Oggi si è persa l’arte del far ridere. Oggi si tenta di divertire la gente con le barzellette, con le battute. Io le barzellette non ho mai saputo dirle. Se voglio raccontarne qualcuna, mi imbroglio. Ne vien fuori una cosa penosa. Io non so raccontare. Sono un comico muto. Io sono sempre andato in scena con canovacci di dieci minuti, che sviluppavo sul momento, fino a farli durare tre quarti d’ora. Dicono che ho la faccia triste. Non ce l’ho triste, ce l’ho storta perché mi sono rotto il naso. Ma con questa faccia ho fatto ridere per tanti anni, risate vere, e la gente ride anche oggi, modestia a parte. Glielo dico io perché. Perché la comicità ha sempre un fondo macabro, tragico. La mia comicità è di questo tipo. Non c’è niente che provochi singulti di ilarità, assalti mal trattenuti di fou rire quanto un funerale, che è lo spettacolo della morte.
Da un’intervista a Silvio Bertoldi, Totò, a cura di Goffredo Fofi, La nuova sinistra-Samonà e Savelli, 1972
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