11.7.11

Le parole di Walter Cremonte. Trionfo ("micropolis" ottobre 2006)

Nel maggio scorso è uscito su “il manifesto” un bellissimo articolo di Alessandro Portelli, che tra le altre cose ha il grande merito, secondo me, di sciogliere ogni nostra ambiguità riguardo alla parola “trionfo”. Portelli ricostruisce la genesi e la storia di una canzone notissima, We Shall Overcome, un inno religioso e poi di lotta passato attraverso scioperi di braccianti, conflitti operai, battaglie antisegregazioniste e infine approdato, nel segno dell’affetto per il grande folk singer Pete Seeger, ad un disco splendido di Bruce Springsteen che ha lo stesso titolo.
Noi avevamo conosciuto questa canzone negli anni giovanili dalla voce vibrante di Joan Baez, erano gli anni del Vietnam e del Black Power; e, non sapendo l’inglese, avevamo accolto la vulgata che traduceva quel verso con “Noi trionferemo un giorno”. L’inglese non lo conoscevamo, anche se ascoltavamo per lo più canzoni americane; a scuola avevamo studiato (si fa per dire) francese, a
quei tempi scegliere l’inglese sembrava quasi sconveniente. E anche il francese: quattro anni in tutto (due alle medie, due al ginnasio), in compenso otto anni di latino e cinque di greco antico. Del francese non rimpiango comunque di aver dovuto studiare a memoria il brano di Pascal che comincia con “L’homme n’est qu’un roseau, le plus faible de la nature...” (a proposito di un giusto
equilibrio con l’idea di trionfo), un brano che ancor oggi mi ripeto ogni tanto mentalmente (in lingua originale). E sempre a scuola dovevamo scontrarci con quei maldestri versi di Manzoni “Bella Immortal! benefica / Fede ai trionfi avvezza!”, con tutti quegli esclamativi che mettevano a dura prova la fede dei semplici, la “semplice” fede di Lucia Mondella. Insomma, trovarsi di colpo a condividere un’idea di trionfo nelle parole di uno spiritual e di un canto di lotta a noi tanto caro non era facile.
Ora però Portelli rimette le cose a posto, mostrando da grandissimo anglista e storico della cultura
popolare americana il senso vero, profondo di quelle parole: noi ce la faremo, supereremo anche questa. Restituendo così al lessico degli oppressi quel che gli è dovuto: la sua bellezza, la sua serietà, che viene direttamente dalla consapevolezza di una sofferenza condivisa e che ci rimanda a due versi di Pietro Ingrao: “Pensammo una torre. / Scavammo nella polvere.” C’è solo un luogo in cui la parola trionfo ci trova ancora concordi, ed è quella certa canzone che amiamo tantissimo (“Bandiera rossa la trionferà”), ma lo sappiamo perché: quella non è proprio una bandiera e non trionferà mai su nessuno. È sempre e solo il “rosso straccio di speranza” di cui ci ha detto Pasolini (esattamente cinquant’anni fa).


Da “micropolis” ottobre 2006.
Su questo blog è possibile rintracciare anche l’articolo di Portelli su We Shall Overcome a cui Walter si riferisce:
http://salvatoreloleggio.blogspot.com/2009/12/genesi-di-una-canzone.html . 

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