Alla provincia di Perugia ritorna il busto restaurato di Vittorio Emanuele II, opera di Passalbuoni. Al di sotto del busto il presidente Marco Vinicio Guasticchi |
Non c’è salvezza. La politica, sempre più spesso, si risolve nell’arte dell’improbabile. È il caso delle celebrazioni per il centocinquantesimo dell’Unità. Per la Provincia di Perugia l’anniversario coincide con la nascita dell’ente. E, così, il presidente Marco Vinicio Guasticchi decide di celebrare quest’ultima ricorrenza piuttosto che la prima. Niente di male. Non sarebbe stato inopportuno aprire una riflessione sul passato e sul futuro dell’ente nel nuovo quadro delle autonomie locali. Si decide, invece, di costruire un evento. Pensa che ti ripensa, si trova negli scantinati un busto di Vittorio Emanuele II realizzato nel 1878 (anno della sua morte) e collocato nel porticato del palazzo del governo, da cui era stato rimosso, quando era stata posta, nella piazza antistante, la statua equestre del re galantuomo. Dell’opera é autore Antonio Passalboni, artista umbertidese, di cui – confessiamo la nostra ignoranza – ignoravamo l’esistenza. Il busto è stato restaurato e ricollocato. Per l’inaugurazione sono stati mobilitati, oltre ad effetti scenico – luminosi, anche la Miss Italia folignate ed Emanuele Filiberto di Savoia. Scatta la polemica. Il capogruppo del Prc contesta la presenza di Miss Italia. Meglio un’operaia della Perugina o una raccoglitrice di tabacco. Ronconi dell’Udc ironizza sull’assenza all’evento d’Emanuele Filiberto. Guasticchi giustifica la presenza di Miss Italia come enfatizzazione “del ruolo delle donne umbre nel Risorgimento” e l’assenza dell’ultimo rampollo dei Savoia con motivi personali. Il neo segretario provinciale del Pd evidenzia come Guasticchi abbia posto “l’istituzione Provincia al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica, anche con eventi di portata culturale, rigore storico ed artistico”. Bocci, grave e pensoso, rileva come si tratti di “una manifestazione di grande rilievo”. La maggioranza rintuzza le polemiche “sterili” e “pretestuose”. Francamente non si sa se ridere o piangere. Un brutto busto di un mediocre scultore che celebra un re altrettanto mediocre di una dinastia responsabile di scelte opinabili o nefaste (valgano per tutte l’appoggio al fascismo e la fuga al Sud dopo l’8 settembre), diviene il clou delle celebrazioni del centocinquantesimo dell’Unità d’Italia. La sua ricollocazione nel porticato della Provincia si trasforma in ”evento”. Non solo, ma suscita anche polemiche, quando l’unica cosa da fare sarebbe stata glissare e tacere. Le celebrazioni dei centocinquant’anni dell’Unità sono solo all’inizio. Il prossimo anno ne vedremo delle belle.
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