8.6.10

Pubblico impiego. La Cisl è nei guai.

La vicenda del pensionamento delle dipendenti pubbliche, alzato a 65 anni per realizzare la parità con i colleghi maschi, presenta degli aspetti umoristici (umoristico è – secondo la celebre definizione di Pirandello – ciò che fa sì sorridere, ma che nello stesso tempo fa riflettere, mettendo in luce drammi, angosce e sofferenze).

Il primo aspetto umoristico è rappresentato dal gioco delle parti tra Commissione europea e Governo italiano. Ricorda la celebre storiella della bambina che alla madre lontana grida: “Mamma! Cecco mi tocca”; e che al ragazzo che da vicino la molesta dice a voce bassa: “Toccami Cecco ché mamma non vede”. Immagino che Sacconi e Tremonti fossero ben felici che l’esecrata commissaria dell’Unione toccasse le pensioni italiane, anche se con i sindacati facevano finta di lagnarsi e di chiedere tempo.

Il secondo aspetto umoristico riguarda la Cisl, di cui vengono alla luce le gravissime difficoltà. Il sindacato di Bonanni si è caratterizzato per un progressivo collateralismo nei confronti del governo da quando, con una evidente forzatura, ha ottenuto quella riforma della contrattazione che è da alcuni anni un suo cavallo di battaglia. Il nuovo modello di relazioni sindacali demolisce, nei fatti, il contratto nazionale, riducendone di molto la portata. Esso corrisponde all’idea di un sindacato all’americana che, a livello territoriale, di gruppo o di azienda, è in grado di strappare più salario e più risorse per i propri iscritti piuttosto che per l’insieme della categoria. Gli accadimenti di questi giorni fanno pensare ad un'altra storiella, quella del marito che si tagliò i cosiddetti per fare un dispetto alla moglie. L’impressione, infatti, è che la Cisl, pur di colpire il modello di sindacato confederale caro alla Cgil e guadagnarsi l’amicizia particolare del governo, sia scivolata nell’autolesionismo. In tempi di crisi, infatti, in discussione non sono risorse da distribuire, ma sacrifici e, quando si contratta, si contratta al ribasso. Fatto sta che invece di accordi integrativi vantaggiosi per gli iscritti Cisl dal governo arriva un feroce attacco all’impiego pubblico: niente nuovi contratti, niente scatti stipendiali e lavoro obbligato per molte donne che si preparavano alla pensione (si parla di 250 mila persone coinvolte). Già da qualche giorno sindacalisti e strutture Cisl del pubblico impiego e della scuola denunciano le gravi ingiustizie della manovra, ora anche il pazientissimo Bonanni, per evitare il totale discredito, prende posizione sulle pensioni e pare molto irritato. Il poveretto s’era immaginato di essere alla testa di un sindacato statunitense, fortissimo in settori chiavi dell’economia, espressione di una qualche aristocrazia operaia. E invece ora scopre di essere segretario generale della Cisl, di una confederazione che il suo punto forza nelle clientele del pubblico impiego. Non poteva accorgersene prima, lo scimunito!

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