L’indagine sulla cricca e sugli immobili offerti, regalati, dati in uso, comprati all’insaputa, che si sta svolgendo a Perugia fa emergere dall’ombra personaggi che destano una speciale curiosità. Un ingegnere, per esempio, che oggi è forse il collaboratore più stretto del ministro Matteoli. Si chiama Ettore Incalza e De Michelis, un socialista molto esperto nel ramo tangenti, lo definisce «semplicemente il più preparato tecnico italiano dei trasporti». L’uomo, un ingegnere brindisino, viene da lontano. Debuttò ai più alti livelli con Claudio Signorile, al tempo leader della “sinistra ferroviaria”. Fu per lunghi anni segretario generale del Piano generale dei trasporti, prima di diventare supermanager delle Fs all'epoca della Tangentopoli del presidente Lorenzo Necci e del finanziere Francesco Pacini Battaglia. Poi da amministratore delegato della Tav incappò nelle maglie delle magistratura e passò qualche giorno in gattabuia, nel quadro di un'inchiesta sempre della procura di Perugia su un presunto giro di mazzette per l'affidamento di lavori per la Tav. Gli sprechi enormi, realizzati attraverso la folle organizzazione (denunciata da “Report”) degli appalti, furono comprovati, ma non le mazzette. Uno così non poteva stare fuori dal giro di Berlusconi. Non a caso fu Lonardi, il ministro costruttore a ripescarlo e a ricollocarlo molto in alto. Il suo avvocato, compagno di tante battaglie, è Titta Madia, parla volentieri dei 14 proscioglimenti e respinge sdegnato le accuse per l’alloggio di via Gianturco 5 a Roma, che i magistrati ritengono acquisito col metodo Anemone. Secondo il suo difensore l’abile e previdente Incalza non c’entra. L’intestatario è addirittura il genero, uno che di Incalza non è neanche consanguineo e che con la propria moglie (che dell’ingegnere è rampollo) è in regime di separazione dei beni.
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