25.2.10

Racconti sull'infanzia del Signore (lo pseudo Tommaso)

Tra i Vangeli apocrifi relativi all’infanzia di Gesù quello attribuito a Tomaso mira a colmare i vuoti lasciati da Luca, accentrandosi esclusivamente sull’età dai cinque ai dodici anni (l’età dello smarrimento nel Tempio). Privo di aperte preoccupazioni teologiche, di taglio popolaresco ci mostra un Gesù non sempre buono e umile, ma talora scherzoso, tal altra magico, tal altra ancora inquietante. Eccone alcuni episodi.

II. All’età di cinque anni questo ragazzo stava giocando sul greto di un torrente: raccoglieva in fosse le acque che scorrevano e subito le faceva limpide comandando con la sola sua parola. Impastata dell’argilla molle, ne fece dodici passeri: quando fece questo era di sabato. C’erano pure tanti altri ragazzi che giocavano con lui. Un ebreo, vedendo quello che Gesù faceva giocando di sabato, andò a dirlo a Giuseppe: “Ecco, tuo figlio è al ruscello, ha preso dell’argilla e ne ha formato dodici uccellini, profanando il sabato”. Giuseppe andò, lo vide e lo sgridò: “Perché fai queste cose di sabato, che non è lecito fare?”. Ma Gesù, battendo le mani disse ai passerotti: “Andate!”. E quelli volarono via cinguettando: Al vedere ciò gli Ebrei rimasero di stucco e andarono a raccontare ai capi quanto avevano visto.

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IV. Un’altra volta camminava per il villaggio , quando un ragazzo, correndo, andò ad urtare sulla sua spalla. Gesù irritato gli disse: “Non percorrerai tutta la tua strada”, E subito cadde morto. Ma alcuni, vedendo ciò che accadeva, dissero: “Dov’è nato questo ragazzo, che ogni sua parola è un fatto compiuto?”.

I genitori del morto, andati da Giuseppe, lo biasimavano dicendo: “Tu, che hai un tale ragazzo, no puoi abitare nel villaggio con noi. Oppure insegnagli a benedire e non a maledire, perché se no fa morire i nostri ragazzi.

V. Giuseppe, chiamato in disparte i ragazzo, lo ammoniva dicendo: “Perché fai tali cose? Costoro ne soffrono, ci odiano e ci perseguitano”: Gesù gli rispose: “Io so che queste tue parole non sono tue, tuttavia starò zitto per amor tuo, ma quelli porteranno la loro punizione”. E subito i suoi accusatori diventarono ciechi.

Quanti videro questo, si spaventarono fortemente, restavano perplessi e dicevano, a proposito di lui, che ogni parola che pronunziava, buona o cattiva che fosse, era un fatto compiuto. E divenne una meraviglia.

Vedendo che Gesù aveva fatto una tale cosa, Giuseppe si levò, gli prese l’orecchio e glielo tirò forte. Ma il ragazzo si sdegnò: “A te basti cercare e non trovare. Veramente non hai agito in modo sensato. Non sai che sono tuo? Non mi molestare!”.

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XII. Un’altra volta, al tempo delle semine, il ragazzo uscì con suo padre a seminare il grano nella sua terra. e mentre il babbo seminava, anche il ragazzo seminò un chicco di grano. Quando ebbero mietuto e battuto nell’aia, fece cento cori (circa 400 quintali); chiamò allora nell’aia tutti i poveri del villaggio e regalò loro il grano. Il resto del grano fu portato via da Giuseppe. Quando fece questo segno aveva otto anni.

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XIII. Suo padre era un falegname e, in quel tempo, faceva aratri e gioghi. Una persona ricca gli ordinò un letto; ma una delle assi, quella detta trasversale, era troppo corta e Giuseppe non sapeva che fare. Il ragazzo Gesù disse allora a suo padre Giuseppe: “Metti in terra le due assi e pareggiale da una delle due parti”.

Giuseppe fece come gli aveva detto il ragazzo: Gesù si pose dall’altra parte, afferrò l’asse più corta e la tirò a sé rendendola pari all’altra. A tale vista suo padre Giuseppe rimase stupito e l’abbracciò. E lo baciava esclamando: “Me felice, giacché Dio mi ha dato questo ragazzo!”.

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da Apocrifi del Nuovo testamento, a cura di Luigi Moraldi, Volume I, Utet 1971.

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