Ravanusa.Prima metà del Novecento |
Ravanusa è un Comune dell’Agrigentino, ad appena cinque chilometri da quello dove sono nato, Campobello di Licata.
Tra i due paesi c’era un’antica rivalità di campanile che a volte ha ostacolato la collaborazione e continua ad impedire la soluzione amministrativa più ragionevole in molte circostanze: un unico Comune consentirebbe di ridurre i costi, di rendere più razionali i servizi e di sancire quello che nei più giovani è un dato di fatto dimostrato da matrimoni “misti”, trasferimenti “da” e “per” numerosissimi, abitudini e frequentazioni quasi identiche per campobellesi e ravanusani.
La “politica” (cioè quelli che campano di politica, o che con la politica “arrotondano”, o aspirano a farlo) è ovviamente contraria: forse perché ci sarebbero meno seggi e meno poltroncine e diminuirebbe il “magna magna” locale, anche se unire le forze potrebbe portare dei vantaggi rispetto ad altri paesi della zona.
La “politica” (cioè quelli che campano di politica, o che con la politica “arrotondano”, o aspirano a farlo) è ovviamente contraria: forse perché ci sarebbero meno seggi e meno poltroncine e diminuirebbe il “magna magna” locale, anche se unire le forze potrebbe portare dei vantaggi rispetto ad altri paesi della zona.
Un freno all’unificazione è costituito da un evento antico di alcuni decenni. Calogero Gueli, già sindaco di Campobello e membro dell’Ars, è oggi il più controverso uomo politico della zona per le alterne vicende giudiziario-amministrative e gli apparentamenti mafiosi. E’ stato, tuttavia, tra i sindaci del comprensorio uno dei più fattivi. Un tempo per popolarità era secondo solo a Salvatore Lauricella “Ciuffodoro”, a lungo sindaco socialista di Ravanusa.
Campobello di Licata. Anni 60 del Novecento |
Tra Lauricella e Gueli nei tardi anni Settanta si fece un patto, ragionevolissimo: una permuta di territorio. Quello di Campobello, infatti, arrivava fin dentro l’abitato del Comune vicino, in una area di “spontanea” espansione urbanistica, in parte autorizzata in parte abusiva. I non pochi abitanti di queste case nuove erano “ravanusani” per famiglia e per collocazione, ma risultavano campobellesi, con il risultato di molte disfunzioni e disservizi. Lo scambio di territorio risolveva molti problemi, ma non teneva conto delle ruggini identitarie: il campanilismo campobellese impiantò una polemica feroce e di grande successo e il Pci di Gueli perse il Comune. Nella memoria dei politicanti locali, di tutte le collocazioni, questa vicenda resta come elemento di dissuasione.
Credo che però, se nella zona intelligenze lungimiranti lanciassero la proposta di un unico più grande comune, capace di tutte le economie di scala e di mettere insieme le (scarse) risorse contro il degrado quotidiano dei due centri e l’abbandono verso altre regioni e città da parte delle nuove generazioni, l’idea avrebbe un successo travolgente. Bisognerebbe trovare un nome che non scontenti nessuno e abbia anche una forza suggestiva. A me non viene in mente, perciò gli darò un nome scherzoso, un nome comune, “ravanello”. Mi immagino già iniziative di gruppi, manifestazioni di sindacati e studenti per “ravanello” e mentre si lotta per avere, come sarebbe utile, un solo Comune, i ragazzi prenderebbero coscienza dei problemi del territorio, guadagnerebbero in civismo e capacità di lottare contro i nemici “interni”, le cosche mafiose e le camarille clientelari di politicanti, spesso in combutta tra loro senza distinzione di Comune o di schieramento politico.
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