1.9.10

Versi a Blok. Una poesia di Marina Cvetaeva.


Il tuo nome è una rondine nella mano,

il tuo nome è un ghiacciolo sulla lingua.

Un solo unico movimento delle labbra.

Il tuo nome sono cinque lettere.

Una pallina afferrata al volo,

un sonaglio d'argento nella bocca.

-

Un sasso gettato in un quieto stagno

singhiozza come il tuo nome suona.

Nel leggero schiocco degli zoccoli notturni

il tuo nome rumoroso rimbomba.

E ce lo nomina lo scatto sonoro

del grilletto contro la tempia.

-

Il tuo nome - ah, non si può! -

il tuo nome è un bacio sugli occhi,

sul tenero freddo delle palpebre immobili.

Il tuo nome è un bacio dato alla neve.

Un sorso di fonte, gelato, turchino.

Con il tuo nome il sonno è profondo.

1 marzo 1916

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Postilla critica
"Aleksandr Blok apparve ai contemporanei in una luce di leggenda, angelo caduto tra le paludi di Pietroburgo. Nella scrittura di Blok i lettori cercarono come in uno specchio la sua icona, l'immagine del suo volto trasognato che ricordava le dolci figure dei dipinti di Nesterov. Egli fu infatti, fin dall'inizio, in diversi aspetti, il malinconico eroe della propria poesia. E intorno a lui si formò un alone di favola e nacque un culto che forse ha il suo culmine nei Versi a Blok di Marina Cvetaeva" (Angelo Maria Ripellino in Poesia russa del Novecento , Feltrinelli, Milano, 1960, pag.24).

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