29.4.10

I due senatori. Crisafulli e Lumia ai ferri corti in Sicilia.

Lombardo, indagatissimo, resta al suo posto.

Il Pd diviso tra sostenitori del "governatore" e nostalgici del cuffarismo.

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Una doppia intervista a Radio Radicale nella giornata ieri rinfocola le polemiche che percorrono il Pd siciliano in merito alla Giunta “anomala” di Lombardo ed alle imminenti elezioni amministrative.

La prima è quella al senatore Vladimiro Crisafulli (detto Mirello), a lungo parlamentare, personaggio assai controverso, vincitore delle primarie per le prossime amministrative di Enna e oppositore della Giunta Lombardo. Crisafulli è al centro di polemiche da quando nel 2003, in occasione di un congresso ennese della Cgil, in una sala dell’albergo che l’ospitava, si incontrò con l’avvocato Bevilacqua, imprenditore e politico che solo dopo risultò essere capo provinciale di Cosa Nostra ad Enna, ma che già allora aveva notoriamente un certo odore.

La seconda è al senatore Beppe Lumia, noto per il suo impegno antimafia e nel Pd siciliano uno dei più ferventi sostenitori della “stagione delle riforme” e del “rilancio dell’autonomia” (è l’ipocrita giro di parole che si dà per alludere all’appoggio esterno a Lombardo).

Crisafulli appartiene all’antica scuola del “realismo politico”, di quella destra comunista siciliana che, per usare le parole di un suo leader, Michelangelo Russo, di recente scomparso, “era riuscita a spartirsi anche gli organici delle bande musicali”. Questa tendenza a non combattere le lottizzazioni clientelari, ma di parteciparvi pur dall’opposizione, ha determinato in Sicilia una sorta di osmosi tra le forze politiche e favorito in molte realtà amministrative maggioranze anomale ed accordi trasversali. Si è per questa via affermato un potere notabilare, i cui effetti politici sono evidentissimi se si guarda ai risultati elettorali. Tra una consultazione e l’altra gli sbalzi nei suffragi ottenuti dal Pci-Pds-Ds-Pd siciliano sono assai forti, talora strabilianti, e quasi sempre legati alla presenza o all’assenza nelle liste dei “notabili”.

Lumia, personaggio di spicco nelle Commissioni parlamentari antimafia, si è da tempo proposto come elemento di rottura rispetto a questi metodi che a suo avviso aumentano i rischi di infiltrazione da parte delle potenti famiglie mafiose dell’isola. Nel 2008, dopo le voci di esclusione, Veltroni lo volle come capolista della lista del Pd al Senato. In quella lista era già presente Mirello Crisafulli. Lumia, che in passato era stato tra i più duri critici di Crisafulli, accettò senza fare una piega la coabitazione che gli permetteva di salvare il seggio. Nel 2009 si presentò alle primarie come candidato segretario regionale da “bersaniano”, ma a capo di una coalizione trasversale di “rinnovatori” contro il candidato ufficiale dei bersaniani (Mattarella) e contro quello dei franceschiniani (Lupo). La direzione regionale elesse infine costui, intorno al quale, dopo diverse composizioni e scomposizioni, si è costituita la maggioranza che ha avallato l’operazione Lombardo.

Il presidente della Regione siciliana, com’è noto, è sostenuto da una parte del Pdl (Pdl Sicilia) guidata da Miccichè e sostenuta da Dell’Utri e dal Movimento per l’Autonomia da lui stesso fondato; il Pd dice di volere sostenere la sua “politica di riforme”, ma accetta che tra gli assessori vi siano due “tecnici di area”. All’opposizione stanno i pochi dipietristi, l’Udc di Cuffaro e Firrarello e il Pdl ufficiale, di Schifani e Alfano.

Il governo Lombardo ha cercato di interrompere alcune consolidate pratiche, generative di sprechi, nella Sanità e nella questione dei rifiuti, indicate come “cuffarismo” (Cuffaro è stato presidente per otto anni, fino alla sua condanna, non definitiva, per concorso esterno con associazione mafiosa). Nello stesso tempo, ha diffusamente esercitato l’arte in cui Lombardo è più esperto: le nomine in enti vecchi e nuovi, di amici e parenti. Un paio di mesi fa è trapelata la notizia di una indagine della magistratura su Lombardo in relazione all’intreccio mafia-politica-affari. Un rapporto dei Ros vede il “governatore” pienamente inserito nella triangolazione, mentre un pentito lo accusa di rapporti diretti con un boss. Nel Pd Lupo e Lumia hanno continuato a sostenerlo (loro preferiscono dire che “difendono la legislatura delle riforme”), non si saprebbe dire con quale coerenza, specie il secondo. Nel Pd una parte dei bersaniani (di sensibilità “dalemiana”), tra cui Crisafulli, vorrebbero mettere fine all’esperimento, ma cercano alleanze con i “cuffariani” dell’Udc.

Insomma la politica della destra siciliana appare complicatissima fino al barocco, e infetta nelle sue parti contrapposte. Si può dire che “il più pulito ha la rogna”. La politica del centrosinistra appare a sua volta trasformistica e subalterna, pronta a far da supporto a questa o a quella parte della destra pur di partecipare al potere.

In questo scenario si svolgeranno a fine maggio le elezioni comunali ad Enna e in altri centri della Sicilia. Alle primarie di Enna, a Pd spaccato, Crisafulli si è presentato alle primarie e le ha vinte nettamente; ma i suoi avversari franceschiniani hanno scelto in tanti di non partecipare. A metà aprile Lumìa prende penna e spara a zero: la lettera è diretta a Bersani e Lupo ed è firmata anche da altri quattro parlamentari e da due esponenti siciliani “ecodem”. Vi si legge che sarebbe assurdo “che il Pd candidi a sindaco di Enna, nelle amministrative di fine maggio, il senatore Mirello Crisafulli… E’ di banale evidenza che la candidatura di Crisafulli sarebbe un’offesa alla memoria di quanti, da Pio La Torre a Piersanti Mattarella, hanno pagato con la vita la lotta alle mafie. Come risulta inoppugnabilmente da indagini della magistratura, Crisafulli ha intrattenuto rapporti non episodici con il boss di Cosa nostra, Raffaele Bevilacqua, e incontrandolo quando questi era già stato arrestato e condannato per mafia”. Crisafulli reagisce definendo le accuse strumentali e i garanti del Pd gli danno ragione, ma s’accorge che con mezzo partito contro non vincerebbe e fa pertanto il cosiddetto “passo indietro” per pesare nella scelta del candidato unitario.

A Radio Radicale Mirello è durissimo con Lumia. “Io – dice – sono stato totalmente scagionato, ma forse il senatore Lumia vuole rifarsi una verginità per il suo appoggio a Lombardo. Contro di me c’è un’aggressione mediatica, perché sono un oppositore di Lombardo (i cui problemi giudiziari sono noti). Lumia ce l’ha con me perché gli ho fatto perdere le primarie”. Feroce il suo giudizio su Lombardo: “E’ un acrobata e concepisce la politica come compravendita”. Sul Pd dice: “E’ il mio partito e ci sto benissimo. Se Lumia e gli altri hanno problemi di stare vicino a me possono scegliere la libertà”.

Lumia non è meno pesante: “La mia è una opposizione politica a quello che chiamo ‘crisafullismo’, un modo vecchio e spregevole di fare politica. La nuova politica promuove diritti, doveri e progetti e si tiene lontanissima dall’intermediazione affaristico-clientelare che in Sicilia si fa talora affaristico-mafiosa”. Aggiunge: “Bevilacqua era un boss importante e a Crisafulli era ben noto. L’inchiesta su Crisafulli si è conclusa con una archiviazione, ma bisogna leggere la sentenza. Dice che un pubblico incontro con un boss di quella caratura è un fatto gravissimo e inquietante, anche se non se non esce di per sé dal quadro della legalità. Io ho sempre combattuto Crisafulli, ho cercato di impedire che entrasse nel Pd”. Sul governo Lombardo dice: “Alcuni dei provvedimenti scardinano i poteri clientelari, rendono difficile l’infiltrazione delle mafie e la perpetuazione della vecchia politica tanto cara a Crisafulli”. Le posizioni sono inconciliabili.

Intanto a Roma aumentano le pressioni di Alfano e Schifani per mettere fine all'anomalia siciliana e Miccichè è sotto assedio. La mia impressione è che la giunta Lombardo non durerà.

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