19.8.11

Gesù Cristo in croce e un pene rosso vivo (di Alessio Fratticcioli)

Alessio Fratticcioli è un giovane giornalista appassionato del Sud Est asiatico, ove sovente risiede. Di quando in quando collabora anche con “micropolis on line”. Qualche giorno fa ha pubblicato su “Asiablog” un articolo su un fatto di cronaca, accaduto nelle Filippine, cattolicissime e occidentalizzate. Il suo racconto, breve e sugoso quanto deve essere, mette in luce come in tempo di crisi si accentuino in tutte le religioni le tendenze integralistiche e come la libertà di espressione artistica sia in pericolo anche in aree del mondo in cui non si pensava che lo fosse. Anche la foto è tratta da “Asiablog”: presumo che sia opera dello stesso Alessio.(S.L.L.)
Topocristo - C’e’ una grande croce con un pene eretto, mobile, rosso vivo. Sulla stessa parete, accanto al crocifisso, ci sono diversi poster della Madonna e di Gesù Cristo, tutti travestiti o mescolati con immagini di Topolino, di Obama, della Statua della Libertà, di cantanti, modelle, famosi giocatori di calcio o di basket, rosari e profilattici. C’e’ anche una statuetta di Gesù, ha le orecchie di Topolino fatte con una bottiglia di Coca-Cola e un punto rosso sul naso, come una sorta di clown. Vicino si vede un poster che raffigura un altro Gesù Cristo, biondo come da tradizione occidentale, con appiccicato davanti un portacenere di legno a forma di pene; e dal pene pendola un rosario. Il tutto si chiama Politeismo ed è un’opera d’arte dell’artista filippino Midea Cruz. Intende rappresentare il suo paese. E’ stata esposta nel maggiore centro culturale di Manila, la capitale delle Filippine.

L’arte deve… Ma nelle Filippine, l’unica nazione a maggioranza Cristiana di tutto il continente asiatico (insieme al minuscolo Timor Est), l’opera non poteva non toccare dei nervi scoperti. E difatti l’opera di Cruz ha provocato immediatamente mille polemiche. Le critiche sono giunte persino dal presidente Benigno Aquino e dalla deputata Imelda Marcos, moglie dell’ex dittatore Ferdinand Marcos, conosciuta per il suo lussuosissimo stile di vita. “L’arte deve essere bella”, ha detto la Marcos, evidentemente non conoscendo il detto che la bellezza è negli occhi di chi guarda, e dunque è soggettiva.

Abuso di libertà - I cattolici conservatori sono andati su tutte le furie. Notoriamente privi di tolleranza, alcuni hanno addirittura attaccato l’opera d’arte, vandalizzandola e, pare, riuscendo anche a rimuovere e trafugare il pene e i profilattici. I cattolici hanno anche minacciato di morte il Sig. Cruz, mentre su internet l’artista e’ stato ricoperto di insulti, dall’”indemoniato” al “gay” al “Diavolo in persona”. Su Facebook un gruppo di cattolici ha creato un gruppo per chi odia Mideo Cruz. I cattolici non hanno lesinato nemmeno gli insulti più volgari, dal “vaffanculo” al “vai a morire ammazzato” al “vai a scopare tua madre”. Feroci critiche a Cruz e alla mostra si sono levate anche dagli ambiti ufficiali della Chiesa cattolica delle Filippine. L’arcivescovo di Manila, Gaudencio Rosales, ha detto che Cruz e i suoi sostenitori hanno abusato della Libertà di Espressione.

Sfidare le credenze – Inizialmente, la presidente del centro culturale Emily Abrera ha cercato di difendere Cruz, affermando che “sfidare le credenze dominanti” può essere considerato un dovere di ogni artista: “Mettere in discussione, cercare risposte, guardare dietro la superficie e cercare di scovare i nostri valori reali è parte della nostra cultura”.

Miopia religiosa – Anche Karen Ocampo-Flores, direttrice della sezioni arti visive del centro culturale, ha affermato di avere il dovere di coltivare l’espressione artistica: “Questa è isteria moralista, miopia religiosa. Tu puoi avere le tue opinioni religiose, e queste vanno rispettate. Ma devi anche essere capace di tollerare e capire gli altri punti di vista”

Arte e bigottismo - Persino una parte della Chiesa si è espressa in maniera prudente. Il vescovo Deogracias Iniguez, capo della diocesi di Manila, ha pregato i cattolici di non essere troppo superficiali e di evitare di lanciare anatemi senza possedere sufficienti informazioni. Detto questo, ha anche detto che un artista dovrebbe prendere in considerazione il suo pubblico: “Alcune opere d’arte potrebbero non essere in armonia con la mentalità e la cultura di un certo gruppo di persone, o di una certa religione. Gli artisti dovrebbero stare attenti anche a questo”.

Fascismo religioso – Ad ogni modo, alla fine gli organizzatori hanno ceduto a pressioni e minacce e hanno chiuso la mostra,  una mossa ampiamente criticata da artisti locali e internazionali. Bienvenido Lumbera, uno dei maggiori artisti nazionali, ha dichiarato che la Costituzione delle Filippine garantisce la Libertà di Parola e che rispettare la Libertà di Parola equivale a un tentativo “di superare il fascismo religioso”.

Il concetto di libertà - Come se tutto questo non fosse abbastanza, vari gruppi religiosi, vestiti di tuniche bianche, hanno continuato a condannare ciò che per loro è un pezzo d’arte blasfemo, da cancellare dalla faccia della terra, dimenticando che la libertà di espressione è alla base di ogni societa democratica e che è questa stessa libertà che permette loro di praticare la loro religione in pubblico, indipendentemente dal fatto che i loro riti o la loro arte possano piacere o meno ad altre persone. Questo concetto e’ ribadito da tante Costituzioni e legislazioni al mondo, e il Consiglio d’Europa consiglia di tollerare persino la blasfemia. Oltretutto, a parte il concetto di libertà d’espressione, sembra che i cattolici di questo paese del sudest asiatico non abbiamo compreso altri due punti fondamentali.

Creare ed essere creati - Il primo concetto e’ stato spiegato da Cruz stesso: “Questa [opera] intende rappresentare degli oggetti, delle cose che noi adoriamo, mostrare come noi creiamo queste divinità e questi idoli, e come noi a nostra volta siamo creati dai nostri stessi dei e idoli. Il pene? E’ un simbolo del potere”.

Il pene siete voi – I peni presenti nelle opere di Cruz sarebbero dunque solo simboli, e le sue opere d’arte sarebbero solo un riflesso di ciò che questo paese a maggioranza cattolica è diventato, di come la pratica del cristianesimo nelle Filippine è stata ridotta a vuota venerazione di icone religiose, una sorta di politeismo consumista. Nella stessa intervista, Cruz spiega che il crocifisso gigante con un pene che può essere spostato su e giù simboleggia la natura patriarcale della società filippina, dove gli uomini continuano ad essere venerati e le donne discriminate. D’altronde, il pene è da sempre un simbolo di vita, forza, potere, si vedano i lingam e gli obelischi sparsi in giro per il mondo (anche a piazza San Pietro).

Un paese catto-consumista – Dunque il lavoro di Cruz intende riflettere sul suo paese, su cosa sono diventate le Filippine del ventunesimo secolo, sulle contraddizione tra il retaggio del colonialismo spagnolo e l’aggressività del neo-colonialismo statunitense, sulle auto-contraddizioni e sulle ambiguità di questa società che si torce tra un passato maschilista e cattolico e un presente consumista e occidentalizzato, tra eccessi e carenze, tra sperpero ed emarginazione, tra eccessiva ricchezza e povertà nera, tra riti e sesso, tra cattedrali e prostituzione.

Il concetto del perdono – Il terzo punto che i cattolici filippini non hanno afferrato è addirittura la base stessa della loro religione: il perdono. Secondo i Quattro Vangeli accettati dal Vaticano un falegname di nome Gesù, messo in croce tra violenze e insulti, ha non solo accettato di essere torturato e ucciso ma ha anche perdonato i suoi aguzzini e assassini. Un immenso atto di amore. E un uomo che perdona persino i suoi carnefici è capace senza ombra di dubbio di perdonare chi lo raffigura con un pene rosso o gli dona qualche profilattico.

Cruz - Cruz, 37 anni, ora teme per la sua vita. Forse prima ancora di cercare di comprendere le evidentemente difficili idee della tolleranza e della libertà, o gli azzardati simbolismi dell’arte contemporanea, questi cattolici dovrebbero cercare di afferrare le basi della loro stessa filosofia: amore e perdono.

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