Luisa Todini è una donna di spirito. "Il fatto" del 29 dicembre 2009 ne tracciava a firma Francesco Bonazzi e Marco Lillo un gustoso ritratto, non privo di malizia, sotto il titolo Adesso potrebbe candidarsi in Umbria: i ripetuti no alle tentazioni della politica, le amicizie bipartisan (i due Letta zio e nipote, Renata Polverini e Giovanna Melandri, con cui costituirebbe un "duo Beautiful"), il marito "ingombrante ma sveglio". Pare che la chiamino Prezzemolina.
Il cuore dell'articolo è rappresentato dalla "fusione" tra due grandi imprese edili, la Todini appunto e la Salini. Ma - spiegano gli autori - in realtà si tratta di una "acquisizione": Salini compra e Todini è comprata. Nella nuova società che diventa la terza delle grandi imprese italiane dopo Impregilo e Astaldi e sarà quotata in borsa nel 2012, la quarantatreenne tuderte avrà pertanto un ruolo importante, ma di supporto, non di guida. Proprio per questo potrebbe ora dire alla politica quel sì da cui si è sempre tirata indietro ed accettare, per esempio, l'ultimo ruolo che le è stato proposto, quello di candidata alla presidenza della Regione Umbria.
Lunedì 11 gennaio Luisa ha preso penna e, con un garbo che Bonazzi e Lillo riconoscono raro, ha replicato che non c'è nessun male a farsi acquisisire e ad accettare un ruolo minore, se si intende l'impresa, alla maniera di suo padre Franco, "nato nell'Umbria contadina". Il riferimento principale è alla "forza umana affezionata e dedicata, rispettosa e resistente che ha dato molto e merita di ricevere certezza del presente e speranza nel futuro", verso cui si ha una forte responsabilità.
La conclusione è un po' sibillina: "Quanto alla politica, ognuno di noi, in ogni gesto quotidiano fa politica. A maggior ragione chi, come l'imprenditore, tutti i giorni versa il contributo per sostenere la vita di tante famiglie". Che vuol dire in concreto? Accetterà di scendere in campo in Umbria? Io pronostico che non lo farà in un contesto in cui la vittoria della destra rimane altamente improbabile anche per una candidata del suo prestigio, ma sono anche convinto che "donna Luisa" è uscita dalla riserva e un giorno o l'altro tornerà in prima linea.
Il cuore dell'articolo è rappresentato dalla "fusione" tra due grandi imprese edili, la Todini appunto e la Salini. Ma - spiegano gli autori - in realtà si tratta di una "acquisizione": Salini compra e Todini è comprata. Nella nuova società che diventa la terza delle grandi imprese italiane dopo Impregilo e Astaldi e sarà quotata in borsa nel 2012, la quarantatreenne tuderte avrà pertanto un ruolo importante, ma di supporto, non di guida. Proprio per questo potrebbe ora dire alla politica quel sì da cui si è sempre tirata indietro ed accettare, per esempio, l'ultimo ruolo che le è stato proposto, quello di candidata alla presidenza della Regione Umbria.
Lunedì 11 gennaio Luisa ha preso penna e, con un garbo che Bonazzi e Lillo riconoscono raro, ha replicato che non c'è nessun male a farsi acquisisire e ad accettare un ruolo minore, se si intende l'impresa, alla maniera di suo padre Franco, "nato nell'Umbria contadina". Il riferimento principale è alla "forza umana affezionata e dedicata, rispettosa e resistente che ha dato molto e merita di ricevere certezza del presente e speranza nel futuro", verso cui si ha una forte responsabilità.
La conclusione è un po' sibillina: "Quanto alla politica, ognuno di noi, in ogni gesto quotidiano fa politica. A maggior ragione chi, come l'imprenditore, tutti i giorni versa il contributo per sostenere la vita di tante famiglie". Che vuol dire in concreto? Accetterà di scendere in campo in Umbria? Io pronostico che non lo farà in un contesto in cui la vittoria della destra rimane altamente improbabile anche per una candidata del suo prestigio, ma sono anche convinto che "donna Luisa" è uscita dalla riserva e un giorno o l'altro tornerà in prima linea.
a proposito della bella luisa todini..........
RispondiEliminaArsenico sotto l'asfalto sulla 131
terreno inquinato
martedì 11 maggio 2010 - L'UNIONE SARDA
Usati i detriti avvelenati della miniera d'oro di Furtei
Per realizzare il “tappeto” su cui è stato poggiato l'asfalto della 131, tra Sanluri e Villanovaforru, sono state utilizzate le terre di risulta, altamente inquinate, della miniera d'oro di Furtei.
Ci hanno messo poco per autodenunciarsi . Un tempo brevissimo durante il quale gli acidi presenti sui terreni-scoria trasferiti dalle miniere di Furtei sulla statale 131, tra il chilometro 41 e il cinquantottesimo, hanno cominciato a trasudare. Divorare il ferro nascosto sotto il cemento armato dei cavalcavia, venire alla luce portandosi dietro la ruggine delle “gabbie”, anima delle traverse che tagliano in due la superstrada tra Sanluri e Sardara e Villanovaforru.
L'APPALTO A portare lì quella terra sporca e inquinata sarebbe stata una delle imprese a cui la società Todini, vincitrice della gara d'appalto indetta dall'Anas, aveva affidato il subappalto. Tonnellate di materiale ricco di cadmio, rame, selenio e arsenico prelevato dalle ”discariche” della miniera d'oro di Furtei della Sardinia Gold Mining e trasferito con i camion nel cantiere della Carlo Felice per creare il tappeto su cui successivamente è stato poggiato l'asfalto. Proprio quel manto nero di bitume che già da subito aveva dimostrato tutta la sua precarietà per via del sottosuolo ricchissimo di sostanze corrosive come l'acido solforico non propriamente idoneo a ospitare la nuova superstrada. Tant'è vero che all'Anas hanno fatto i salti mortali, in questi anni, dopo la consegna dell'intero tracciato Sanluri-Villanovaforru (avvenuta tre anni fa) per tentare di mantenere in discreto stato i dieci chilometri della statale 131, come emerso durante la delicatissima indagine avviata dai carabinieri della Compagnia di Sanluri al comando del capitano Gianluca Puletti, affiancata dagli specialisti del Noe dell'Arma di Cagliari guidati dal maresciallo Angelo Murgia. Un lavoro finito sul tavolo del sostituto procuratore della Repubblica, Marco Cocco, titolare dell'inchiesta, che, almeno per ora, non ha iscritto nessun nome nel registro degli indagati.
I MATERIALI Una cosa è certa. Nell'arco di tempo tra i cinque e i tre anni fa, qualcosa non è andata per il verso giusto, sul tratto della Carlo Felice che attraversa la provincia del Medio Campidano. Tant'è vero che già a suo tempo la stessa amministrazione provinciale guidata da Fulvio Tocco e la Asl di Sanluri avevano chiesto chiarezza sui lavori. Non solo. La Provincia del Medio Campidano, con un'ordinanza, ne aveva richiesto la rimozione «ma l'Anas, facendo opposizione, ha vinto il ricorso al Tar e dunque tale materiale non è stato rimosso», ricorda Angelo Carta, assessore regionale ai Lavori pubblici.
LO SCEMPIO Oggi le conseguenze di quanto avvenuto sono sotto gli occhi di tutti. Pareti delle sponde dei cavalcavia che trasudano la ruggine, scoli d'acque rosse che escono dalle condotte e finiscono nel terreno uccidendo l'erba e la vegetazione. Poi quei “pezzi” aridi e grigi lungo la 131 dove nulla cresce e tutto brucia, dove la terra vegetale che era stata sistemata per ricoprire quella di risulta delle miniere è stata spazzata via e a sua volta inaridita dagli acidi.
POVERA ITALIA IN MANO ALLE COSCHE MAFIOSE!!!!
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