Anita Silviano, traendolo dal sito in spagnolo Voltaire.net (http://www.voltairenet.org/article168135.html ), ha diffuso su fb, nella sua traduzione, questo articolo di Domenico Losurdo, dei cui ottimi libri su Stalin e sul pacifismo c’è già traccia in questo blog. Credo che sia lettura utile a comprendere i pericoli che ci sovrastano. (S.L.L.)
Nella cerimonia di consegna del premio Nobel per la Pace al dissidente cinese Liu Xiabo, il presidente del Comitato Thoebjoern Jangland, ha pronunciato un discorso con il quale elogia le guerre combattute in nome della democrazia e ha lanciato un implicito invito a rovesciare il governo cinese.
Trasmesso in diretta dalle reti televisive più importanti del mondo, il discorso del presidente del comitato del Nobel rappresenta un vero e proprio manifesto di guerra.
(Vedi http://nobelprize.org/nobel_prizes/peace/laureates/2010/presentation-speech.html ).
(Vedi http://nobelprize.org/nobel_prizes/peace/laureates/2010/presentation-speech.html ).
Il concetto di base è tanto chiaro quanto grossolano e manicheo: le democrazie non si fanno la guerra tra di loro e non lo hanno mai fatto, pertanto affinché la causa della pace trionfi una volta per tutte, occorre esportare la democrazia in tutto il mondo. Chi parla così ignora la storia. Ignora, per esempio,la guerra che si combatté dal 1812 al 1815 tra Gran Bretagna e Stati Uniti,due paesi "democratici" che fanno parte anche della "pragmatica" e "pacifica" stirpe anglo-sassone.
Quella guerra raggiunse un tal grado di violenza che Thomas Jefferson giunse a paragonare il governo di Londra con "Satana" dichiarando inoltre che la Gran Bretagna e l'America stavano combattendo una "guerra eterna" destinata a concludersi solo con lo "sterminio" di una delle parti.
Identificando la causa della pace con quella della democrazia il presidente del Comitato del Nobel ingentilisce la storia del colonialismo, a causa del quale abbiamo visto molti paesi "democratici" promuovere l'espansionismo ricorrendo alla guerra, alle più brutali forme di violenza e alle pratiche di natura genocida.
Ma non si tratta solamente del passato.
Durante tutto il suo discorso, il Presidente del Comitato Nobel ha legittimato a posteriori la prima Guerra del Golfo, la guerra contro la Jugoslavia e la seconda guerra del Golfo, innescate da tutte le grandi "democrazie" nel nome della "democrazia".
Il maggiore ostacolo alla propaganda universale della democrazia è rappresentato oggi, dalla Cina che, pertanto, costituisce allo stesso tempo un fronte di guerra più pericoloso. Combattere con ogni mezzo per un "cambiamento di regime" a Pechino è quindi una nobile impresa al servizio della pace.
Questo è stato il messaggio trasmesso da Oslo a tutto il mondo, proprio nel momento in cui una flotta di guerra americana si " esercitava" a poca distanza dalle coste della Cina.
Un illustre filosofo occidentale e "democratico",John Stuart Mill,difese all'epoca le guerre dell'oppio avviate contro la Cina come contributo alla causa della libertà, compresa la libertà del "compratore" dinanzi a quella del "produttore" o del "venditore".
Questa è la tragica tradizione colonialista che stanno perpetuando i signori della guerra di Oslo.
Il manifesto del presidente del Comitato per il Nobel dovrebbe suonare come un allarme per le orecchie dei veri fautori della pace.
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