8.12.10

"Cronache giubilari". Il Cristo aviatore e la santa in elicottero. (giugno 2000)

Una spettacolare iniziativa ha riguardato il pellegrinaggio giubilare di Santa Rita da Cascia. Salutata dalle fiaccole di Beirut, la santa dei miracoli impossibili è stata trasferita in elicottero da Rocca Porena di Cascia, esposta nella Basilica di Sant'Agostino in Roma, indi trasportata in Vaticano per poi ritornare al suo santuario.
Questa oscena esibizione dovrebbe contribuire alla conversione delle anime, a far nascere o rinascere la fede nell'assurdo, degno di fede proprio perché tale, e la devozione.
Il caso si presta ottimamente ad una riflessione. Il successo mediatico del Giubileo, infatti, non riguarda specificamente l'Umbria o Roma. La grande capacità di comunicazione del papa polacco, le sue iniziative spettacolari, i viaggi, la tensione ecumenica ed interconfessionale che sembra animarlo, lasciano intravedere una complessa strategia egemonica, seppure non priva di contraddizioni.
In una delle più note poesie di Apollinaire, la più ideologica, Zone, del 1912, si può forse reperire un'intuizione profetica, paragonabile ai misteri di Fatima, una chiave di lettura convincente del cattolicesimo di questo passaggio di millennio e del papato wojtiliano. Il poeta dichiarava che "solo la religione è rimasta nuovissima, semplice come i capannoni degli aeroporti", omaggiava il papa di allora ("L'europeo più moderno siete voi Papa Pio X"), parlava di un "Cristo che sale al cielo meglio degli aviatori" e "detiene il primato mondiale d'altitudine".
Aveva ragione? Esiste una simpatia originaria tra i miracoli della scienza e della tecnica e i miracoli che Cristo rinnova nei suoi santi e nelle sue sante? E' consustanziale alla forma cattolica del cristianesimo il senso della comunicazione massificata, che lo ha reso, dopo le prime inevitabili fasi di adattamento, un pesce nell'acqua delle nuove tecniche di manipolazione culturale?
Sono domande e curiosità che, con fiducia, affidiamo ai saggi della materia, ma ci pare non del tutto casuale che papi e vescovi da tempo immemorabile amino definirsi pastori e pensino alla chiesa non come un insieme di individui liberi, ma come gregge di pecore mansuete ed obbedienti, come non ci pare un caso il fatto che l'uomo politico italiano che con le televisioni ha maggiore familiarità si senta un "unto del Signore". Molti altri elementi sembrano dar corpo all'ipotesi di un cattolicesimo intrinsecamente moderno e postmoderno: 1) la mondializzazione economica è un ottima piattaforma per l'ecumenismo; 2) la Chiesa di Roma ha promosso una "civiltà delle immagini" assai prima che si diffondessero il cinema o la televisione; 3) molti miracoli cattolici presentano una singolare affinità con la "virtualità" del digitale. Non era digitale, ad esempio, ma virtuale (e virtuoso) il furioso erotismo, di cui danno prova i mistici e le mistiche della tradizione cattolica da Jacopone a Santa Teresa di Avila nei loro testi. Su questa comunicazione col divino già postmoderna si impiantavano le estasi e le "esvalianze" (esvaliare = uscir da sé) di cui la tradizione dà testimonianza.

In Salvatore Lo Leggio, Cronache giubilari, Giada, 2001 da "micropolis", giugno 2000 

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