Una grande enciclopedia con tutto quello che volete sapere sulla fotografia: le vicende attraverso le quali si è sviluppata nei vari paesi, lo sviluppo tecnologico, le biografie dei grandi artisti, le correnti e i filoni culturali, sezioni tematiche che intrecciano grandi fenomeni (Olocausto, ma anche colonialismo, guerra, emigrazione, malattia mentale, ecc. ) con le rappresentazioni e i racconti proposti dalle immagini. E' il Dizionario della fotografia di Robin Lenman ora nella versione italiana Einaudi (2 volumi, pp. 1131, euro 200) a cura di Gabriele D'Autilia, che ha integrato l'edizione originale con numerose voci riferite alla nostra storia (Grand Tour, Mezzogiorno, Risorgimento, ecc..). La fotografia, ci ricorda D'Autilia, è tecnica, arte, documento, pratica sociale, oggetto di memoria, strumento di lavoro, veicolo di affetto e di odio; è un mondo in cui lo storico può trovare le immagini che raccontano la contemporaneità, l'artista una rappresentazione della realtà che ne sfida il talento e l'immaginazione, milioni di uomini comuni l'attimo sospeso in cui fissare un ricordo, un sentimento, un evento. Far precipitare questo universo variegato e tumultuoso in un dizionario enciclopedico è un'impresa ardua. Pure il tentativo va apprezzato per avere prodotto comunque un utile strumento di consultazione, con qualche impennata nella capacità di selezionare alcune fotografie che sono vere proprie icone della nostra epoca. Una di queste è la celeberrima Madre migrante di Dorotea Lange. Il Dizionario ce ne racconta l'impatto sull'America del New Deal. Tace però sul modo in cui quell'immagine fu costruita. Il ritratto della famiglia dolente, con le tre figlie strette intorno alla mamma in un desolante quadro di povertà e di tristezza, è - soprattutto oggi che il fantasma della crisi economica scatena le paure del mondo intero -, il simbolo delle condizioni in cui versava l'America dopo il crollo di Wall Street nel 1929. Ebbene quella fotografia scaturisce da un certo numero di sottrazioni: mancano il padre e gli altri 4 figli e la figlia adolescente è assente da 4 delle 5 foto della serie intitolata alla Madre migrante. Per gli scopi che si prefiggeva la Lange - emozionare e commuovere un'opinione pubblica indurita dalla paura e dalla crisi -, una famiglia di nove membri rappresentava un «eccesso» poco edificante; inoltre, l'assenza del padre poteva far pensare che tutto il peso della famiglia fosse scaricato sulla madre. L'eliminazione della figlia adolescente rende poi chiara l'intenzione della Lange di emozionare senza indignare, di sollecitare l'opinione pubblica ma rassicurandola: laddove i bambini piccoli negli Anni Trenta erano simbolo di una innocenza smarrita, gli adolescenti rinviavano agli assillanti problemi della delinquenza giovanile e della trasgressione sessuale ed era meglio, perciò, rimuoverli.
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