Sabato 19 dicembre 1981 “il manifesto”, in un articolo siglato p. v., rivolgeva un sarcastico messaggio di auguri a Leonid Breznev per il suo settantacinquesimo genetliaco e dava notizia dell’imminente cerimonia in cui i capi degli Stati del Patto di Varsavia (proprio con l’unica eccezione degli inquieti polacchi) avrebbero insignito il segretario generale del Pcus delle massime onorificenze dei propri paesi. A corredo dell’articolo (Auguri, compagno primo segretario e maresciallo, tre volte eroe dell’Urss.) venne pubblicato un capitolo di un libro di Hélène Carrère d’Encausse sul potere in Russia, ch’era stato appena tradotto in italiano. Ne riporto qui un ampio stralcio. Cercherò e pubblicherò nei prossimi giorni il messaggio che in quei giorni gli giunse dal suo più fedele compagno d’armi in Italia, Armando Cossutta. (S.L.L.)
Già dal XXIII Congresso del Pcus (1966), Breznev si vede riconosciuto uno status eccezionale. “Dirigerà il Comitato Centrale” – dichiara Katuscev, stella in ascesa del partito, recentemente promosso primo segretario dell’importante regione di Gorki. “Dirigerà il Politburo” – precisa un altro delegato al congresso, e il primo segretario del Kirgistan completa questo quadro salutando in Breznev “il capo politico del partito”.
A partire da questo momento il culto di Breznev andrà allargandosi, come si vede anzitutto negli appellativi. Per il suo 70° compleanno i colleghi salutano in lui le guida (Vozd) del partito, titolo cui avevano avuto diritto in passato solo Lenin e Stalin. Per sottolineare la sua filiazione da Lenin, e probabilmente anche una certa uguaglianza, il suo collega Kirilenko così definisce la comunità politica sovietica: “Il Comitato centrale, Leonid Ilic personalmente e tutti i suoi compagni d’armi (soratniki) del Politburo”. anche qui il parallelo con Lenin è sorprendente. Il posto personale che gli è riconosciuto nel partito, la designazione familiare col nome patronimico omettendo il cognome, il termine compagni d’arme una volta usato per i compagni di Lenin, tutto sembra provenire dai libri agiografici dedicati a Lenin”.
Si potrebbe continuare a lungo nell’enumerare le qualifiche sempre più gloriose che accompagnano ormai l’invocazione del nome di Leonid Breznev.
Oltre le qualifiche, bisogna ricordare onori resigli più frequentemente di quanto non voglia la tradizione sovietica, pur già abbastanza larga in materia. L’Urss è abituata alla celebrazione dei giubilei personali e politici. Ogni dieci anni celebra in pompa magna i compleanni dei suoi dirigenti con la consegna di molte decorazioni (quelle che si vedono nel petto degli interessati nelle grandi cerimonie). Abbondantemente festeggiato e decorato in occasione dei suoi 60 e 70 anni, il che era normale, Breznev è stato di nuovo festeggiato per il suo 72° compleanno, il 19 dicembre 1978, cosa decisamente eccezionale.
Nella cerimonia organizzata quel giorno al Cremlino Breznev ha ricevuto per la settima volta l’Ordine di Lenin e per la terza volta la medaglia d’oro di Eroe dell’Urss. Se a queste medaglie che hanno solennizzato i suoi 70 e 72 anni, si aggiunge la medaglia di Eroe del lavoro socialista, conferitagli nel 1961, e la medaglia d’oro di Karl Marx si nota che non solo (ovviamente) è l’uomo più decorato oggi in Urss, ma il più decorato di tutti i tempi, battendo anche Stalin.
A partire da questo momento il culto di Breznev andrà allargandosi, come si vede anzitutto negli appellativi. Per il suo 70° compleanno i colleghi salutano in lui le guida (Vozd) del partito, titolo cui avevano avuto diritto in passato solo Lenin e Stalin. Per sottolineare la sua filiazione da Lenin, e probabilmente anche una certa uguaglianza, il suo collega Kirilenko così definisce la comunità politica sovietica: “Il Comitato centrale, Leonid Ilic personalmente e tutti i suoi compagni d’armi (soratniki) del Politburo”. anche qui il parallelo con Lenin è sorprendente. Il posto personale che gli è riconosciuto nel partito, la designazione familiare col nome patronimico omettendo il cognome, il termine compagni d’arme una volta usato per i compagni di Lenin, tutto sembra provenire dai libri agiografici dedicati a Lenin”.
Si potrebbe continuare a lungo nell’enumerare le qualifiche sempre più gloriose che accompagnano ormai l’invocazione del nome di Leonid Breznev.
Oltre le qualifiche, bisogna ricordare onori resigli più frequentemente di quanto non voglia la tradizione sovietica, pur già abbastanza larga in materia. L’Urss è abituata alla celebrazione dei giubilei personali e politici. Ogni dieci anni celebra in pompa magna i compleanni dei suoi dirigenti con la consegna di molte decorazioni (quelle che si vedono nel petto degli interessati nelle grandi cerimonie). Abbondantemente festeggiato e decorato in occasione dei suoi 60 e 70 anni, il che era normale, Breznev è stato di nuovo festeggiato per il suo 72° compleanno, il 19 dicembre 1978, cosa decisamente eccezionale.
Nella cerimonia organizzata quel giorno al Cremlino Breznev ha ricevuto per la settima volta l’Ordine di Lenin e per la terza volta la medaglia d’oro di Eroe dell’Urss. Se a queste medaglie che hanno solennizzato i suoi 70 e 72 anni, si aggiunge la medaglia di Eroe del lavoro socialista, conferitagli nel 1961, e la medaglia d’oro di Karl Marx si nota che non solo (ovviamente) è l’uomo più decorato oggi in Urss, ma il più decorato di tutti i tempi, battendo anche Stalin.
Gli scritti di Breznev – memorie e opere politiche – contribuiscono al suo culto. Quest’opera accolta “con immenso interesse dal popolo sovietico e da tutta l’umanità progressista”, “letta, riletta e studiata con passione”, “scuola di vita per ogni nuova generazione sovietica”, ha valso al suo autore il premio Lenin per la letteratura il 22 aprile 1979 (ed è strano, visto che questo premio doveva essere assegnato nell’80). Le tirature sono favolose: la trilogia delle memorie di Breznev ha già avuto 180 edizioni con una tiratura complessiva di 18 milioni di esemplari, e dall’insieme della sua opera sono state stampate 65 milioni di copie.
Infine, nonostante il XX Congresso avesse proibito i monumenti di dirigenti ancora viventi, nel 1973 si sono adottate regole meno rigide, per cui i due volte “eroi dell’Urss” possonno ricevere quest’onore. Il primo a beneficiare di questa eccezione è naturalmente Breznev, il cui busto è stato inaugurato nel maggio 1976 a Dneproderzinsk, sua città natale.
Infine, nonostante il XX Congresso avesse proibito i monumenti di dirigenti ancora viventi, nel 1973 si sono adottate regole meno rigide, per cui i due volte “eroi dell’Urss” possonno ricevere quest’onore. Il primo a beneficiare di questa eccezione è naturalmente Breznev, il cui busto è stato inaugurato nel maggio 1976 a Dneproderzinsk, sua città natale.
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