22.5.11

Profilo di Carlo Cafiero (di Franco Schirone)

Sulla “rivista anarchica”  anno 33, n. 290, maggio 2003, Franco Schirone, partendo dalla ripubblicazione per Odradek di uno scritto di Gianni Bosio su Carlo Cafiero, costruisce sulla base della voce Cafiero nel “Grande Dizionario biografico degli Italiani” e di alcune biografie (Lucarelli,  Schiralli, Masini) un profilo del grande rivoluzionario dell’Ottocento, uno dei padri dell’anarchia, che intrattenne tuttavia intensi rapporti con la corrente marxista del socialismo. Ripropongo qui il testo di Schirone per la mia e altrui consultazione. (S.L.L.)
Carlo Cafiero
Carlo Cafiero nasce a Barletta (Bari) l’1 settembre 1846 da una facoltosa famiglia di possidenti terrieri che commerciano in grani. Segue gli studi prima nel seminario di Molfetta (lo stesso che ha frequentato Emilio Covelli che nel tempo sarà compagno d’idee e di sventura del Cafiero) e una volta terminati decide di non continuare la carriera ecclesiastica; a 18 anni è a Napoli dove frequenta la facoltà laureandosi in giurisprudenza. Alla morte del padre eredita un notevole patrimonio e si trasferisce a Firenze, allora capitale del regno, per intraprendere la carriera diplomatica.
Nel 1870 si reca prima in Francia e poi a Londra dove i contatti culturali e la diretta conoscenza delle condizioni dei lavoratori in una società industriale lo avvicinano alle idee socialiste dell’Internazionale (Associazione Internazionale dei Lavoratori). È nella capitale inglese che entra in contatto con Engels, all’epoca (1871) incaricato di tenere i rapporti dell’Internazionale con l’Italia; sarà lo stesso Engels ad affidare a Cafiero la duplice missione: quella di coordinare in Italia le fila dell’AIT e quella di contrastare, nel movimento operaio italiano, l’influenza di Mazzini e Bakunin.
Carlo Cafiero si trasferisce a Napoli per stabilire i rapporti con la sezione dell’Internazionale e ricollegare gli elementi migliori del gruppo partenopeo (tra questi vi è Carmelo Palladino, studente pugliese trapiantato a Napoli), ma il lavoro organizzativo viene improvvisamente interrotto in agosto allorché l’autorità scioglie la sezione con decreto prefettizio, arrestando Cafiero e i suoi compagni. Nel novembre 1871 partecipa a Roma al XII congresso delle Società Operaie italiane dove guida la piccola minoranza di opposizione alla maggioranza mazziniana portando avanti le tesi dell’Internazionale.

Da Marx e Engels a Bakunin
Collabora al foglio “La Campana” di Napoli e resta sempre in contatto con Engels anche se i rapporti tra la Sezione napoletana e il Consiglio Generale di Londra cominciano a guastarsi. Cafiero infatti si sposta sulle posizioni di Bakunin e del gruppo napoletano e successivamente all’incontro col grande rivoluzionario russo aderisce completamente alle sue teorie: da qui la rottura con Engels, chiarita con una lunga lettera in cui Carlo Cafiero espone, per la prima volta, il suo orientamento anarchico.
Intanto da tempo in Italia si parla di un congresso che raccolga tutte le forze democratiche di estrema sinistra (dai neonati Fasci Operai ai Circoli del Libero Pensiero, ai Razionalisti, agli Internazionalisti), una iniziativa patrocinata da Giuseppe Garibaldi che viene a coordinarsi e coincidere con la riunione di fondazione della Federazione Italiana dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori che si svolge a Rimini nel 1872. Cafiero è il presidente di questa conferenza oltre ad esserne il maggior ispiratore, Andrea Costa ne è il segretario. Tra le risoluzioni che la conferenza adotta la più importante è quella che proclama la rottura con il Consiglio Generale di Londra, controllato da Marx ed Engels. Questi ultimi organizzano all’Aja un congresso in cui viene decisa l’espulsione di Bakunin e Guillaume oltre alla condanna dei dissidenti: Cafiero si reca all’Aja e da quel momento diviene un intransigente fautore della scissione. Torna infatti in Svizzera dove incontra Bakunin e insieme partecipano al congresso internazionale di Saint-Imièr dove viene costituita l’Internazionale Antiautoritaria (settembre 1872).
Con Costa, Fanelli, Malatesta e Nabruzzi fa parte di una organizzazione segreta (l’Alleanza Internazionale) promossa da Bakunin fra pochissime persone in stretti rapporti tra loro, con speciali statuti e compiti cospirativi. Nel 1873 viene ancora arrestato e nello stesso anno in Svizzera compra “La Baronata”, una villa nei pressi di Bellinzona e un po’ fuori mano, allo scopo di raccogliere e dare ospitalità ai rivoluzionari di tutta Europa. Ma lo sperpero di forti somme da parte del russo minano i rapporti tra i due (rapporti che saranno ripresi più avanti) e la vicenda si intreccia anche con la preparazione dei moti rivoluzionari in Italia nel 1874 (Bologna, Toscana, Puglia) che vede Cafiero partecipare con contributi finanziari e impegno in prima persona. Dopo il fallimento dei moti Carlo Cafiero è in Russia dove sposa Olimpia Kutusov per sottrarla alle persecuzioni zariste, fa poi ritorno in Svizzera e, nel 1875 è in Italia da dove collabora col Bollettino della Federazione Giurassiana con corrispondenze sulla situazione sociale.
Dal 1876 l’attività dell’Internazionale riprende forza e vengono svolti alcuni congressi tra cui quello nazionale di Firenze che, in verità, si svolge in modo itinerante e in aperta campagna a causa delle misure repressive delle autorità. Grande è l’apporto del Cafiero che contribuisce ad orientare il movimento verso la cosiddetta “propaganda del fatto”: una serie di azioni dimostrative esemplari, capaci di attirare, indipendentemente dal loro successo, l’attenzione dell’opinione pubblica sul programma dell’Internazionale.

Il Matese
Contribuisce a organizzare e a partecipare al moto insurrezionale del Matese (13) nel 1877 che fallisce e tutto il gruppo di rivoltosi viene arrestato. In carcere a Benevento traduce dal francese e compendia il primo libro del Capitale di Carlo Marx (14). Nel 1878 viene celebrato il processo (15) e Cafiero, difeso dal giovane avvocato Francesco Saverio Merlino, pronuncia una accalorata autodifesa politica in cui illustra il significato dei termini Comunismo e Anarchia, programma degli insorti, intendendo per Comunismo non distribuzione di proprietà da privati a privati ma messa in comune e uso collettivo dei beni e dei capitali nell’ambito di una federazione universale delle associazioni produttrici, e per Anarchia l’opposto di gerarchia, di centralizzazione e di violenza, uno stato verso cui tutta l’umanità s’incammina.
Al processo Cafiero e compagni vengono tutti liberati, in parte per assoluzione, in parte per amnistia. Lascia l’Italia per la Francia dove partecipa a quel movimento poiché in Italia la situazione è difficile dopo l’attentato di G. Passannante, tanto più che è in corso una dura repressione contro l’Internazionale ormai messa fuori legge. Espulso dalla Francia si reca con Malatesta in Svizzera dove è già presente un gruppo di esuli. Scrive il saggio Rivoluzione che rappresenta il suo più organico e importante lavoro teorico ed è stampato su “La Revolution Sociale” (febbraio-luglio 1881), partecipa al congresso della Federazione del Jura dove pronuncia il discorso su Anarchia e Comunismo più volte ristampato. Presiede i lavori del congresso della Federazione socialista dell’Alta Italia (Chiasso, dicembre 1880) sostenendo una linea contraria alla partecipazione alle elezioni sia politiche che amministrative. In Italia intanto si rafforzano le tendenze favorevoli alla partecipazione alle elezioni che trovano il loro punto di riferimento in A. Costa che dal 1879 si è avviato al superamento della tattica insurrezionale: contro A. Costa si leva Cafiero con una veemente lettera pubblicata sul giornale Il Grido del Popolo.
Nel settembre 1881 viene arrestato in Svizzera; rimesso in libertà si trasferisce a Londra, inverno 1881-82, dove si incontra con Malatesta, Ceccarelli e Kropotkin. In questa fase londinese comincia ad accusare disturbi cerebrali e mentali che hanno riflessi sul suo comportamento. Aggredito dalla malattia è preso da mania di persecuzione, vede il telefono (da poco introdotto) come un mezzo per intercettare i suoi colloqui con i compagni (in verità già in America il telefono è stato usato per fini di spionaggio contro i circoli operai).

Adesione alla tattica elettorale
Nella primavera (1882) rientra in Italia e annuncia, fra la sorpresa generale, la sua adesione alla tattica elettorale, assicurando di essere pienamente favorevole all’impegno elettorale, ancor più dei suoi interlocutori (O. Gnocchi Viani e la redazione de “La Plebe”). In aprile viene arrestato per l’ennesima volta a Milano, in carcere si verifica il suo primo tentativo di suicidio (o di salasso?). Prosciolto, viene accompagnato al valico di frontiera di Chiasso ma, per le sue peggiorate condizioni psichiche, vaga alla ricerca di un alloggio negato a causa delle sue condizioni pietose sia nelle vesti che nel portamento. Questa volta tenta il suicidio tagliandosi la gola col vetro dei suoi occhiali: in suo aiuto accorre l’amico Bellerio che lo ricovera nella sua casa, alterna periodi di agitazione e depressione mentre politicamente è quasi inerte. Durante le elezioni politiche del 1882 viene portato come candidato-protesta a Corato, Firenze, Torino e altri collegi ma declina in favore di altri candidati-protesta. Nel 1883 improvvisamente va a Firenze e alloggia a Fiesole: poco dopo esce furtivamente di casa e viene trovato nudo sui monti. È completamente pazzo e viene ricoverato nel manicomio di San Bonifacio. Nel corso della sua lunga degenza si abbandona a una serie di stranezze e vaneggiamenti politico-religiosi, che in parte si riallacciano alla sua visione rivoluzionaria del mondo e in parte alle sue inclinazioni di mistico e di asceta.
Muore a Nocera Inferiore il 17 luglio 1892 all’età di 45 anni. Dopo la sua morte si diffonde nel movimento anarchico e in quello socialista il culto della sua memoria: di lui si interessano scrittori, poeti, pittori ma soprattutto viene ricordato e umilmente venerato negli ambienti popolari, per l’esempio di dedizione materiale e morale che l’uomo ha dato nei dodici anni in cui la sua esistenza si è consumata attraverso le travagliate vicende della Prima Internazionale in Italia.

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