Mio padre negli anni 40 |
Mio padre non era un grande affabulatore e, quando si cimentava nell’arte del narrare, riusciva meglio nell’autobiografia, nel racconto di frammenti della sua vita, soprattutto giovanile. Tuttavia, quando l’occasione lo richiedeva, non sapeva esimersi dal narrare una barzelletta, un aneddoto, per non sfigurare. Aveva un repertorio limitatissimo, due o tre pezzi, che esibiva tutte le volte identici. L’uditorio variava e, probabilmente, c’era sempre qualcuno che non conosceva la storiella; non così noi di famiglia, mia madre, io, i miei fratelli, che la sapevamo a memoria fin nei particolari. La narrazione più ricorrente era un aneddoto teatrale, che raccontava più o meno come segue.
Angelo Musco aveva recitato nella stessa compagnia di Giovanni Grasso, un altro celebre attore catanese, che, specializzato in drammi romantici o veristi, con una rinomata compagnia di giro affollava i teatri siciliani e meridionali. In una delle sue interpretazioni Grasso, a un certo punto, con enfasi apostrofava Musco, inviandolo a portare la sua sfida a un rivale: “Vai! e digli che domani all’alba il sole illuminerà il suo cadavere”. Musco uscì di scena, ma per rientrarvi immediatamente, camminando piano, con i suoi piedi di papera; poi si rivolse a Grasso in dialetto:“Giuvanni! E si chiovi?”. La risata del pubblico (e dello stesso Grasso, che tuttavia licenziò la sua “spalla”) esplose quanto mai fragorosa.
Storia vera? Invenzione? Non saprei dire, di certo un contributo alla leggenda del grande comico.
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