1.8.11

La poesia del lunedì. Vladimir Majakovskij (1893-1930)

Ordine del giorno n.1 all'Esercito delle Arti (1919)
Le brigate dei vecchi filano
i soliti gomitoli.
Compagni!
Alle barricate!
Alle barricate dei cuori e delle anime.
Colui soltanto è comunista
che i ponti dietro a sé ha bruciati.
Non più camminare, futuristi:
un balzo nel futuro!
E’ poco fabbricare una locomotiva –
un giro di ruote, e fugge via.
Se di canti non rimbomba la stazione
a che scopo la corrente alternata?
Ammucchiate suoni su suoni
e avanti,
cantando e fischiando.
Vi sono ancora lettere buone,
le ultime dell’alfabeto russo,
lo ier,
lo scia,
lo sc-cia.
E’ poco fabbricare coi forni
o orlare un paio di calzoni.
Tutti i Sovdep non muoveranno una schiera
se la banda non intona la marcia.
Trascinate nella via i piani a coda,
bombardate con tamburi dalla finestra.
Tamburi
o piani a coda spalancati
non importa: occorre
strepito e frastuono.
Basta col travagliarsi nelle officine
sudicia la faccia di fuliggine,
e per riposo
applaudire al lusso altrui
con occhi obliqui.
Basta con le verità da mezzo soldo:
raschiate il passato dal cuore!
Le vie sono i nostri pennelli.
La piazze le nostre tavolozze.
Dal Libro del Tempo
che ha mille pagine
i giorni della rivoluzione
non sono ancora cantati.
Nelle vie futuristi,
tamburini e poeti!

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