"Luigi Pirandello, il più enigmatico scrittore italiano. Leonardo Sciascia che di enigmi se ne intende. La Sicilia , terra di misteri, di umori sotterranei ma anche di grandi e luminose generosità intellettuali. Sicilia lontana e vicina all'Europa. Tre ingredienti di un affascinante cocktail di storia e cultura".
Così "L'Espresso" n.26 del 6 luglio 1986 presentava un singolare gadget per i suoi lettori, una sorta di "dizionarietto" dal titolo Pirandello dalla A alla Z interamente compilato da Leonardo Sciascia.
Il libretto è prezioso per la comprensione di Pirandello e ancora di più per la comprensione di Sciascia. La parola chiave è "cristiano", che è anche la chiave interpretativa dell'intera opera dello scrittore agrigentino, un cristianesimo naturale, non cattolico e non mafioso. Qui riporto tre delle "voci" più brevi, sostenute dalla curiosità biobibliografica del "maestro di Racalmuto": Indice, Teatro, Vestire gli ignudi. (S.L.L.)
Indice. L'indice dei libri proibiti, l' Index librorum proibitorum della chiesa cattolica: Corse voce, nell'estate del 1934, che Pirandello stesse per entrarvi. A scongiurare l'evento, Silvio D'Amico scrisse una lettera a monsignor Montini, il futuro Paolo VI: Monsignor Montini rispose: "Non ho tardato ad occuparmi dell'oggetto della Sua lettera e La posso assicurare ch'essa è stata portata alla conoscenza , con i commenti del caso, ad autorevoli persone del Sant' Offizio, e ho ragione di pensare ch'esse abbia portato loro con soddisfazione preziosi elementi di conoscenza e di riflessione. Anche per codesta opera buona La ringrazio sinceramente". Così i libri di Pirandello non entrarono tre i proibiti.
Una fantasia di Antonio Baldini - scritta, credo , intorno a quell'anno - racconta di una udienza chiesta ala papa dello scrittore Stamburè, per implorarlo di far mettere all'indice il suo ultimo romanzo. Al papa,Stamburè sembra matto ; ma Baldini è del parere che proprio matto Stamburè non poteva dirsi: era siciliano, semplicemente. Poichè anche Pirandello lo era, è da credere non gli sarebbe dispiaciuto che alla sua opera toccasse la proibizione del Sant'Offizio. Non per le stesse ragioni di Stamburè (il cui nome dice della voglia di essere stamburato), ma per il suo essere nativamente e perfettamente cristiano.
Teatro. "Cominciando si era fermato su due ignote parole; nessuno, nell'ambito dell'Islam, aveva la più piccola idea di quel che volessero dire". Le parole sono "tragedia" e "commedia"; e Borges, immagina lo smarrimento di Averroè quando, traducendo la Poetica, vi si imbatte. Come poteva penetrare il significato di quelle due parole, se tutto l'Islam non aveva nozione del teatro? Così - come ancora nell'Islam di cui Girgenti era parte - Pirandello il teatro lo inventa. Dirà Pitoeff: "Il teatro era in lui, egli era il teatro".
Vestire gli ignudi. E' stato più volte raccontato che Pirandello bambino "uscì un giorno si casa vestito domenicalmente con abito da marinaretto, appena appena estratto dal pacco portato da Palermo; e tornò dalla passeggiata seminudo, perchè aveva rivestito del suo abito un bimbo che aveva visto ricoperto di cenci". Questo precetto di misericordia corporale della chiesa cattolica, la cui pratica gli fu allora rimproverata (il cristianesimo!), divenne poi anche prfecetto di misericordia morale, spirituale: manifestamente, e con dolorosa ironia, nella commedia che si intitola appunto Vestire gli ignudi.
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