14.5.11

Peppino Impastato ... con noi (di Gato Gaetano Alessi)

Tra i “pezzi” che a 33 anni dalla morte, domenica scorsa, ricordavano Peppino Impastato propongo questo, breve e assai ben scritto, di Gaetano Alessi, un compagno giornalista che vive e lavora a Bologna. Gato, anche ricorrendo a uno stressante pendolarismo, è tra gli animatori di “Ad Est”, un’esperienza di giornalismo di base, civile e antimafia, fiorita nel suo natìo borgo selvaggio, Raffadali, il paese di Cesare Sessa, di Salvatore Di Benedetto e di Totò Cuffaro, il potente Vasavasa oggi in carcere. Ad una prima lettura non mi era piaciuto il “Comunista” tra virgolette riferito a Peppino. Alessi mi ha assicurato che quel segno grafico non serviva a ridimensionare il comunismo del nostro caro compagno, semmai ad enfatizzarlo. Se le cose stanno così… (S.L.L.)


"Era la notte buia dello stato italiano: quella del 9 maggio '78"...
Recita così la strofa di una canzone che i Modena City Remblers hanno voluto dedicare a Peppino Impastato. I 100 passi, resi celebri da un film, ma che per anni sono stati solo memoria di pochi "pazzi" che hanno fatto tutto per difendere la "storia" di un giovane uomo della provincia palermitana. Nato "mafioso" per tradizione di famiglia e cresciuto "Comunista" per amore della "bellezza" e per spirito ideale.
Peppino fu ucciso da Tano Badalamenti, ma per anni fu un "suicidio di mafia". Quelle storie che pervicacemente alcuni organi dello "Stato" tendono a insabbiare ma che la passione civile, come un rivolo nel fiume della memoria, riescono a salvare e portare verso il mare.
A Peppino è stata fatta giustizia, grazie alla pazienza di pochi amici e all'amore immenso di una madre. Amore che porta a vedere la luce anche nell'oscurità più totale. Lo stesso amore che alcuni giovani, sparsi per la nostra penisola, continuano a provare nei confronti del "bello". Che li porta a ribellarsi a situazioni di palude melmosa che attanagliano le loro vite, che tendono a renderli schiavi prima ancora che uomini. Storie di precariato, di solitudini, d'insicurezze. Sono proprio le storie come quella di Peppino, di Cosimo Cristina, di Pippo Fava a far da stella cometa in una costellazione di piccole sopraffazioni quotidiane. Storie che spingono la sguardo verso il cielo, verso un futuro che "deve" essere migliore.
Peppino Impastato fu fatto saltare in aria, credevano i mafiosi (stolti) di avergli chiuso la bocca. Non è stato così. Noi oggi gli rendiamo omaggio, ma ogni giorno nel nostro piccolo lo facciamo denunciando le angherie del potere, gli intrecci sempre più forti tra mafia e politica( da Cuffaro a Lombardo nulla sembra essere cambiato) e soprattutto allenando una nuova generazione di "resistenti" al culto della bellezza, al libero pensiero, all'indipendenza.
I nostri 100 passi sono lunghi, perché ogni centimetro che calpestiamo è un centimetro di libertà che conquistiamo per tutti.
Un abbraccio Peppino e ovunque tu sia..la terra ti sia leggera...
Ad Est

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