3.3.10

Porro e i tribal. Ragionando con Sabina Guzzanti.


Sul blog di Sabina Guzzanti ho trovato alcune riflessioni nate in margine a una puntata di “Anno zero”, quella del 17 febbraio. La trasmissione di Santoro, infatti, fa riflettere e credo che sia questa una delle ragioni della sua soppressione elettorale. Qualcuno lassù vuole che si voti senza riflettere.

Vediamo dunque che dice la Sabina, che commenta in diretta: “C’è uno scontro tra civiltà e inciviltà. E poi ci sono quelli che conoscono la lingua dei civili perché hanno frequentato le loro scuole e la usano contro la civiltà. E’ Porro più che Belpietro che metterei fra i tribal o almeno più di là che di qua. Quello che dice a Travaglio: tu non puoi parlare così perché anche tu frequentavi persone che si sono rivelate colluse e non lo sapevi quando le frequentavi. Gioca sulla scarsa capacità di ragionamento dei meno fortunati, meno dotati che sono tanti. […] Travaglio più urla e più fa peggio; più cerca di evidenziare l’illogicità più si inguaia; perché il popolo tribal prima di leggere le parole legge l’odore della paura e della rabbia. Sono come le fiere a cui devi sembrare calmo per scongiurare l’attacco.

E la colpa è del nostro buonismo; trattiamo come esseri umani quelli che campano sulle sciagure, si arricchiscono col sudore degli altri e si battono il petto di fronte a uno stupro come il nostro cosiddetto presidente del consiglio. Che affermazione forte! ma cosa conta di più che sia forte o che sia vera? E’ colpa del nostro buonismo. E buonismo è una parola che fa schifo. La posso sostituire con rammollimento? Siamo come uno che vuole dare mezzo panino a un coccodrillo e farsi una foto mentre lo imbocca”.

Non scenderò nei particolari. Credo che nella sostanza la Sabina non si sbagli. La base del berlusconismo è un “popolo tribal” che le sue tv hanno allevato e cresciuto. Non sempre è tribal per mancanza di studi, ma soffre di un analfabetismo di ritorno che esprime al massimo grado nel ruolo di spettatore. Dentro ci sono fior di laureati e ci sono i componenti di corporazioni ricche e potenti; ma godono dello spettacolo della violenza e godono soprattutto nel vedere il “nemico” in difficoltà. Dice Sabina che dovremmo essere meno buonisti, meno rammolliti etc. Io credo che la soluzione vera del dilemma stia nella bella metafora finale da lei usata. Dovremmo “mantenere le distanze”, non accettare la zuffa, lo scontro ravvicinato; anzi, se ci riesce, non parlare affatto con loro, seguitare nel nostro ragionamento senza accettare l’interlocuzione e respingendo le provocazioni. Forse è questa la via per far sì che nel popolo tribal prima alcuni e poi tanti si innamorino del ragionare e del riflettere, se ne appassionino fino al punto di scegliere la civiltà e infine facciano maggioranza insieme a noi. O no?

1 commento:

  1. vivo in una zona dove il PdL (e Lega)la fà da padrone. E' difficilissimo ragionare anche con la gente comune, non esiste il senso civico, il senso di collettività, la partecipazione civile è sconosciuta. Le istituzioni sono considerate lontane e buone solo per avere favori. La mia è una zona ai vertici italiani per le pensioni di invalidità (Oltrepò Pavese) perchè questo è stato il metodo di ricerca del consenso negli anni. E' dura per chi parla di interesse collettivo, vige il "familismo amorale".
    www.unitipergodiasco.blogspot.com

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