31.5.11

India. Nozze combinate on line (di Eva Perasso)

Dall’ultimo “alias” del 28 maggio 2011 un ampio stralcio da un articolo di Eva Perasso (di http://www.effecinque.org/) sulle strane combinazioni tra modernità tecnologica e tradizioni arcaiche in un'India in rapido sviluppo che aggiunge nuove contaddizioni alle antiche.  (S.L.L.)
Foto di Giuseppe Frasca da "Turisti per caso.it"

I cavalli bianchi su cui lo sposo si reca nella dimora della sposa, la musica, le danze e i fuochi artificiali sono solo il coronamento di un lavoro lungo e spossante. Un'attesa e un logorio nuovo, appartiene più ai genitori che agli sposi, e corrisponde a un'e-mail che non arriva, o un importante allegato (la foto del potenziale sposo? La sua ultima busta paga? Il suo albero genealogico?) mancante.
L'amore combinato indiano, ai tempi di internet, è un affare condotto soprattutto dai futuri suoceri e suocere. Che si prodigano a creare account sui siti specializzati, dove descrivere i loro candidati nei minimi particolari, per non rischiare di incorrere in errore: sposare una figlia, anche in versione 2.0, è una delle scommesse da vincere nella vita di genitori. Nessun segreto in punta di lingua, oggi in India si trova marito (o moglie) grazie ai siti di incontri specializzati. Le loro storie, tra riuscite e fallimenti, sono ormai centinaia di migliaia.
Aparna sorride accaldata nella sua kurta che le calza sempre più stretta. È un'estate umida e appiccicosa a Mumbai, e il clima non è ideale per lei che tra tre settimane partorirà il suo secondo figlio. Di un matrimonio – tiene a precisare - “per amore”, una passione che li ha portati da Chennai a Londra e poi a Mumbai. Diversa è stata la sorte della sorella minore Nasika: anch'essa laureata, ha scelto un matrimonio combinato, lui ovviamente è un brahmino come lei. E, racconta Aparna, credo che Nasika sia più realizzata nella coppia di quanto lo sia io. Non hanno mai avuto uno screzio, condividono tutto”.
Sorpresa? Per nulla, lo conferma anche Ramesh di Delhi, ufficiale della Marina della più alta casta indiana, di religione indù, felicemente sposato da qualche anno con un'ingegnere dalle sue stesse caratteristiche: “Perché vi stupite tanto? I matrimoni per passione non sono destinati a durare, partono con una carica altissima per poi sgonfiarsi. Quelli combinati invece crescono piano piano, e le probabilità di riuscita sono più alte. Voi italiani? Confondete l'infatuazione con l'amore. Quest'ultimo, per noi arriva solo dopo le nozze”.
Ashoka invece è un autista di 24 anni con un buon stipendio (circa 200 euro al mese), di religione buddista. Per fine maggio la madre ha organizzato la festa del suo fidanzamento con Anju, stessa religione, impiegata in una società farmaceutica. Si sposeranno a novembre, ma i due non si sono mai visti. Ashoka racconta ai suoi clienti occidentali che gli sta bene così, mentre mostra la foto della ragazza sul suo profilo Facebook, direttamente dal suo smartphone.
Olive, cattolica, 50enne, colf indiana presso famiglie inglesi, è ancora single e così resterà: “Sono troppo vecchia e quando era il momento di sposarsi non possedevo nulla. Cosa avrei portato in dote a mia suocera? Mi avrebbe incolpato tutta la vita di rubarle il cibo. Ho preferito rinunciare”. Non ha una connessione, dentro alla sua casa-stanza senza acqua corrente, ma giura che se avesse potuto, 30 anni fa, si sarebbe iscritta su uno di quei siti oggi tanto popolari. Come hanno fatto di recente Nasika, con l'aiuto di suo padre, e la mamma di Ashoka.
Tra i mille siti di questo genere, Bharat Matrimony è il Taj Mahal degli accoppiamenti combinati di tutta l'India e degli indiani all'estero. Ha sposato in oltre 10 anni di attività più di due milioni di indiani. È uno dei protagonisti – insieme ad altri colossi come Shaadi.com – del matrimonio combinato ai tempi della Rete. D'altronde quale gesto più sociale del mettere su famiglia potrebbe rappresentare il social web? Non c'è nessun alone di mistero o di vergogna, all'occidentale maniera, a usare internet per trovare la persona giusta. Nel Paese in cui il concetto di “partner adatto” porta con sé un elenco di cose che devono collimare, il segreto del successo dei siti combina-nozze come Bharat (che in lingua indi significa “India”) o Shaadi (che significa, invece, “matrimonio”) è quello di aver colto proprio quel bisogno fondamentale, così indiano, di aiutare a semplificare la lunga lista della spesa per lo sposo o la sposa perfetta. Non deve essere stato semplice per il fondatore di Bharat Matrimony, Murugavel Janakiraman (ovviamente sposato, con nozze combinate sul suo stesso sito, cui la moglie era stata iscritta dal padre) mettere a punto la tecnologia per combinare tutti i requisiti essenziali all'unione perfetta. Bisogna infatti tenere conto della religione, dell'etnia, della comunità, della suddivisione in caste, e sotto alle caste delle linee di discendenza (i cosiddetti gotra), e poi ancora delle provenienze geografiche, della lingua parlata, del livello di ricchezza e di cultura, per finire con il segno zodiacale (potete immaginare cosa significhi per un indiano avere Marte a sfavore? Addirittura alcune nozze naufragano solo per questo particolare), l'alimentazione (vegetariani o non, l'intransigenza in cucina è alquanto comune) e le misure fisiche, ma la lista è ancor più lunga nel compilare un profilo.
Non è dunque una cosa da poco: in India nei matrimoni combinati sgarrare può costare molto. Nei casi più difficili, come quelli di donne che hanno sposato uomini di religioni diverse (una musulmana e un induista, per esempio) nonostante il divieto dei congiunti, la pena è la morte per l'onta arrecata alla famiglia. In altri casi, il disonore passa dal ripudio da parte dei genitori e della comunità intera, con l'obbligo a nozze consumate lontani e di nascosto.
Bharat Matrimony e gli altri hanno fatto di questa cultura un tesoro. Bharat ha anche creato per ogni religione un differente portale da cui partire. Tra indu di ogni genere, buddisti, cristiani, musulmani, giainisti, parsi, sikh e tutte le sottocategorie, spesso mischiare – anche se solo di virtuale si tratta –  può non far piacere a chi paga (qualche decina di rupie al mese) per il servizio. Un po' come pretendere di affittare una casa da un vegetariano e cucinarvi dentro una bistecca. Impossibile in India. Allora, meglio dare a ognuno la sua speciale porta di ingresso.
Ecco perché ogni religione ha il suo sito, e ogni clan la sua pagina separata. Per una volta, beffando il divario generazionale, a giocare con le pagine web da compilare non sono tanto i giovani promessi sposi, ma i loro genitori. I padri e futuri suoceri in ansia per gli anni che passano sulla pelle delle loro bambine – a 30 anni una donna indiana inizia a essere già fuori gara, difficile da sistemare – e passano le notti a rispondere alle e-mail di contatto dei papabili mariti. I profili, la scelta delle foto, la descrizione delle abitudini, arrivano spesso proprio da loro. C'è anche una sezione per ribadire i concetti fondamentali: per esempio, il più ovvio in India, che non si accettano spasimanti di classi inferiori o di religioni diverse. O dagli stipendi sotto un dato livello. O con determinate abitudini, come mangiare carne o fumare. È per questo che poi qualcuno si incontra e non si ritrova: con i gusti dell'altro per esempio, dove la sposina patita di discoteche viene dipinta dal padre che ama romanzare come amante del balletto, e l'importante epiteto “homely” (“donna portata per i lavori casalinghi”) viene rinnegato immediatamente al primo incontro dalla ragazza interrogata.
La quale, a sua volta, con tutta probabilità non sa da dove iniziare a cucinare un riso biryani. Ma è difficile opporsi al destino, in Rete come nella realtà: l'ultima parola nella decisione e nelle presentazioni spetta al suocero, o alla suocera, la figura chiave nella vita della nuova famiglia.

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