12.2.10

Un epigramma di Marziale tra i più "spinti" (XI, 43) con una mia traduzione in italiano e in siciliano.



Deprensum in puero tetricis me vocibus, uxor,
corripis et culum te quoque habere refers.
Dixit idem quotiens lascivo Iuno Tonanti!
Ille tamen grandi cum Ganimede iacet.
Incurvabat Hylan posito Tirynthius arcu:
tu Megaram credis non habuisse natis?
Torquebat Phoebum Daphne fugitiva: sed illas
Oedalius flammas iussit abire puer.
Briseis multum quamvis aversa iaceret,
Aeacidae propior levis amicus erat.
Parce tuis igitur dare mascula nomina rebus,
teque puta cunnos, uxor, habere duos.


*****
La traduzione italiana
Moglie, male parole mi gridavi,
quando mi sorprendesti col ragazzo
dicevi che ci hai un culo pure tu.
Lo stesso disse Giunone al Tonante
che giaceva col grande Ganimede.
Riposto l’arco Ercole di Tirinto
piegava ad arco il giovinetto Ila;
forse Megara non aveva natiche?
Bruciava Apollo per il desiderio
di Dafne fuggitiva, quelle fiamme 
fece sparire il figlio d’Edalio.
Offriva il suo didietro al grande Achille
spesso Briseide, ma l’invitto eroe
più forte si stringeva al dolce amico.
Smetti di dare nomi mascolini
alle tue cose, o moglie, tu non hai
un culo, quella tua è una doppia fregna.



*****
La traduzione in siciliano
Doppu ca mi sbintà ca la ficcava
a un garrusieddru, mi faciva vuci
e vanniava forti ma mugghieri:
“E chi? Nun l’aiu lu culu?”
-
Su' li stessi adintifichi paroli
ca diciva Iununa a lu viziusu
Giovi, ca si curcava a Ganimedi,
ca era bieddhu ranni.
-
Erculi, quannu l’arcu so pusava,
mintiva a cul’a ponti un picciuttieddru.
Chi ffà? nun n’avia natichi Migara,
ch’era la so signura?
-
Callu d’amuri Apollu assicutava
la ninfa Dafni tutta la jurnata,
ogni sira però s’allifriscava
ccu lu figliu d’Idaliu.
-
E quanti voti Briseidi ad Achilli
lu culu cci pruì; ma chiddhu nenti,
e si strinciva ccu l’amicu masculu,
c’avia li khianchi lisci .
-
Nun numinari cchiù lu to pirtusu
diciennu na parola masculina,
muglieri mia, tu culu nun ni tieni
tu ià lu  sticchiu duppiu.

Postilla
La scelta del testo è collegata al suo argomento oggi "mostruoso", vista la mentalità corrente e la temperie storico-culturale. Ma, strutturalmente, l'epigramma è tra i più caratteristici di Marziale. Alla iniziale proposizione del tema corrisponde, infatti, la digressione mitologica, che ritarda la stoccata finale, l'aliquid luminis. La mitologia in Marziale non ha però un carattere di mera erudizione: i miti citati sono tra i più conosciuti a Roma e dintorni e le immagini di eroi, semidei e dei riempivano la vita quotidiana degli antichi.
Le due traduzioni seguono una diversa poetica. In quella italiana ho provato a mantenere, tutte le volte che ho potuto, la stringatezza dell'epigramma latino (talora perfino saltando qualche parola, a mio avviso non essenziale); a quella siciliana ho voluto dare una curvatura "espressionistica". Nella metrica di entrambi i testi ho rispettato un obbligo che mi dò sempre quando traduco dal latino: uso versi romanzi "buoni". 
Il siciliano è quello del mio paese natìo, Campobello di Licata nell'Agrigentino,  un po' arcaico, quello della mia infanzia ormai lontana. La grafia kh mira a rendere una particolare aspirazione (probabilmente residuo del khi greco) con cui dalle mie parti si pronunciano molti vocaboli che in toscano hanno l'iniziale f. Preferisco scrivere khiuri (per "fiore"), khiatu (per "fiato") o, come qui, khiancu (per "fianco") piuttosto che ciuri, ciatu o ciancu, che meglio si attagliano ad altre parlate e ad altri parlanti. (S.L.L.)

11 commenti:

  1. g.gigliobianco@fastpiu.it22/12/10 15:10

    caro salvatore, mi piace molto marziale e mi piace la tua sapida traduzione in siciliano
    io provo a usare l'epigramma oggi:

    Malo poetae

    Callidus fertur Ulixen inauditas
    noluisse fallaces relinquere Sirenas,
    vento currente secundo carina
    carbasa rudes ceratis auribus
    dum nautae pandunt
    malo vinciri iussit
    mira ne raperetur musica,
    non vinclis nobis
    te recitante, Bondi, opus est,
    aures cerare malumus.

    me lo traduci in siciliano?
    giuseppe

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  2. Si dice che il furbo Ulisse
    Non volesse lasciare inascoltate le Sirene,
    mentre la nave corre col vento favorevole
    e i marinai ignoranti colle orecchie chiuse allargano le vele,
    ordinò di essere legato all’albero
    per non essere rapito dalla musica meravigliosa,
    non c’è bisogno di corde per noi se reciti tu,
    Bondi, preferiamo cerare le orecchie

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  3. Mars et Venus

    Utrum Venus manu mentulam tibi Mars eripuit an fulmine utramque Juppiter nescio
    nec discere cupio tanta poena
    dignum quid feceretis.
    Ecce, io, servator vobis adest,
    Ille comas calvo reddit
    mentulamque preciso
    artusque carentibus.
    Qui sit quaeritis?
    Ipse imperator!
    Quid tanto roget pro munere?
    Suffragium in tabella!

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  4. Non so se Venere con la mano ti abbia
    Strappato il cazzo, Marte, o Giove con un fulmine
    abbia strappato mano e cazzo
    Né desidero sapere cosa steste facendo
    degno di tanta pena.
    Evviva, arriva il vostro salvatore!
    lui restituisce le chiome al calvo,
    Il cazzo al mutilato,
    le mani a chi non le ha.
    Chi sia chiedete?
    L’Imperatore in persona!
    Cosa chieda per tanto regalo?
    Il voto sulla scheda!

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  5. Lingit culum lingiturque qui medio stat agmine
    Tam lingua teritur quam culus prurit
    Lingi tantum quisquis optat
    Sed te, Scilipote, lingere tantum decet

    Lecca il culo e viene leccato chi sta in mezzo alla schiera
    Tanto si consuma la lingua quanto si solletica il culo
    Ognuno preferirebbe essere soltanto leccato
    Ma a te, Scilipoti, sta bene soltanto leccare

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  6. Saltatrices

    Saltatrices didicerunt Gaditanae
    lumbos vibrare mammasque,
    stupent spectatores et simul
    nummi sinu saltare didicerunt

    le ballerine Andaluse hanno imparato
    ad agitare i fianchi e le tette
    gli spettatori sono estasiati e anche i soldi
    hanno imparato a ballare nelle tasche

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  7. Cane Nero.
    Inprobus dicitur Nero lyram cecinisse urente Roma,
    flammas fugerit vulgus an cantum nescio,
    nec nunc igni opus est Alemanne,
    Tor Bella Monaca ad exhauriendam,
    Sufficit ut canas.


    Si dice che il crudele Nerone cantasse la lira mentre Roma bruciava, non so se il popolo fuggisse le fiamme o il canto, comunque adesso non c’è bisogno di fiamme, Alemanno, per svuotare Tor Bella Monaca, basta che canti

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  8. Aqua et igni interdicere /
    Inaequalem non timent Syrtim
    Caribdaeum nec saevum gurgitem.
    Prurientes a Niliacis navigant mimae
    Lascivae a Lybicis saltatrices litoribus.
    Luxuriosam undique Mediolanum petunt.
    Conviviis frequentes et theatris adsunt
    Sed Scylla durius hic latet monstrum
    stemmatis atrox Italiae adsertor
    alienas quaerit magistratus puellas
    ultra pontum ad expellendas.
    Nocte excubantem Mauram
    Imperator adspicit mammosam
    statimque calescit. Aqua et igni
    interdictam Igne suo refovet.

    (aqua et igni interdicere = vietare l’uso dell’acqua e del fuoco =condannare all’esilio)
    Non temono il burrascoso golfo della Sirte, nè il crudele gorgo di Cariddi.
    Le attrici stuzzicanti navigano dalle coste Egiziane, le ballerine lascive da quelle Libiche. Da ogni parte puntano alla lussureggiante Milano.
    Affollano le cene e i teatri, ma un mostro più feroce di Scilla qui si nasconde,
    coraggioso difensore della nobiltà Italiana il magistrato cerca le ragazze straniere per espellerle oltre mare. L’Imperatore vede la Marocchina tettona sveglia nella notte e subito si infiamma, riscalda col suo fuoco lei che era stata privata dell’acqua e del fuoco.

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  9. Ius trium natorum /
    Quas expellere Padanus conatur magistratus
    Imperator Mauras excipit utque pater amat.
    Bis trium tibi ius tribuendum natorum
    nam patrem quinque sed una tatam te vocant

    mentre il ministro Padano cerca di espellere le Africane, l’Imperatore le accoglie e le ama come un padre ; 2 volte bisognerebbe darti il diritto dei 3 figli ; infatti 5 ti chiamano papà e una papi (il diritto dei 3 figli era una legge del 1 secolo dc che dava aiuti alle famiglie)

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  10. Altera Cleopatra /
    Romam frustra Cleopatra petiit
    Heredem ut daret dictatori.
    A Niliacis puella nunc venit oris
    Nepotemque se iactat Pharaonis
    Nec draconem ad mammas
    Sed regiam fert mentulam
    Mordet uterque tollat illud
    Ut vitam generet haec.
    Oh quam prisca callidiora
    haec est Cleopatra.

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  11. La seconda Cleopatra /
    Inutilmente Cleopatra venne a Roma
    per dare un erede al Dittatore (Giulio Cesare)
    Dalle rive del Nilo ora viene una ragazza
    che si vanta di essere la nipote del Faraone
    e non si porta al seno il serpente
    ma il cazzo presidenziale
    mordono tutti e due, quello
    per togliere la vita, questo per darla
    Oh quanto più della prima
    È furba questa Cleopatra

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