7.8.11

Liz: la bellezza come handicap. "I miei migliori colleghi furono cani e cavalli".

Cresciuta in California, a scuola di danza classica fin dall'età di tre anni, nella scuderia della Mgm dalle elementari, fu la perfetta bambina amante degli animali per pellicole familiari e strappacuore, da Torna a casa, Lassie! a Gran Premio: «Tra i miei colleghi migliori ho avuto cani e cavalli», sancì spiritosamente. A diciott'anni le assegnarono il ruolo della figlia di Spencer Tracy nel Padre della sposa e fu forse per entrare meglio nella parte che, contemporaneamente, disse di sì al principe degli alberghi Conrad Hilton. Il matrimonio durò tre settimane, ma il lancio del film fu impareggiabile. Vita privata e carriera cominciarono, da allora, a intrecciarsi in maniera diabolica. Quando le diedero il primo Oscar, nel 1961, per Venere in visone, mezza Hollywood disse per esempio che si trattava solo di un risarcimento per i suoi guai di salute (commento della rivale Shirley MacLaine: «Ho perso contro una tracheotomia»). Al secondo, per Chi ha paura di Virginia Woolf?, insinuarono invece che era tanto brava, in coppia con Burton, perché non faceva altro che riprodurre le litigate della vita vera. Da Improvvisamente l'estate scorsa alla Gatta sul tetto che scotta, Liz ha sempre faticato a dimostrare quanto valesse come attrice, perché di mezzo ci si mettevano sempre la scollatura alabastrina, il profilo perfetto, gli occhi di quel colore.

Da L'ultima diva di Egle Santolini, "La Stampa", 23 marzo 2011

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