27.5.10

La morte di Babel. Un'intervista di Enzo Biagi (Corsera, 7 aprile 1990)

Dal “Corriere della Sera” di mercoledì 7 aprile 1990, riprendo alcuni stralci dell’intervista che Enzo Biagi, per la quinta puntata dell’inchiesta A tu per tu con i familiari dei grandi bolscevichi che guidarono il Cremlino, fece alla vedova di Isaak Babel, lo scrittore de L’armata a cavallo.

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Racconta Antonina Nikolajevna Pirozkova, ingegnere, capo costruttore della Metropolitana di Mosca, sua terza moglie: “Dissero che volevano notizie su uno che lui conosceva. Isaak salì sulla vettura, accanto a me, e mi disse: ‘Abbi cura di Lidija, della nostra bambina, non lasciarla, altrimenti vivrà nella miseria’. Perquisirono tutto e portarono via anche le lettere che lui mi aveva mandato da Parigi: erano molto belle, lettere d’amore. Immagini quali segreti. arrivai con lui fino al cortile della Lubianka. Isaak mi abbracciò: ‘Una volta o l’altra ci rivedremo’ disse. In gennaio o in dicembre, non ricordo, andai alla prigione, ma la guardia mi disse che non c’era più, era già stato giudicato e condannato, articolo 58, significa tradimento della patria, o congiura, o spionaggio, dieci anni di carcere, senza diritto di corrispondenza con la famiglia, e confisca dei beni”.

“Ogni anno avevamo il diritto di sapere, si andava alla Lubianka, e uno chiedeva: ‘Come sta?’ e loro rispondevano: ‘Sta bene’. Mi dissero: ‘Sta bene’ nel ’44, nel ’45, nel ’46 e nel ’47 mi promisero che dopo pochi mesi lo avrebbero liberato. Ma nel ’48 c’erano di nuovo le repressioni, e i dialoghi si fecero ancora più difficili. Andai dal procuratore e lo pregai: ‘Mi spieghi quello che è successo; io sono una donna forte e non svengo’ e lui rispose. Nel ’53 ho saputo che lo avrebbero riabilitato, ma solo il 23 dicembre dell’anno dopo ho ricevuto questo foglio”. Leggo: “dati i nuovi fatti il caso di Isaak Emmanuilovic Babel è steto revisionato l’8-12-1954, e poiché non risulta alcun reato, la causa è chiusa. Firmato: il generale del Tribunale militare Ceprov”. Mi dice: “Ecco la copia della sentenza”. Vi è scritto: “Nato: 13 luglio 1894. Morto: 17 marzo 1941”.

“Che conseguenze ha subito per l’arresto di Babel?”,

“Io lavoravo al progetto della Metropolitana. Andai anche nel giorno in cui arrestarono Babel. Chiesi che mi lasciassero andare per non arrivare tardi all’ufficio, e arrivai in tempo. Su questo piano andò tutto bene, perché nessuno mi chiese niente, molti non sapevano, io ho un altro cognome. E chi sapeva evitò di parlare con me di quello che era accaduto. Sul piano pratico fu tutto normale, partecipavo al disegno della fermata Paveletskaja”.

“Chi era Babel?”

“Per me tutto. Mi è difficile parlare di questo. In generale era un uomo colto, sapeva otto lingue, affascinante, arguto, una speranza della letteratura russa, come diceva Gorkij era un fucile carico. Aveva tante idee, tanti programmi”.

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Nota. Babel era stato arrestato nel maggio del 1939. Dopo una confessione estorta fu processato, giudicato colpevole e fucilato il 27 gennaio 1940. Esiste tra i documenti noti una lettera di Berija a Stalin con cui si chiedeva il permesso di giustiziare 346 nemici del Pcus e del potere sovietico che avevano condotto "attività contro-rivoluzionarie, trotzkismo di destra, complotto e spionaggio". Il numero 12 della lista era appunto Isaak Babel. La decisione di Stalin fu "за" (positiva). Alla vedova, come si legge nell’intervista, fu invece prospettata una morte in Siberia nel 1941. Solo nel 1956, dopo il XX Congresso, venne alla luce la verità.

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