3.2.10

Il nucleare in Sicilia. Il gioco delle parti.

L'Arcivescovo che non sa
La seconda settimana di gennaio due articoli, uno di Elio Di Bella sul settimanale "Grandangolo" (La Chiesa agrigentina ama il nucleare?), l'altro di Gerlando Gandolfo sul giornale online "Agrigentoweb" (Perché mons. Montenegro?) denunciavano l'inserimento in allegato al settimanale della diocesi di Agrigento "L'amico del Popolo" di un inserto redazionale dal titolo Energie per il futuro, in realtà un opuscolo in appoggio al nucleare. I due articoli esprimevano stupore e disagio per quello che pensavano essere un orientamento pronucleare della Curia, che coinvolgeva anche il vescovo Montenegro. La diffusione dell'inserto appariva ancora più discutibile in un momento in cui il governo prospetta la costruzione di una centrale nucleare a Palma di Montechiaro, a 20 kilometri da Agrigento.
Su "Agrigentoweb" si è potuta leggere la pronta replica di Carmelo Petrone, il prete che dirige "L'amico del popolo" che così, più o meno, rispondeva: "Quando mai? Il mio settimanale non è la voce ufficiale del Vescovo, ma l'aspressione del pluralismo ecclesiale. Il Vescovo non c'entra, non ha mai preso posizione a favore nucleare. Il giornale che dirigo, quando ha parlato della costruenda centrale ha espresso forti dubbi e dissensi". Le affermazioni di Di Bella ("la Chiesa diventa il primo sponsor della centrale nucleare") e di Gandolfo ("l'opuscolo è una sorta di benedizione della Chiesa agrigentina, con in testa il suo Pastore") sarebbero pertanto "gratuite e prive di fondamento", fondate su "personalissime deduzioni", e assurda sarebbe "la pretesa, addirittura, di coinvolgere nella vicenda l'Arcivescovo". Come mai, allora, allegato al giornale, che va nelle case dei fedeli, c'era il contestato opuscolo? Niente di strano, spiega Petrone: "L'opuscolo è uscito contemporaneamente in tutta Italia allegato ai giornali della Fisc (Federazione italiana dei settimanali cattolici), come contributo all'informazione. Il committente è esterno la MAB.q, e per di più dichiarava di voler lasciare al lettore il giudizio sul ritorno al nucleare". Con questi giri di parole il prete giornalista lascia intendere che si tratta di pubblicità, più o meno mascherata, e non del punto di vista della Curia, del Vescovo o del giornale. La MAb.q, infatti, pur proclamandosi "secondo la tradizione celtica la regina delle fate", è una società che fa promozione e organizza eventi; alla pubblicazione dell'opuscoletto devono aver contribuito il governo e/o le società interessate al nucleare.
Gandolfo e Di Bella non se la sono tenuta e hanno replicato, il primo su "Agrigentoweb", il secondo su un'altra testata online "AgrigentOggi". Al Petrone hanno detto, grosso modo: "Non fare il finto tonto". "AgrigentOggi" il 18 gennaio premette alla replica di Di Bella una nota redazionale in cui tra l'altro si legge: "L’Arcivescovo che per puro caso abbiamo incontrato stamattina, ha ribadito che non era a conoscenza dell’inserimento dell’opuscolo all’interno del settimanale". Risposta classica e classicamente agrigentina: "Nenti sacciu".



Il vicerè combattivo



Un paio di giorni dopo sulla centrale di Palma di Montechiaro si pronuncia l'Assemblea regionale siciliana votando unanime un ordine del giorno contrario al nucleare lì e in tutta l'isola. La prima firma è di un deputato regionale (così si chiamano in Sicilia i membri dell'Assemblea legislativa) del Pdl ufficiale, quello di Berlusconi e di Alfano: Nino Bosco. L'uomo pare fortemente motivato e si produce in dichiarazioni assai combattive:"Ci opponiamo alla possibilità che la città di Palma di Montechiaro possa essere candidabile quale sede per una centrale. Siamo impegnati a salvaguardare la nostra Regione, nella particolare fattispecie la provincia di Agrigento, da un ennesimo tentativo di scaricare in Sicilia i rischi di un intervento gravato da costi ambientali altissimi, di sicuro nocumento per tutta la nostra comunità". Aggiunge: "Tutti sanno che in primavera si avvieranno i lavori per la costruzione del rigassificatore di Porto Empedocle. Questa infrastruttura, ritengo che esaurisca ampiamente il contributo di una provincia martoriata, come quella agrigentina, verso l'intera comunità nazionale".
Tutta la vicenda, a questo punto, finisce con il ricordarci il titolo di una commedia dell'agrigentino Pirandello, una delle più significative, se non delle più belle: Il gioco delle parti. Ci pare proprio un gioco di ruolio quello in cui mentre la Fisc (in altri termini la Cei) diffonde pubblicità filonucleare l'arcivescovo Montenegro dichiara di non sapere nulla, quello in cui, mentre Alfano a Roma sostiene lealmente la politica energetica del governo Belusconi il suo vicerè ad Agrigento, Bosco, si opponga al nucleare.
Abbiamo letto che, in una affollatissima assemblea organizzata dal Comune di Palma di Montechiaro, è stato votato un forte e motivato documento antinucleare. Vi si valorizzavano le prese di posizione dell'Ars. E' una cosa ben fatta: nel momento in cui si inizia la lotta bisogna cercare tutte le possibili solidarietà. Ma i cittadini di Palma di Montechiaro e tutti i siciliani contrari a far diventare l'isola una pattumiera atomica faranno altrettanto bene a non fidarsi troppo di boschi e di arcivescovi e, nella difficile lotta che si prospetta, a contare soprattutto sulle proprie forze.

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