4.8.11

Eichmann nel convento (di Claudio Magris)

1961, Il processo ad Eichmann
Sul Bogenberg si svolge ogni anno, a Pentecoste, una processione; da Holzkirchen a Bogen, per settantacinque chilometri, i contadini, a piedi, portano, passandosele di spalla in spalla, due candele alte 13 metri. I pellegrini attraversano il bosco bavarese., che poco più lontano trapassa nella Selva Boema – la foresta di Stifter, quiete secolare, generazioni vissute e passate come le stagioni, antica pietà religiosa. Quando abbattevano un albero, i boscaioli bavaresi si toglievano un tempo il berretto e pregavano Dio di concedergli l’estremo riposo. C’è una religiosità del legno, il suo fiorire e il suo invecchiare fanno sentire un albero come un fratello. Nessuna creatura vivente può restare esclusa dalla redenzione o venire cancellata dall’eternità; come i personaggi di Singer, dovremmo recitare il Kaddisch, la preghiera funebre, per la farfalla che muore e la foglia che cade.
I boschi bavaresi avevano i loro profeti, i Waldpropheten, come il “Muhlihiasl” che lavorava presso il convento di Windberg, intorno al 1800, e prediceva apocalissi e rinascite di un mondo nuovo. Nel 1934, invece, nel convento si rifugiò per una settimana Adolf Eichmann, in una specie di ritiro spirituale. Nell’album degli ospiti, riferisce Trost, c’è ancora, di suo pugno, il ringraziamento per il soggiorno e l’ospitatlità, l’espressione di un’intensa esperienza e di un commosso legame. “Treue um Treue”, fedeltà per fedeltà, scrive Eichmann nel libro del convento il 7 maggio 1934. Il tecnocrate del massacro ama la meditazione, il raccoglimento interiore, la pace dei boschi, forse anche la preghiera.

Da Danubio, Garzanti 1986.

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