6.11.10

Le chances del Centro.

Le elezioni a primavera, nonostante i previsti e prevedibili giochini tattici e propagandistici (il cerino ed altri ammennicoli) e le inevitabili incertezze, restano molto probabili e Berlusconi, cacciato Fini, disperatamente tenta di agganciare Casini. Se ci riuscisse il veto della Lega all’Udc potrebbe essere smontato. Ma la tattica seguita per agganciare il leader centrista, il bastone e la carota, mi pare che non funzioni. Il piccolo conducator di Arcore, infatti, da una parte lo alletta con i ministeri, dall’altra tenta di strappargli deputati e senatori, contattandone diversi, ad uno ad uno, nel tempo libero dagli incontri galanti. Favorita anche da questioni siciliane l’operazione è riuscita con il gruppetto di Romano, Cuffaro e Mannino, ma nella stessa Trinacria all’esodo dell’antico ministro e del mangiatore di cannoli è corrisposto l’ingresso nell’Udc di tre sindaci dell’agrigentino (tra cui quello del capoluogo) insieme ad altri autorevoli capiclientela già di Forza Italia. Insomma al piccolo Cavaliere non ne va bene una.
Non credo che Casini ceda alle lusinghe, e per diverse ragioni. La prima riguarda la questione vaticana. La Curia ha lucrato tutto il possibile da Berlusconi: denari in abbondanza che si sono aggiunti all’otto per mille attraverso finanziamenti a enti e comunità cattoliche, massicci appalti al “terzo settore” legato al Vaticano, esenzioni fiscali a gogò; ma anche una sorta di diritto di veto in materia di diritti civili (vedi coppie gay e testamento biologico). Oggi la disinvoltura morale e la sfrontatezza di Berlusconi e le intemperanze razziste della Lega, possono fortemente incrinare il prestigio dei preti se restano attaccati a questo tipo di destra e molti di loro, a tutti i livelli, pensano a cambiare cavallo. Casini appare l’uomo adatto. La seconda è che il passaggio elettorale che sembra imminente potrebbe finalmente consentire la rinascita del “centro”. Una coalizione centrista che raccolga, ai fianchi dello strutturato partito di Casini, i trasfughi rutelliani e cattolici del Pd, i futuristi di Fini ed altri dissidenti moderati del Pdl potrebbe essere determinante al Senato e potrebbe usare la propria rendita di posizione per ottenere da una nuova combinazione di governo quel cambiamento della legge elettorale che è condizione necessaria ai suoi disegni egemonici.

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