Al mattino nel granaio
dove biondeggiano le stuoie in fila,
una cagna figliò sette,
sette cuccioli rossicci.
Sino a sera li carezzava
pettinandoli con la lingua
e la neve disciolta colava
sotto il suo caldo ventre.
-
Ma a sera, quando le galline
si rannicchiano sul focolare,
venne il padrone accigliato
e tutti e sette li mise in un sacco.
Essa correva sui mucchi di neve
durando fatica a seguirlo.
E così a lungo, a lungo tremolava
lo specchio dell’acqua non ghiacciata.
E quando tornò trascinandosi appena,
leccando il sudore dai fianchi,
la luna sulla capanna le parve
uno dei suoi cuccioli.
-
Guardava l’azzurro del cielo
con striduli guaiti,
ma la luna sottile scivolava
e si celò nei campi dietro il colle.
E sordamente, come quando in dono
le si butta la pietra per gioco,
la cagna rotolò i suoi occhi
come stelle d’oro nella neve.
***
Postilla
Questa poesia l'ho cercata dopo averne letto l'ultima strofa sulla rubrica Bestiario di un vecchio numero di "Arancia blu", la rivista ecologica diretta di Enrico Tiezzi che usciva con "il manifesto". La rubrica, composta di citazioni d'autore sul mondo animale, era curata da Rina Gagliardi, letterata finissima e amica degli animali, una compagna indimenticabile.
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