5.7.11

Eckhartsau. L'abdicazione dell'imperatore Carlo (di Caludio Magris)

Eckhartsau
In questo piccolo castello di caccia, fra questi abeti azzurri, è finita la storia degli Absburgo; qui ha abdicato l’ultimo imperatore, Carlo. I triestini lo chiamavano Carlo Piria (ossia imbuto) per il suo amore del vino e l’immagine corrente lo presenta in una luce di bonaria limitatezza, ma non era solo bonario, bensì anche buono e la bontà, nell’esistenza, è una virtù imperiale. Quando si recò al fronte, sull’Isonzo, e vide lo spaventoso e insensato massacro, esclamò che l’avrebbe fatto finire ad ogni costo. Il coraggio di porre fine a una guerra, di vederne l’abissale stupidità, non è certo minore di quello d’intraprenderla, è un coraggio degno di un vero imperatore.
L'imperatore Carlo d'Absburgo con la moglie e i figli Otto e Adelaide
Il castelletto ha un’aria di pacifica dimora familiare, sul tetto c’è un rassicurante nido di cicogne. Quest’amabile e discreta familiarità è una giusta cornice per la fine degli Absburgo, di una dinastia ricca di figure materne e paterne, a cominciare dalla grande Maria Teresa, e il cui ultimo imperatore simbolico, aveva il carisma di un nonno benevolo, saggio e un po’ svanito. Nel parco un grande albero crea, con i suoi rami, una vera sala, più splendida di quelle regali: quest’albero non conosce l’abdicazione. Nella campagna circostante alcuni cartelli indicano la coltivazione di Sieglinde, il nome wagneriano designa una particolare varietà di patate.
Claudio Magris
Postilla
Claudio Magris, triestino, docente, saggista, giornalista, narratore, è tra i maggiori studiosi della cultura mitteleuropea e, in particolare, dell’impero absburgico. Il brano qui “postato” è tratto da un suo libro importante e bello: Danubio (Garzanti, 1986). Si tratta di una sorta di viaggio, reale e sentimentale, lungo il grande fiume, dalle sue sorgenti al mar Nero, che racconta attraverso i luoghi visitati la complessa varietà delle culture che costruiscono una grande civiltà.

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