28.4.10

Dal Quaderno di Leonardo Sciascia.E se gli inglesi fossero rimasti in Sicilia? ("L'Ora", 12 giugno 1965)

Malta. Una immagine degli anni Sessanta

Coloro che detestano gli inglesi

Brancati diceva che per conoscere una persona basta chiederle che cosa ne pensa degli inglesi: e se risponde che li detesta è meglio fuggirne la conoscenza, il colloquio, l’incontro. D’accordo con Cernuda: gli inglesi non sanno riposare. Ma in compenso hanno tante altre qualità.

Di queste qualità una idea se ne può avere a Malta. Che è per tanti caratteri un pezzo di Sicilia: nel paesaggio, nelle facce e nelle abitudini; ma vive in un ordine e in un decoro che la Sicilia non ha mai conosciuto. E non è che non abbia problemi economici in tutto uguali ai nostri: ottomila disoccupati su trecentomila abitanti, un continuo flusso di emigrazione, poche industrie, una stentata agricoltura. E camminando per le strade di La Valletta, di Rabat, di Medina sorge uno di quei “se” che spesso gratuitamente applichiamo al passato, alla storia: e se gli inglesi, passata la tempesta napoleonica, fossero rimasti in Sicilia così come sono rimasti a Malta? Tutto sommato, credo che sarebbero stati più intelligenti e meno duri dei generali e dei prefetti piemontesi di cui abbiamo goduto dopo l’unità.

E’ certo, comunque, che in Libia nessuno ci rimpiange; mentre a Malta non sono pochi quelli che rimpiangono gli inglesi. Già prima di partire per Malta, alla dogana di Siracusa, un maltese ci dà ragione del rimpianto, la sua ragione di commercio e di morale: tutti quegli inglesi che spendevano il loro stipendio, fino all’ultimo soldo (non come gli americani, dice, che si portano dietro tutto e spendono soltanto per le donne), e che se ne sono andati; e l’istituzione del Casinò, dove sono i maltesi a spendere tutto, a giocarsi tutto. “Che se ne fa Malta dell’indipendenza?”, dice. Ma poi passa a confrontare Malta all’Italia, e che l’Italia fa paura con tutti i soldi che ci vogliono, che appena scambiato un biglietto da diecimila, è già volato via, con tanti poveri e con tanta gente che pazzamente spende. Ci vede pazzi per il denaro: chi non ne ha perché non ne ha; chi ce l’ha per il modo come lo spende. “Anche i preti sono pazzi per il denaro. Sono andato in chiesa, volevo offrire una candela alla Madonna. E il prete mi dice, indicando una cassetta: butta lì il denaro. Io volevo con le mie mani accendere la candela. Il denaro. Butta lì il denaro. Non l’ho buttato”.

- Ha fatto bene – dicono gli italiani che lo ascoltavano. Il maltese si meraviglia dell’approvazione: è l’ultima cosa pazza che gli capita di sentire in Italia.

(da “L’Ora” 12 giugno 1965)

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