Jean Moreau, Lezione di fisica sperimentale dell'abate Nollet, Parigi 1743 |
Di mese in mese, di anno in anno aumenta l’angoscia, l’amarezza, la sfiducia di coloro che, in Italia, dedicano la loro attività alla ricerca scientifica. La loro posizione diventa di giorno in giorno più difficile: preziose e insostituibili energie si logorano e si perdono in una lotta sfibrante.
Le Università, che sono tradizionalmente in Italia il centro della ricerca scientifica, non garantiscono in alcun modo a nessun ricercatore un minimo per vivere.
Il lavoro, mal pagato o semi-gratuito, è massacrante. Non solo e non tanto per le lezioni e le esercitazioni, ma per gli esami. Si può affermare senza esagerare che professori, assistenti e ricercatori di fisica, matematica, chimica, biologie, ecc. dedicano due o tre mesi all’anno agli esami universitari nei grandi centri. in ondate successive, migliaia di studenti da esaminare travolgono gli sparuti drappelli degli insegnanti, interrompono per settimane ogni possibile attività di studio e di ricerca.
I mezzi, com’è noto, sono poi assolutamente insufficienti. Nei laboratori e negli Istituti il ricercatore deve fare tutto da sé, con mezzi di fortuna: deve essere elettricista e meccanico, calcolatore e uomo di fatica.
“Dove andremo a finire?” è la domanda angosciosa, assillante, sempre più angosciosa, sempre più assillante che ogni giorno si ripete chi si dedica alla ricerca scientifica. La scienza italiana va alla deriva: se non si provvede subito, l’Italia decadrà rapidamente fino diventare una nazione di secondo o di terzo piano dal punto di vista scientifico. Non è ancora così, perché tenacemente, direi eroicamente, gruppi di scienziati di valore tengono duro, procedono; ma, lasciati ancora così e senza aiuto, non potranno resistere a lungo. seguiranno la via di Fermi e di Rosetti, di Occhialini e di Segre e di Pontecorvo e di Rossi, di Wick e di Persico e dei tanti meno famosi e più giovani scienziati italiani che non hanno saputo resistere: andranno in America. Per non intristire nella miseria e nell’isolamento, per non restare alla retroguardia della scienza.
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Postilla
Non è un testo scritto oggi, nella giornata di lotta della scuola, dell'università e della ricerca, ma è la prima parte di un articolo di Lucio Lombardo Radice pubblicato su "Rinascita" del gennaio 1948. Sembra adattarsi all'oggi, ma allora si usciva da una guerra catastrofica e, forse, i "no" del ministro del Tesoro Einaudi avevano qualche giustificazione in più. (S.L.L.)
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