16.4.11

Beckett in via Verga (di Giulia Niccolai)

Sul sito di “Nazione indiana”, molto ricco e vario (http://www.nazioneindiana.com/), ho trovato una pagina che così si apre: “All’inaugurazione della mostra di Biagio Cepollaro, a Milano, c’era anche Giulia Niccolai. Erano anni che volevo chiederle l’autorizzazione a pubblicare il piccolo testo che segue. Anni per un piccolo testo così? si chiederà qualcuno. Certo, un piccolo testo da un grandissimo libro. E così ringrazio Giulia e l’editore Archinto di avercela accordata. effeffe”.
Ora che “Nazione indiana” l’ha messa in rete posso postarla anch’io, ringraziando tutti, prima fra tutti la grande Giulia che ce l’ha regalata, fotografa, poetessa, scrittrice impareggiabile. E, ovviamente, citando le fonti:
Giulia Niccolai, Esoterico Biliardo , ed. Archinto pp. 176 € 12,39 Lire 24.000
(S.L.L.) 

Giulia Niccolai nel 1977
Da diversi anni ormai, tutte le volte che esco con i cani per le loro passeggiate quotidiane, porto con me dei vecchi giornali per poter raccattare e poi buttare in un cestino i loro escrementi. Mi sono sentita in dovere di prendere questa decisione a causa delle occhiate di negozianti e portinai che a volte guardavano passare me e i due cani con espressione torva e sospettosa, mentre ora al contrario ci salutano molto cordialmente. L’iniziativa dunque, per quanto sgradevole, ha avuto un certo successo e sono così riuscita a evitare un po’ di quell’attrito che rende la vita quotidiana così simile alla carta vetrata.
Col tempo ho potuto anche accumulare una certa casistica relativa alle reazioni dei passanti. La signora che arriccia il naso e dice: che schifo! Il signore che sentenzia: è così che si deve fare, ecc.
Quella calda e deserta mattina di agosto mi trovavo in via Verga diretta ai giardinetti, quando Lennie al centro del marciapiede comincia ad assumere quella classica e goffa posizione ingobbita dei cani prima di fare i loro bisogni. Da parte mia estraggo un giornale dalla borsa di plastica, lo apro per poterne sfilare due fogli e come sempre mi inchino e raccatto. A operazione conclusa sento un sonorissimo BRAVA! Mi guardo attorno ma non scorgo anima viva, alzo la testa verso le finestre delle case ma anche li, nessuno. Non capendo da dove potesse essere venuta la voce, rimango interdetta col mio cartoccio in mano chiedendomi se non avessi per caso avuto un’allucinazione uditiva. BRAVA! Non più presa alla sprovvista, questa seconda volta ne identifico la provenienza: la voce viene da lì, da quel pertugio rettangolare nel basamento della casa. La voce proviene da una cantina.
Ricapitolando: agosto in città, una strada deserta, un cane fa i suoi bisogni, una donna li raccatta, un uomo da una cantina le dice brava!
Mai come in quel momento ho capito Samuel Beckett.

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