29.10.10

Camilla Ravera: "Come presi la tessera socialista" (da un'intervista a Milla Pastorino - "il manifesto", 1 maggio 1988)

Il Primo maggio del 1988 “il manifesto” pubblicò nel magazine “la domenica” un’intervista a Camilla Ravera sulla sua giovinezza, il padre funzionario del ministero delle finanze dalle simpatie socialiste (che doveva però nascondere pena il licenziamento), i suoi studi alle scuole magistrali, la partecipazione alle riunioni operaie in piazza o alla Camera del Lavoro. Camilla Ravera era morta, quasi centenaria (era nata nel 1889) da appena una settimana e l’intervista, curata da Milla Pastorino, risaliva al 1984. Ripropongo qui il racconto che la Ravera fa della sua iscrizione al Partito socialista. (S.L.L.) 

Camilla Ravera
Tu eri considerata una ribelle?
Io sono stata sempre considerata una ribelle. Abitavo a Torino, si stava costruendo la Fiat, e si vedevano certe volte colonne di operai in lotta perché dovevano guadagnarsi un po’ di bene. allora li vedevo sfilare così compatti, così ordinati, nessuno li dirigeva, così silenziosi e con passo regolare andavano sulla loro piazza per discutere i loro problemi. Allora io uscivo – mio padre non me lo impediva – e andavo a sentire cosa dicevano. Dopo avermi regalato Il Capitale mio padre mi disse: “Se leggi quel libro, ci metterai tantissimo a leggerlo attentamente, ma capirai perché avviene quello che avviene”. E così andavo a vedere, assistevo a questi movimenti, mi piaceva moltissimo. Avevo più o meno diciotto anni. Ero emancipata. Un giorno un operaio, che doveva essere uno dei dirigenti del sindacato, mi si avvicinò. Aveva in mano un blocchetto di tessere e mi disse: “Senta un po’, io la vedo a tutte le nostre più belle riunioni e manifestazioni. E’ più attenta di tutti noi. Batte le mani proprio al momento giusto. Dunque partecipa a quello che noi facciamo. E’ contenta? E’ d’accordo?”. “Sì, sì – dissi io – in generale sono d’accordo con quello che sento”. E perché non prende la tessera del Partito socialista? E’ il socialismo che deve dare tutte queste cose agli operai”. “Lo so – risposi – io ho letto Carlo Marx”. “Ha letto Carlo Marx e non prende la tessera del partito? E che cosa glielo impedisce? A casa?”. “No, no, a casa no. Ma non so, non ho il coraggio di mettermi lì a fare un discorso”. Non disse nulla, ma dopo dieci minuti quello che presiedeva si rivolse agli operai: “Ha chiesto la parola Camilla Ravera”.
E parlasti?
Sì, per la prima volta. Dovevo. Naturalmente con il più grande imbarazzo, però dicevo tra me e me: “Almeno presentarmi. Fare la scena è peggio”. E mi sono avvicinata lì, avevo sentito molto bene il discorso e ho cominciato col dire che ero d’accordo con molte cose che avevo sentito, e poi ho fatto qualche osservazione e tutti mi hanno applaudito. E quel compagno, quell’operaio è venuto a darmi la tessera.

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