Dai “Vuoti di memoria”, la rubrica di citazioni che sul “manifesto” ottimamente cura Alberto Piccinini, per salvarci dall’amnesia e dalle crisi d’identità, ho ripreso questi due brani, assai lontani nel tempo l'uno dall'altro, del colonnello Gheddafi, l'uno e l'altro trascelti nel mese di agosto scorso. Le logiche che il capo libico segue mi appaiono molto lontane da quelle dominanti in Occidente, ma non mi sembra affatto il matto che raccontano. (S.L.L.)
Reagan (Intervento alla Tv libica – 1985)
Tripoli, 17 apr - Il colonnello Muammar Gheddafi ha parlato iersera alla televisione libica. Dopo un saluto alle popolazioni arabe, Gheddafi ha chiesto alla nazione araba di interrompere le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti. Egli ha plaudito alla posizione dei paesi arabi che hanno manifestato contro l'aggressione. Ed ha detto che ciò da corpo, fattivamente, all'unità araba. Gheddafi ha poi detto: «Allah è il più grande. Più grande dell'America, più grande del patto Nato. La grandezza, qui, è di un piccolo stato che fronteggia da solo le flotte americane e nordatlantiche. Noi in Libia - ha sottolineato - non abbiamo ordinato di uccidere nessuno, e non siamo responsabili delle operazioni avvenute in Europa od altrove». «Noi in Libia lavoriamo per unificare la nazione araba e per liberare l'intera Palestina e non siamo nè degli assassini nè terroristi come asserisce Reagan». Egli ha aggiunto: «E' Reagan l'infanticida. E' lui che ha mandato i suoi aerei per distruggere le nostre case, le nostre scuole, le nostre fattorie ed ammazzare i nostri bambini e le nostre donne. Noi non lasceremo il nostro lavoro per realizzare l'unità della nazione araba e non ci spaventeranno le incursioni degli aerei di Reagan, che delira per folle violenza». Il colonnello Gheddafi ha poi elogiato la posizione della Francia che ha rifiutato l'uso del proprio spazio aereo agli aerei americani che hanno attaccato il popolo arabo libico. (Ansa-Jana, 17 aprile 1986)
“il manifesto” 27 agosto 2011
Auguriamo (Intervento all’Università La Sapienza di Roma, 2009)
Supponiamo che facciano una legge sul trattamento da riservare agli immigrati: tutto il popolo italiano studierà la legge seduto su delle sedie. Questi sono i congressi del popolo. E ogni congresso esprimerà la propria opinione sulla legge che sta esaminando. Poi tutti i delegati di questi congressi giungeranno a Roma, ci saranno 2.000 persone e ognuno porterà l'opinione del suo congresso espressa durante la discussione. Poi vengono formulate queste opinioni insieme per farne uscire un'unica legge dove vengono osservate e tenute in considerazione le opinioni di tutto il popolo. (...) L'alternanza del potere vuol dire che c'è della gente che si prende e si trasmette il potere tra di loro. Se ci fosse democrazia non ci sarebbe un'alternanza di potere. La democrazia significa il popolo che detiene il potere. Come fa a consegnarlo a uno? Il popolo reale ha il potere. È per la democrazia popolare diretta. Come potrebbe eleggere delle persone perché lo governassero? Qualsiasi popolo che sia giunto al potere come lo è il popolo libico non lo cederà assolutamente. Il popolo libico è ormai arrivato alla fine del cammino, ossia l'esercizio della democrazia popolare diretta. Auguriamo che la raggiungano anche il popolo italiano e gli altri popoli del mondo. (Muhammar Gheddafi, discorso all'Università La Sapienza, Roma, 12 giugno 2009)
“il manifesto” 25 agosto 2011
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