervento immediato del medico, ma vennero redarguiti e uno di loro fu portato al piano terra per essere "rimproverato".
Domenica mattina gli agenti notano che Bianzino non dà segni di vita. A Roberta, convocata da un ispettore, vengono fatte strane domande sulla salute di Aldo e gli viene confusamente detto che sta male ed è stato condotto in ospedale. Più tardi - racconta - la chiamano per dirle che è libera e, senza che riesca a leggere, le fanno firmare un sacco di carte. Chiede quando potrà vedere il compagno; le rispondono: "martedì, dopo l'autopsia".
Dall'autopsia emergeranno alcuni particolari sospetti: una lesione al fegato di "evidente origine traumatica" ed altre situazioni poco compatibili con una morte dovuta a debolezza ed arresto cardiaco.
Roberta Radici è morta nella primavera scorsa - c'è chi dice di crepacuore. E' morta anche la vecchia madre. Rudra, oggi sedicenne, è stato preso in carico da uno zio paterno tornato dalla Svizzera. Continua a vivere nella casa nel bosco, donde va a scuola con un'Ape.
Al congresso radicale era visibilmente commosso, ma per il suo modo di esprimersi appariva un ragazzo intelligente, fortemente colpito, ma deciso a cercare giustizia, non per sè solo, ma per tanti. Parla degli stranieri che muoiono in carcere senza che nessuno si occupi di loro. Chiama a raccolta tutti per vigilare nel giorno della nuova udienza presso il Gip, l'11 dicembre prossimo.
Il radicale perugino Ciacca, un medico anestesista, e Luigi Manconi, già sottosegretaro alla giustizia, del Pd, che intervengono dopo il ragazzo, lamentano l'assenza di un impegno per la verità da parte della politica locale.
In realtà il Consiglio regionale dell'Umbria, quasi un anno prima della morte di Aldo Bianzino, aveva approvato la legge che istituiva un garante per le carceri della regione. Dopo la tragedia dell'ottobre del 2007 la sezione umbra di Libera, l'associazione guidata da Don Ciotti, aveva chiesto e ottenuto un incontro con il presidente del Consiglio regionale, che era allora Mauro Tippolotti. Il coordinatore di Libera, Walter Cardinali, aveva parlato chiaro: "Il garante regionale non è risolutivo, ma è un aiuto per chi sta in carcere. In ogni caso chi fa le leggi deve essere il primo ad attuarle". Tippoloti ricordò che, richiedendo la legge una maggioranza qualificata, occorreva un accordo tra maggioranza e opposizione, per il quale avrebbe lavorato.
Ora, dopo il caso Cucchi, é proprio Tippolotti, non più presidente ma capogruppo di Sinistra e libertà, a intervenire in aula e sulla stampa per perorare la nomina urgente del garante. A Libera sperano che questa volta abbia più fortuna, ma non si sono viste grande reazioni da parte dei suoi colleghi, sia di maggioranza che di opposizione, i quali sembrano impegnati soprattutto per la propria rielezione. Ci sarebbe da sperare che il nuovo presidente del Consiglio, Fabrizio Bracco, ex deputato e intellettuale sensibile, esca dal letargo ed obblighi i suoi colleghi a fare il proprio dovere con una votazione ad oltranza.
Credo che Rudra Bianzino ne sarebbe contento: dopo quello che ha patito nell'indifferenza dei politicanti, sarebbe finalmente un segno di attenzione.

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