Il 30 maggio su “La Provincia Pavese” è apparsa la lettera di due componenti della segreteria provinciale Cgil di Pavia, Lella Galli e Franco Vanzati. Riferiscono tra l’altro che tempo fa la Cgil e il Sunia di Pavia avevano scritto al sindaco di Gambolò, un piccolo Comune della zona, Elena Nai, invitandola a soprassedere allo sfratto della signora Irene Zappalà. La Zappalà è rimasta senza lavoro ed ha due figli di cui uno minorenne ed è in difficoltà gravi, perfino per procurarsi il cibo.
Pare che aiutarla siano alcune associazioni del territorio tra cui la Croce Rossa, ma soprattutto i membri della Comunità degli zingari Sinti, che, pur non avendo i frigoriferi pieni, non fanno mancare il pane alla povera donna. I due sindacalisti fanno alcune considerazioni generali (“La crisi attuale morde l’occupazione e i diritti contrattuali, ma genera anche una forte limitazione delle politiche di welfare, di aiuto e assistenza per singoli o famiglie in difficoltà, trasformando la guerra alla povertà alla guerra contro i poveri”) e concludono con un appello al sindaco, “non insensibile a questi problemi” di fare di tutto per evitare lo sfratto.
In realtà tra i Sinti qualcuno ha fatto qualcosa di più. Uno di loro, Filippo Loddo ha seguito il caso e ai primi di giugno fa arrivare a vari giornali on line della zona una documentata denuncia dello strano comportamento dell’amministrazione comunale di Gambolò. Della situazione della signora Zappalà, infatti, si era discusso in Consiglio comunale il 19 aprile in conseguenza di una interpellanza dei consiglieri di opposizione del Pd. La donna non cerca aiuti economici ma vorrebbe un lavoro, è anzi disposta a restituire in forma di lavoro socialmente utili i modesti sussidi ricevuti dell’Ufficio Affari Sociali. Loddo spiega che il Comune disporrebbe di locali che potrebbero consentire una sistemazione temporanea quando il 10 di giugno sarà sfrattata, ma li ha classificati come inagibili, benché tale verifica sarebbe competenza della Asl. Il Comune tra l’altro dispone di un appartamento nella frazione di Remondò. Le Fs lo hanno concesso in comodato d’uso gratuito all’amministrazione proprio per siffatte emergenze, ma per concederlo alla Zappalà pretendono che la riatti a proprie spese. E si tratta di migliaia di euro. Le altre soluzioni proposte o sono assai costose o non immediate. Insomma, a leggere il testo, dettagliatissimo, si ha l’impressione netta di una presa in giro. Sulla rivista telematica “Il primo amore” così Giovanni Giovannetti ha commentato la vicenda ed il comportamento di forze politiche e istituzioni: “A Gambolò, Padania, la signora Irene Zappalà – madre di due figli di cui uno minorenne – è rimasta senza un lavoro ed ha uno sfratto esecutivo che, il prossimo 10 giugno, la porterà in mezzo alla strada. Né la Caritas né la Curia né la Giunta di destra al governo di Gambolò la stanno aiutando. E la locale sinistra? Ha disposto il sostegno legale per la signora? Ha avanzato proposte pratiche – e sottolineo pratiche – per la soluzione al problema? Ha sostenuto quelle della signora, ormai a un passo dalla strada? Neanche per idea: il Partito democratico ha presentato una richiesta di chiarimenti al Comune; Roberto Guarchi di Rifondazione ha distribuito un volantino; il Sunia, sindacato inquilini, ha rivolto un appello al sindaco di Gambolò Elena Nai; Franco Vanzati della Cgil ha mandato una lettera al quotidiano locale... L'unico aiuto concreto alla signora è oggi offerto dai Sinti. Si, gli zingari residenti a Gambolò, che ogni sabato le portano alimenti. Come racconta uno di loro, «quando vado a comprare il pane per le famiglie che vivono nel campo lo prendo anche per Irene».
La signora Zappalà – ovviamente - non è Sinti.
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