4.2.11

L'anima del commercio sociale ("micropolis" gennaio 2011)

Questo mio pezzetto è stato pubblicato su "micropolis" di gennaio 2011, nella rubrica La battaglia delle idee. (S.L.L.)
Vincenzo Paglia
Neoconfessionalismo con discernimento
E’ già accaduto che su “micropolis” si discorresse sul progetto dell’episcopato cattolico intitolato L’Umbria e il bene comune, cui il vescovo Paglia, a capo della Conferenza episcopale umbra, attribuisce grande importanza. Lo facemmo, a inizio 2010, in un’ottica congiunturale, evidenziando distinguo e dissensi interni al mondo cattolico e genuflessioni dei politici, specie del Pd, a proposito del convegno svolto ad Assisi a fine 2009. Ora le relazioni di quel convegno, del vescovo Paglia e dei “quattro professori” (gli economisti Croce e Grasselli, il giurista Clementi e il sociologo Diotallevi), opportunamente rimaneggiate e aggiornate, sono parte di un volume edito da “il Mulino” col titolo Poliarchia e bene comune. Chiesa economia e società per la crescita dell’Umbria, curato da Silvia Angelletti e Giorgio Armillei. Vi sono stati aggiunti lo scritto di un economista di Bankitalia, Piselli, e, in appendice, il contributo che la Ceu diffuse nel 2002 al tempo della riscrittura dello Statuto regionale e la lettera pastorale del Primo maggio 2007 sul lavoro. I contributi sono variamente interessanti e non perfettamente sovrapponibili. Qui soprattutto giova tentare di comprendere il messaggio complessivo.
La tesi di fondo del ragionare delle teste d’uovo che ruotano intorno a Paglia è che da decenni in Umbria vige e domina una “monarchia sociale”, consolidata dall’istituto regionale, che si esprime nella “egemonia per lo meno tendenziale del politico sull’intera società”. Questo assetto condizionerebbe profondamente l’economia, il potere finanziario, la cultura e la stessa Chiesa, ugualmente vittime della pervasività della politica.
Il primato della politica è contestato in nome della “poliarchia”, talora assimilata alla società aperta o alla “democrazia pluralista”, ma che fin nel nome rivela la sua natura corporativa, poiché allude a una pluralità di poteri strutturati, di “corpi” appunto, che nella funzione non sono nettamente distinti come nel classico approccio liberale, ma interagiscono, concorrono e competono. Scrive Clementi: “Soltanto in un confronto aperto, plurale, competitivo – cioè di mercato, di concorrenza, di regole – si può trovare appieno, a mio avviso, quel fine del progresso sociale, così come viene comunemente inteso il c.d. bene comune”. Neanche il cattolicesimo, a quanto pare, riesce a sottrarsi del tutto all’effimero trionfo del liberismo e sembra accettare l’idea che nella società debba poter operare, come nel mercato, una “mano invisibile” che metta le cose a posto.
I curatori Angeletti e Armillei, nell’introduzione, rendono anche loro evidente il bersaglio: “C’è bisogno di un modello policentrico di società che racchiude un’istanza di relativizzazione del potere politico e, in ultima analisi, del potere politico in forma di stato”. La conseguenza è che nessuna istituzione deve proporsi “una sintesi” e che non ci può essere “un unico percorso per quanto astrattamente condiviso”. L’Umbria, concludono, non ha bisogno “di un nuovo regionalismo quanto di un’intensa stagione poliarchica”.
I due dichiarano di volere tutte le istituzioni “ridotte allo stato laicale: da quelle politiche a quelle economiche, da quelle scientifiche a quelle religiose”. Ma la cosa non vale fino in fondo per la Chiesa, che è fatta sì dagli uomini ma è anche portatrice di una verità assoluta e trascendente, che è sì “corpo” ma “corpo mistico”.
E’ quanto, un po’ cripticamente, comunica il vescovo, citando la Lettera a Diogneto (per cui i cristiani “con il loro modo di vivere sono oltre le leggi”): spiega che la Chiesa “pur immergendosi nella storia, non esaurisce il suo servizio nell’orizzonte storico” e che “il bene della Città … è interno al bene che la Chiesa è chiamata a servire”. Insomma, se il commercio sociale, quello che in ultima analisi produce “il bene comune”, ha un anima trascendente ed immortale, questa è la Chiesa. L’orizzonte del libro risulta così quello di un neoconfessionalismo con “discernimento”, per usare una parola cara a Paglia. Da qui l’implicita chiamata a raccolta dei cattolici nella Chiesa da parte del sociologo Diotallevi, ostile ad ogni adattamento e ad ogni atteggiamento rinunciatario.

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