17.1.10

Spesa pubblica: le consulenze in aumento in (quasi) tutta Italia.

Tra le denunce fatte alla "casta" dei politicanti e alla sua famelicità dal libro di Rizzo e Stella e da numerosi altri saggi e articoli ce n'era una relativa alle spese per consulenze e collaborazioni esterne delle pubbliche amministrazioni. La denuncia, nella sua genericità, poteva dar luogo a valutazioni errate. Accade che all'interno di molte ammistrazioni esistano uffici e competenze di qualità e che le consulenze si configurino come una elargizione a società e a professionisti "amici"; ma non è infrequente che la collaborazione esterna copra necessità essenziali dell'Ente committente e che la consulenza sia in realtà lavoro dipendente precarizzato e sottopagato. Nel giudicare, dunque, bisogna metterci il classico granello di sale e seguire l'aurea regola del "caso per caso".
L'uno e l'altro fenomeno sono, comunque, da giudicare negativi e da ridurre. Non sarebbe male ricondurre le attività esternalizzate all'interno della pubblica amministrazione, combattendo da una parte il clientelismo dall'altra lo sfruttamento.
Il Ministero della Pubblica Amministrazione ha fornito nei giorni scorsi i dati relativi ai compensi per consulenze e collaborazioni esterne riguardanti il complesso delle amministrazioni pubbliche nel 2008 e suddivisi per Regione. Sono cifre, rispetto all'anno precedente, in netta crescita dappertutto (del 19,05 % al Nord, del 17,79% al Centro, del 28,87% al Sud, del 31,47% nelle Isole), con l'eccezione di tre regioni "virtuose": Calabria (-18,08 %), Marche (-11,62%), Umbria (-4,4%). Oltre il 50% è l'incremento di spesa in Campania. Neanche in questo caso siamo però in grado di dire se si tratti della tradizionale propensione borbonica alle mance o di una risposta (sbagliata) alla crisi. La spesa complessiva sul piano nazionale ha superato l'1,59 miliardi di euro e l'incremento medio è del 20,26%.

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