25.6.10

"E' come se mi fosse caduta una benda dagli occhi". Goethe in Sicilia (1787)

Quello a Napoli e in Sicilia fu per Goethe un viaggio nel viaggio in Italia e si svolse dopo un lungo soggiorno romano. In Sicilia arrivò per mare il 2 aprile del 1887. Così commentò l’arrivo nel suo giornale di viaggio: “Non saprei descrivere con parole la luminosità vaporosa che fluttuava intorno alle coste quando arrivammo a Palermo in un pomeriggio stupendo. La purezza dei contorni, la soavità dell’insieme, il degradare dei toni, l’armonia del cielo, del mare, della terra… chi li ha visti una volta non li dimentica per tutta la vita”.

Partendo da Palermo, ove sostò diversi giorni (vedi anche http://salvatoreloleggio.blogspot.com/2010/06/quasi-un-apologo-goethe-palermo-dal.html ), visitò Segesta, Bivona, Girgenti, Caltanissetta, Castrogiovanni, Catania, Taormina, Messina. Partì dalla Sicilia l’11 maggio. Quando fu tornato a Napoli, il 17, mise in carta questo pensiero che del viaggio in Sicilia e un po’ la sintesi: “Per quanto riguarda Omero è come se mi fosse caduta una benda dagli occhi. Le descrizioni, le similitudini ecc., ci sembrano voli poetici e sono invece naturali oltre ogni dire, benché indubbiamente presentino una purezza e una forza intima che sgomentano. Perfino le maggiori inverosimiglianze e invenzioni hanno una naturalezza di cui non m'ero mai capacitato prima di trovarmi al cospetto delle cose descritte. Permettimi di chiarire in breve il mio pensiero così: loro, gli antichi, rappresentavano l'esistente, noi, di norma, l'effetto; loro dipingevano il terribile, noi raffiguriamo in modo terribile; loro il piacevole, noi in modo piacevole, e via dicendo. Di qui la fonte d'ogni iperbole, maniera, affettazione, ampollosità. Quando invero si opera cercando l'effetto e basandosi sull'effetto, non si crede mai d'averlo reso abbastanza percettibile. Se questo che dico non è nuovo, certamente in quest'occasione l'ho sentito con particolare vivezza. Ora che ho presente al mio spirito tutto questo: coste e promontori, golfi e insenature, isole e penisole, rocce e arene, colline boscose, dolci pascoli, fertili campi, fioriti giardini, questi alberi ben curati e i tralci pendenti e i monti che toccano le nuvole e questo ridente susseguirsi di pianure, di scogli, di dune, e il mare che tutto abbraccia con tanta mutevolezza e molteplicità di volti, ora l'Odissea è davvero per me una parola viva”.

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