Il brano è tratto dall’articolo Il tesoretto in “ Scritto e mangiato – L’appetito vien viaggiando”, supplemento de “il manifesto”, redatto in collaborazione con Slow food e diffuso nel giugno del 2007. (S.L.L.)
Passeggiando in via Pignasecca, in cima ai quartieri spagnoli, noto che l’amore napoletano per le frattaglie è ancora vivo. Solo che ora non c’è più la scarsità del ’43. Al contrario, oggi, logicamente, c’è l’abbondanza. La vetrina della Tripperie Fiorenzano propone un rigoglioso assortimento di varie taglie di trippe – callo, centopelle, nido d’ape – zampini di mucca, zampini di maiale, teste di vitello e ‘nnoglia (un tipico salsicciotto di intestini di maiale, sale, pepe e semi di finocchio).
Ancora pochi metri, e spunta una grande pescheria. Davanti al bancone, stracolmo di tutti i tesori immaginabili del mare, vengono in mente i versi della canzone ‘O guarracino:
Pisce palumme e pescatrice,
scuorfene, cernie e alice,
mucchie, ricciòle, musdee e mazzune,
stelle, aluzze e sturiune,
merluzze, ruòngole e murene,
capodoglie, orche e vallene,
capitune aùglie e arenghe,
ciéfere, cuocce, tràccene e tenghe…
Chiaro che non si trovano tutte queste cose oggi: un’orca, per esempio, sarebbe un po’ difficile.
Via Pignasecca sembra un grande mercato. Una lunga sequela di vetrine, bancarelle, botteghe. Un senso di grande abbondanza. La confusione della merce s’intona con quella della via stessa: venditori che urlano, clienti che chiedono i prezzi, motorini che sgusciano a destra e a manca, e non si fermano per nessuno, neanche per la più malconcia delle vecchiette.
Visti nella vetrina di una pasticceria: sfogliatelle, cannoli, strufoli, babà, zeppole, chiacchiere, cornetti, pignolate e sanguinacci.
Visti presso una friggitoria: pizzette, calzoni, panzerotti, crocchette di patate e pescetti e cavolfiori fritti in padella.
Visti su un banco di formaggi: provoloni, scamorze, mozzarelle, bocconcini, trecce, burrate, pecorini, ricotte e manteche.
Poi, una bancarella dopo l’altra, ci sono la frutta e la verdura…
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