4.5.11

Il tramonto del mito Zapatero. I socialisti spagnoli verso la sconfitta.

A quanto si legge nei giornali e nelle rete il panorama politico per i socialisti spagnoli è allarmante in tutte le Comunità che andranno al voto il prossimo 22 di maggio. Nelle prossime elezioni municipali e autonomistiche i sondaggi li danno in perdita in tutto il paese. Né sembra essere bastato a invertire la tendenza l’annuncio di Zapatero che non si ripresenterà per un terzo mandato nelle prossime elezioni generali del 2012.
Pare che la sempre maggiore sfiducia degli spagnoli nei confronti del ceto politico (considerato nei sondaggi la terza maggiore disgrazia degli spagnoli subito dopo la disoccupazione e la crisi economica), che a livello nazionale punisce sia il governo che la principale opposizione di destra (Zapatero e Rajoy risultano appaiati nella crisi di consenso), a livello regionale e municipale colpisca soprattutto il partito socialista (Psoe), mentre il partito popolare (PP) nelle intenzioni di voto conserva un vantaggio sui socialisti attorno al 10%. Di sicuro non giova al Psoe la drammatica crescita della disoccupazione, con una punta ormai prossima ai 5 milioni di disoccupati.
Nella Comunità Autonoma di Madrid, dove il PP governa da 16 anni, la popolare Esperanza Aguirre sembra in grado di conquistare un quarto mandato consecutivo con una percentuale superiore al 50% dei voti, mentre i socialisti di Tomás Gómez non raggiungerebbero il 30% dei consensi. Anche l'Andalusia - con parte della giunta socialista coinvolta in un brutto scandalo di corruzione - si presenta come una situazione seriamente a rischio per il Psoe. I socialisti catalani, infine, anche per la politica sostanzialmente neoliberista del governo, di tagli alla sanità e ai servizi sociali, rischiano di perdere la città di Barcellona.
Nei Paesi Baschi la questione è differente e si chiama sinistra abertzale, la sinistra che accentua fino ai limiti della separazione la spinta autonomistica. I tribunali hanno finora impedito la partecipazione alla competizione elettorale della formazione della sinistra abertzale denominata Sortu. Ora il bersaglio è ora la coalizione Bildu, le cui liste sono state impugnate dall'Avvocatura dello Stato e dalla Procura Generale su impulso del governo spagnolo, in accordo con il PP, perché ritenute composte con rappresentanti dell'illegale Batasuna. Una prima sentenza contraria all’ammissione delle liste Bildu è già stata pronunciata dal Tribunal Supremo. Ma la cosa ha determinato una fiera opposizione del partito nazionalista basco (Pnv), che non vuole perdere la faccia e minaccia di far venir meno ogni sostegno al governo, a cominciare dalla prossima manovra finanziaria, se verrà confermata l'estromissione di Bildu. Anche i socialisti catalani (PSC) si oppongono alle scelte governative sostenendo che la coalizione Bildu è formata da rappresentanti di partiti di provata fede democratica, come Eusko Alkartasuna. Ora sarà il Tribunal Constitucional (l’equivalente della Corte Costituzionale) a doversi pronunciare sulla legittimità della coalizione a concorrere alle elezioni e dovrà farlo in un paio di giorni, prima che inizi formalmente la campagna elettorale.
Quale che sia la decisione non sembra poter incidere profondamente sull’andamento complessivo delle elezioni di quest’anno e di quelle dell’anno venturo. A fronte della drammatica crisi economica il progressismo modernista di Zapatero non regge e sono pezzi di popolo quelli che pare vogliano affidarsi a una destra che in Spagna sembra riprendere antiche connotazioni autoritarie. Per la sinistra moderata italiana dopo Blair crolla un altro mito. Mito che peraltro i D’Alema e i Veltroni non hanno mai voluto imitare pienamente per la coerenza laicista di Zapatero e dei suoi.

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